Nella denuncia dei genitori accusano la medica che non ha voluto fare il trattamento sanitario obbligatorio e i due agenti della centrale operativa che si sono rifiutati di intervenire dopo la chiamata dicendo di "non farla tragica"
L’omicidio di Alice Scagni, la donna di 35 anni uccisa dal fratello Alberto di 42 anni il primo maggio sotto casa a Genova, fu preceduto da una serie di presunte omissioni da parte di alcuni poliziotti e una medica ora indagati per omissione di atti d’ufficio e omessa denuncia. Per la Procura sarebbero stati sottovalutati segnali di pericolo che, per i genitori dei due, erano evidenti e segnalati da tempo. I tre indagati erano stati sentiti come persone informate dei fatti e ora la sostituto procuratore Paola Crispo con l’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati chiuderanno a breve le indagini.
“È un primo passo verso l’accertamento della verità. Auspico – ha detto l’avvocato Fabio Anselmo, il legale che assiste i genitori di Alice e Alberto – che venga iscritta la denuncia che abbiamo fatto per omicidio in conseguenza di altro reato e, cioè, di quelle omissioni”. In particolare, nella loro denuncia i genitori avevano accusato la dottoressa che il 28 aprile, alla loro richiesta di ricoverare Alberto, aveva risposto che prima di disporre un accertamento sanitario obbligatorio voleva parlarne con il suo primario. E poi, avevano raccontato dei pugni e del tentato incendio della porta di casa della nonna, il 30 aprile, e delle telefonate ai genitori per chiedere soldi. “Lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Se non trovo i soldi sul conto tra 5 minuti, lo sai dove c… sono?”, l’audio dell’ultima minaccia di Alberto ai genitori lo stesso primo maggio. I due genitori avevano chiamato la centrale operativa, ma era stato risposto che se la minaccia non era immediata non potevano mandare volanti ed erano stati invitati a fare denuncia il giorno dopo, con l’invito a “non farla tragica”.
“La verità che si fa strada – ha detto Antonella Zarri, la madre di Alice e Alberto – e di cui noi siamo certi è che ci sono stati rubati due figli. Ho il cuore che è una pietra pesante. Per noi avere tre indagati equivale a un avanzamento verso la verità ma questo ci provoca ancora più dolore perché ci conferma che la tragedia poteva essere evitata”. Sulle capacità mentali di Scagni è in corso l’incidente probatorio. Secondo Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, Alberto è semi infermo ma capace di stare in giudizio. Per il consulente della famiglia è totalmente incapace mentre per quello della procura è pienamente capace. La perizia verrà discussa a dicembre. “Alberto Scagni – ha scritto il perito che già si era occupato di Annamaria Franzoni – è portatore fin dalla prima età adulta di un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze psicoattive (alcol e cannabis)”.