Una squadra dilettante di calcio lombarda presto professionista e con il proprio nome al Nasdaq. Sembra fantascientifico, ma sarà quello che succederà già a dicembre e nei prossimi mesi: il Brera calcio, squadra nata nel 2000 e nota come “la terza squadra di Milano” ha deciso di aprirsi al mondo, partendo da uno degli indici borsistici più famosi. “È un passaggio che insieme agli investitori americani abbiamo trovato giusto fare per finanziare il nostro progetto: per questo abbiamo creato la Brera Holdings, la società che quoteremo a New York”, dichiara a ilfattoquotidiano.it Alessandro Aleotti, fondatore del club e parte attiva anche di questa nuova esperienza. Tra coloro che hanno deciso di investire nel progetto c’è anche Chris Gardner, la cui storia è stata raccontata nel film La ricerca della felicità, diretto da Gabriele Muccino che ha visto Will Smith nel ruolo di protagonista. “Gardner è stato davvero carino, è venuto a conoscerci al Brera Village, ha voluto conoscere la nostra storia, le nostre strutture e anche i progetti che abbiamo portato avanti in questi anni. E adesso abbiamo davanti a noi la sfida forse più affascinante”, sostiene Aleotti.

Un modello in scala del City Football Group – Una rete che parte da Milano e arriva ai Paesi dell’Europa dell’Est, al Mozambico e addirittura all’Argentina. Il progetto del Brera, che punta nel giro di un paio di anni ad avere una decina di club sparsi nel mondo, è affascinante. “Da febbraio inizieremo in Macedonia del Nord, dove abbiamo stretto un sodalizio con l’ex attaccante di Lazio, Genoa e Inter Goran Pandev e la sua squadra, l’Akademija Pandev, che milita nella serie A macedone: assumerà la denominazione di Brera Macedonia, con i nostri colori, il nostro nome e i nostri princìpi”, dichiara Aleotti. Una rete molto simile a quella di Mansour, che ha visto il rebranding di alcuni club sotto il loro controllo mentre altri sono rimasti con la vecchia denominazione, come ad esempio il Palermo. “Ovviamente il nostro è un progetto in piccolo, non vogliamo toccare club storici e non vogliamo assolutamente essere come la Red Bull, troppo violenta nei suoi cambiamenti”, evidenzia Aleotti. Dopo sarà la volta di altri Paesi europei, come Montenegro e Gibilterra, prima di partire alla volta dell’Africa e dell’America Latina, aree che rappresentano storici serbatoi di talenti calcistici. “In Argentina siamo ancora un po’ indietro a livello di interlocuzione, mentre nei paesi africani, come Gambia e Mozambico, siamo messi meglio”, rimarca Aleotti. L’idea degli investitori è proprio questa: creare una rete internazionale di Brera, militanti nelle prime divisioni dei loro rispettivi Paesi, che potessero puntare a diventare delle belle realtà, magari con vista sulle competizioni internazionali. “Visto che raggiungere il professionismo in Italia è molto difficile e molto costoso, abbiamo pensato ad un altro modo di arrivare in alto, puntando a quei Paesi dove non costa molto mantenere dei club in prima divisione. In questo senso arrivare a disputare le coppe sarebbe importante: avremmo una vetrina per il nostro nome e allo stesso tempo dei ricavi che rendano sostenibile il progetto”, rimarca Aleotti.

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La sede a Milano e il Brera Calcio – La sede operativa resterà ovviamente a Milano, da dove partiranno gli istruttori italiani in giro per il mondo e da dove viene anche parte del gruppo dirigente composto, oltre che da Aleotti, anche dall’imprenditore Adrio De Carolis, proprietario di Swg, e Sergio Scalpelli, ad di Brera Holdings ed ex direttore relazioni esterne di Fastweb. Ma da dove è nata l’idea di imbastire un simile progetto? “L’idea è nata dopo il premio che il Brera ha ottenuto negli Stati Uniti, il Social Impact Award, un riconoscimento che dà la Internet Marketing Association, un ente americano guidato dalla nipote di Franklin Delano Roosevelt. Abbiamo raccontato la nostra storia e siamo piaciuti, così come a un banchiere americano, una vecchia conoscenza che ho rivisto dopo trent’anni e al quale è piaciuto il Brera”. Questi incontri hanno agevolato l’idea di un upgrade del progetto che fosse originale e non tradisse i princìpi del club. “Quando gli investitori mi hanno chiesto cosa avrei fatto se avessi ricevuto un finanziamento, ho detto loro che avrei voluto portare il Brera nel professionismo ma fuori dall’Italia, cercando vie e luoghi non convenzionali dove costruire un modello di calcio professionale che faccia percepire la nostra identità. Un progetto largo, che tocchi in ogni club anche il settore giovanile, gli e-sports, il calcio femminile e non trascuri l’impatto sociale. Sarà un modo per far conoscere il Brera, anche perché dall’anno prossimo non giocheremo più a Milano”, dichiara Aleotti. Davvero non sarà più a Milano? “No, la società resterà, così come il Fenix Trophy, che ci ha permesso lo scorso anno di affrontare team come lo United of Manchester e che quest’anno ci vedrà di scena in posti suggestivi come Belgrado e la Danimarca. Tuttavia, è probabile che troveremo una via sociale diversa per mostrare il Brera Milano, potremmo mescolarla a qualche progetto particolare, come quando andammo a giocare in carcere”.

La quotazione – Il primo passo di questo lungo viaggio che porterà il Brera calcio lungo le strade inesplorate del pallone sarà però nella centralissima Times Square a New York, dove ha la sua sede il Nasdaq, indice borsistico solitamente riservato alle start up. “Il nostro primo passo sarà avviare una IPO (Offerta pubblica iniziale), presentando la Brera Holdings agli investitori e convincendoli ad investire. La documentazione con la Sec, la Consob americana, è praticamente pronta. Questa scelta mostra anche la volontà di creare un progetto trasparente, chiaro e soprattutto sostenibile. Uno dei nostri obiettivi è creare valore, creare una progettualità innovativa, ma poi c’è anche altro. Io ho un sogno”. Quale? “Tutti i Paesi hanno diritto all’accesso alle Coppe europee, dalla Champions sino alla Conference League. Quest’anno l’Akademija Pandev ha disputato un turno preliminare di Conference League prima di essere eliminato (dai polacchi del Lechia Gdansk, ndr). Ecco, sarebbe bello un giorno provare ad andare avanti in una delle competizioni Uefa e magari, perché no, affrontare una delle due squadre di Milano. Inter o Milan contro il Brera: quella sarebbe davvero la chiusura di un cerchio”.

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