Un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche se risposte, commenti e contenuti dei colloqui che il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha tenuto alla Cop 27 di Sharm el-Sheikh danno un quadro abbastanza chiaro della posizione italiana su tanti temi, anche rispetto a quelle che sono le politiche internazionali. In poche parole: alla Conferenza delle Parti sul clima Pichetto Fratin conferma l’apertura al nucleare e all’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, parla sì di rinnovabili, ma anche di rigassificatori. Sul fronte negoziati, chiara anche la posizione su uno dei pilastri delle discussioni in corso: quel meccanismo a fondo perduto ‘loss&demage’ per i Paesi vulnerabili che il gruppo noto come G77+Cina vorrebbe definire già alla Cop27 (senza neppure aspettare il 2024, come stabilito a Glasgow), ma che i governi dei Paesi ricchi puntano a sostituire con il meno ‘pretenzioso’ sistema assicurativo dello Scudo Globale, lanciato dal G7 a guida tedesca e appoggiato dagli Stati Uniti. E dall’Italia, conferma Pichetto Fratin.
Il ministro Pichetto Fratin: “L’Italia propende per uno strumento più ridotto” – Per ora, come spiegato dal think tank Ecco, sulla bozza in circolazione, ci sono solo varie opzioni e ipotesi, ma nulla di concreto sugli obiettivi da raggiungere entro la fine del vertice. Ci sarebbe da definire quali siano gli eventi estremi in seguito ai quali finanziare i Paesi, per poi “trovare un metodo per quantificare i danni e le perdite e decidere per quanto tempo si dovranno versare i fondi”. Il problema è che i Paesi ricchi vogliono restringere il campo, temendo esborsi eccessivi. Per Pichetto Fratin determinare un fondo unico di intervento per le perdite e i danni del riscaldamento globale nei paesi più poveri “in questo momento è molto difficile”. L’Italia propende per uno strumento più ridotto come il ‘Global Shield’ perché, ha spiegato il ministro in un’intervista a SkyTg24 “nel solo Pakistan i danni recenti sono stati valutati in oltre 30 miliardi” di dollari e i paesi del mondo faticano anche a “stanziare 100 miliardi per il fondo clima tutti insieme”. “Noi non abbiamo una posizione a priori”, ma “la propensione è verso il fondo assicurativo” ha detto il ministro, ricordando che l’Italia “ha investito sulla cooperazione internazionale oltre 600 milioni all’anno negli anni scorsi (che, però, non sono sufficienti secondo le stime di Ecco) e ha presentato alla Cop27 il piano clima che stanzia ben 840 milioni all’anno per i prossimi cinque anni, 4 miliardi e 200 milioni”. Ad ogni modo “la posizione dovrà essere trovata su qualche meccanismo di mediazione” ha chiosato il ministro.
Roma punta al 55%, ma l’Ue va oltre – Ma alla Cop27, nel giorno dedicato all’energia, il ministro italiano ha parlato anche delle prospettive italiane con le diverse fonti. Riguardo alle rinnovabili, per esempio, ha dichiarato che sbloccare le autorizzazioni per le nuove fonti rinnovabili è uno dei suoi “principali obiettivi”. Nel consiglio dei ministri di pochi giorni fa, ha spiegato, è stato previsto un ampliamento della commissione che esamina le istanze di Via (Valutazione di impatto ambientale), passata da 40 a 70 membri. “È un raddoppio – ha detto – perché l’obiettivo è raggiungere i 70 gigawatt, che sono il target finale in sei anni” invece che in dieci. Quanto serve a rispettare l’obiettivo europeo di tagliare le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. In realtà, il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans all’apertura della fase negoziale della Cop 27 si è detto “lieto di annunciare che l’Ue è pronta ad aggiornare il nostro contributo”. Un taglio del 57% invece che del 55%. “Se si modificano strada facendo i parametri – ha commentato il ministro – andrà valutata la capacità di ogni singolo Paese di raggiungere gli obiettivi”.
La dichiarazione di intenti sulle rinnovabili – Ma se occorre raggiungere i 70 gigawatt nel giro di sei anni, Pichetto Fratin sa bene, e lo ha ricordato, che negli ultimi dieci anni in tutto il Paese non ne è stato installato neppure uno all’anno. Di fatto, nel Climate Change Performance Index, stilato da tre istituti di ricerca internazionali, con la collaborazione in Italia di Legambiente, il nostro paese è solo al 29° posto per contrasto alla crisi climatica, anche a causa del rallentamento nelle rinnovabili. “Nel 2022 arriveremo a 3 gigawatt” ha detto. E, rispetto ai ritardi sul fronte del testo di legge sulle comunità rinnovabili, il ministro ha annunciato che “è pronto”. “A valle del coordinamento con Arera, e al mio rientro dalla Cop27 – ha spiegato – avrò modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento e acquisire in modo trasparente le proposte. Avvierò al contempo un dialogo costruttivo con gli altri soggetti istituzionali – ha aggiunto – in particolare con il ministro Fitto e le Regioni, per assicurare la migliore attuazione delle misure incentivanti anche a valere su Pnrr”.
Su rigassificatori e nucleare – Le rinnovabili sono state argomento di conversazione anche nel corso dell’incontro che Pichetto Fratin ha avuto con il segretario Kerry. Ma non sono state l’unico tema affrontato. “Abbiamo accennato al gas, ai rigassificatori, alla necessità di implementare in modo forte le energie rinnovabili. Il fatto che si sia parlato di rigassificatori, significa che può esserci disponibilità degli Stati Uniti a dare le “forniture necessarie”. Ma la Cop è stata anche occasione per ribadire l’apertura al nucleare: “Sono favorevole a quello di quarta generazione” ha ribadito in più occasioni alla Cop, ma “la valutazione sul nucleare va oltre l’Italia, ritengo vada fatta a livello di Unione europea”, perché “si tratta comunque di energie per il futuro”. E ha aggiunto: “Se con il fotovoltaico, l’eolico e il geotermico riuscissimo a raggiungere il 100%” del fabbisogno energetico nazionale – ha detto – dare la garanzia di mantenere il nostro sistema produttivo e accendere sempre la luce nelle nostre case, io sarei l’uomo più felice del mondo”.