È iniziato oggi, di fronte al giudice monocratico di Roma, il processo che vede imputato Roberto Saviano per diffamazione nei confronti di Giorgia Meloni. Lo scrittore, intervenendo in una puntata di Piazzapulita su La7 nel dicembre del 2020, aveva definito “bastarda” la leader di Fratelli d’Italia (e quello della Lega Matteo Salvini): “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong: “taxi del mare”, “crociere”… viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza”, aveva detto. Affermazioni che gli erano costate una querela da parte dell’attuale premier. Lo scorso settembre il pubblico ministero aveva emesso decreto di citazione diretta a giudizio (l’udienza preliminare non è prevista per i reati puniti con una pena massima sotto i quattro anni).
L’udienza è durata pochi minuti e il processo è stato aggiornato al 12 dicembre. Parlando ai cronisti, Saviano ha annunciato che Matteo Salvini (che non aveva sporto querela per diffamazione) “ha presentato istanza per essere parte civile: lo avrò contro sia in questo processo, sia in quello che ci sara l’anno prossimo per la frase “ministro della malavita“. In aula si è detto che non dovevo fare il comizio, ma io voglio solo difendermi. Credo di avere il record di giornalista, personalità, individuo più processato da questo governo“, ha detto. Fuori dall’aula si sono presentati, in segno di solidarietà allo scrittore, l’attrice Kasia Smutniak, gli scrittori Sandro Veronesi, Michela Murgia, Nicola Lagioia e il direttore de La Stampa Massimo Giannini.
Smentita, inoltre, l’ipotesi del ritiro della querela da parte di Meloni. A margine dell’udienza l’avvocato di Meloni Luca Libra, aveva fatto balenare questa ipotesi. Raggiunto al telefono dal Fatto.it, in serata ha smentito così ogni ipotesi di ripensamento sulle accuse: “Nessun ritiro di querela. Sono state parole mal interpretate. Solo il Presidente può decidere in merito ma la remissione non è stato oggetto di valutazione”. L’avvocato ha spiegato che effettivamente ha risposto alla domanda con un “valuteremo”, aggiungendo però che è stata una risposta sbagliata e mal interpretata, dovuta anche alla calca e alla pressione dei giornalisti.