A poche ore dallo scoppio della bomba nella via dello shopping di Istanbul le autorità turche hanno arrestato Ahlam Albashir, una donna di nazionalità siriana che avrebbe rivelato di essere stata addestrata dal Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e dalle milizie curdo-arabe della Siria (Ypg), Paese quest’ultimo da cui sarebbe arrivato l’ordine di colpire. Sia il Pkk sia le Ypg si sono detti estranei alla vicenda, affermando di non essere in alcun modo coinvolti in quanto accaduto a Istanbul e condannando a loro volta l’attacco. Al momento le indagini sono ancora in corso e mancano le prove a sostegno delle affermazioni delle autorità turche – sempre propense a mettere al primo posto nella lista degli indiziati le formazioni curde – ma intanto è facile immaginare quali conseguenze questo attacco avrà sia a livello interno che internazionale.
L’esplosione in via Istiklal arriva poco dopo l’avvio di una trattativa tra Erdogan e il partito filo-curdo Hdp per l’approvazione di un emendamento della Costituzione pensato per tutelare definitivamente il diritto delle donne a indossare il velo e per proteggere i valori tradizionali della famiglia. Una trattativa che ha ricevuto l’appoggio per niente scontato del leader del partito nazionalista Mhp, Devlet Bahceli, noto per la sua strenua opposizione contro la formazione curda. Questo primo avvicinamento all’Hdp avrebbe potuto aprire la strada per un più ampio dialogo sulle prossime elezioni, in occasione delle quali il partito filo-curdo dovrebbe giocare un ruolo decisivo. L’Hdp, secondo i sondaggi, potrebbe ottenere il 10% delle preferenze, per cui il presidente ha tutto l’interesse nel negoziare con i curdi per ottenere dei vantaggi sul piano elettorale, a discapito della coalizione creata da sei diversi partiti di opposizione proprio per mettere fine al suo governo. Dopo l’attentato, però, è altamente improbabile che le trattive continuino ed è anzi facile aspettarsi nuove misure contro l’Hdp, già a rischio chiusura con l’accusa di legami con il Pkk, considerato dalla Turchia un’organizzazione terroristica. Il rischio però è anche che si moltiplichino gli attacchi contro le sedi del partito e contro i suoi rappresentati, come già successo in passato.
Ma a pagare le conseguenze dell’attacco sarà anche la generalità della popolazione civile, i cui diritti sono stati costantemente limitati nel corso degli ultimi anni da una serie di leggi che hanno ridotto gli spazi di espressione del dissenso nei confronti del governo, anche online. Inoltre, il fatto che la donna accusata di aver fatto esplodere l’ordigno sia di nazionalità siriana complica ulteriormente il quadro. L’odio nei confronti dei rifugiati è costantemente aumentato negli ultimi anni e diversi partiti stanno cavalcando questo sentimento xenofobo per guadagnare voti nelle prossime elezioni. Lo stesso Erdogan di recente aveva annunciato il rimpatrio di almeno un milione di rifugiati nella Siria del nord per alleggerire il peso che grava sulla Turchia, ma il piano non è stato ancora attuato a causa dell’opposizione della Russia e del presidente siriano, Bashar al Assad. Dopo l’attentato l’odio verso i siriani potrebbe aumentare ulteriormente, con conseguenze negative sul piano sociale, ma è anche probabile che Erdogan usi questo attacco al cuore di Istanbul per fare pressioni su Mosca e per lanciare quella nuova operazione contro la Siria del nord rimasta in sospeso da mesi. Il coinvolgimento, secondo le autorità turche, del Pkk giustificherebbe invece attacchi più intensi contro i miliziani curdi attivi nell’Iraq del nord, contro i quali sarebbero state utilizzate anche delle armi chimiche in uno degli ultimi raid.
Ma l’attacco avrà conseguenze anche fuori dal Medio oriente. Erdogan chiede da mesi a Svezia e Finlandia di assumere un atteggiamento più severo nei confronti dei curdi e di interrompere ogni legame con il Pyd, il partito attivo nella Federazione del Nord della Siria, attraverso l’approvazione di apposite normative sulla sicurezza nazionale. Fino ad ora i due Paesi scandinavi avevano mosso alcuni passi in direzione del presidente turco, ma senza soddisfarne appieno le richieste. Adesso, Erdogan avrà nuovi elementi su cui puntare per ottenere da Stoccolma ed Helsinki ciò che vuole, in cambio della loro adesione alla Nato, con un ritorno anche in termini elettorali.
Intanto però l’esplosione ad Istanbul ha riacceso le tensioni tra Turchia e Usa, dopo che il ministero dell’Interno turco ha respinto il messaggio di cordoglio arrivato da Washington e accusato il governo americano di sostenere i terroristi, ossia le milizie curdo-arabe della Siria del Nord. Ankara chiede da tempo agli Usa di interrompere ogni rapporto con l’Amministrazione autonoma del Rojava e con le Ypg/Ypj, ma ad oggi le rimostranze turche sono rimaste inascoltate. La situazione attuale permetterà ad Erdogan di fare nuove pressioni da una posizione di maggiore forza e sono diversi i dossier su cui potrebbe puntare, oltre all’interruzione delle relazioni con i curdi siriani. Ankara è in attesa dello sblocco alla vendita dei caccia F-16, ma a preoccupare Erdogan sono anche le indagini federali Usa contro la banca statale Halkbank, usata per aggirare le sanzioni contro l’Iran. Quello di Istanbul è un attacco che colpisce il cuore del Paese anatolico, ma a pagarne le conseguenze saranno in tanti, anche al di fuori della Turchia.
Mondo
Perché l’attentato di Istanbul gioca in favore di Erdogan: dallo scontro interno col partito filo-curdo alle pressioni su Svezia e Finlandia
L'attentato di domenica 13 novembre a Istanbul ha sconvolto la Turchia. Tuttavia il Sultano potrebbe trarre vantaggio da quanto accaduto: dalla partita con l'Hdp alla volontà di rimpatriare i siriani fino ai rapporti con Svezia e Finlandia in chiave anti-curda
A poche ore dallo scoppio della bomba nella via dello shopping di Istanbul le autorità turche hanno arrestato Ahlam Albashir, una donna di nazionalità siriana che avrebbe rivelato di essere stata addestrata dal Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e dalle milizie curdo-arabe della Siria (Ypg), Paese quest’ultimo da cui sarebbe arrivato l’ordine di colpire. Sia il Pkk sia le Ypg si sono detti estranei alla vicenda, affermando di non essere in alcun modo coinvolti in quanto accaduto a Istanbul e condannando a loro volta l’attacco. Al momento le indagini sono ancora in corso e mancano le prove a sostegno delle affermazioni delle autorità turche – sempre propense a mettere al primo posto nella lista degli indiziati le formazioni curde – ma intanto è facile immaginare quali conseguenze questo attacco avrà sia a livello interno che internazionale.
L’esplosione in via Istiklal arriva poco dopo l’avvio di una trattativa tra Erdogan e il partito filo-curdo Hdp per l’approvazione di un emendamento della Costituzione pensato per tutelare definitivamente il diritto delle donne a indossare il velo e per proteggere i valori tradizionali della famiglia. Una trattativa che ha ricevuto l’appoggio per niente scontato del leader del partito nazionalista Mhp, Devlet Bahceli, noto per la sua strenua opposizione contro la formazione curda. Questo primo avvicinamento all’Hdp avrebbe potuto aprire la strada per un più ampio dialogo sulle prossime elezioni, in occasione delle quali il partito filo-curdo dovrebbe giocare un ruolo decisivo. L’Hdp, secondo i sondaggi, potrebbe ottenere il 10% delle preferenze, per cui il presidente ha tutto l’interesse nel negoziare con i curdi per ottenere dei vantaggi sul piano elettorale, a discapito della coalizione creata da sei diversi partiti di opposizione proprio per mettere fine al suo governo. Dopo l’attentato, però, è altamente improbabile che le trattive continuino ed è anzi facile aspettarsi nuove misure contro l’Hdp, già a rischio chiusura con l’accusa di legami con il Pkk, considerato dalla Turchia un’organizzazione terroristica. Il rischio però è anche che si moltiplichino gli attacchi contro le sedi del partito e contro i suoi rappresentati, come già successo in passato.
Ma a pagare le conseguenze dell’attacco sarà anche la generalità della popolazione civile, i cui diritti sono stati costantemente limitati nel corso degli ultimi anni da una serie di leggi che hanno ridotto gli spazi di espressione del dissenso nei confronti del governo, anche online. Inoltre, il fatto che la donna accusata di aver fatto esplodere l’ordigno sia di nazionalità siriana complica ulteriormente il quadro. L’odio nei confronti dei rifugiati è costantemente aumentato negli ultimi anni e diversi partiti stanno cavalcando questo sentimento xenofobo per guadagnare voti nelle prossime elezioni. Lo stesso Erdogan di recente aveva annunciato il rimpatrio di almeno un milione di rifugiati nella Siria del nord per alleggerire il peso che grava sulla Turchia, ma il piano non è stato ancora attuato a causa dell’opposizione della Russia e del presidente siriano, Bashar al Assad. Dopo l’attentato l’odio verso i siriani potrebbe aumentare ulteriormente, con conseguenze negative sul piano sociale, ma è anche probabile che Erdogan usi questo attacco al cuore di Istanbul per fare pressioni su Mosca e per lanciare quella nuova operazione contro la Siria del nord rimasta in sospeso da mesi. Il coinvolgimento, secondo le autorità turche, del Pkk giustificherebbe invece attacchi più intensi contro i miliziani curdi attivi nell’Iraq del nord, contro i quali sarebbero state utilizzate anche delle armi chimiche in uno degli ultimi raid.
Ma l’attacco avrà conseguenze anche fuori dal Medio oriente. Erdogan chiede da mesi a Svezia e Finlandia di assumere un atteggiamento più severo nei confronti dei curdi e di interrompere ogni legame con il Pyd, il partito attivo nella Federazione del Nord della Siria, attraverso l’approvazione di apposite normative sulla sicurezza nazionale. Fino ad ora i due Paesi scandinavi avevano mosso alcuni passi in direzione del presidente turco, ma senza soddisfarne appieno le richieste. Adesso, Erdogan avrà nuovi elementi su cui puntare per ottenere da Stoccolma ed Helsinki ciò che vuole, in cambio della loro adesione alla Nato, con un ritorno anche in termini elettorali.
Intanto però l’esplosione ad Istanbul ha riacceso le tensioni tra Turchia e Usa, dopo che il ministero dell’Interno turco ha respinto il messaggio di cordoglio arrivato da Washington e accusato il governo americano di sostenere i terroristi, ossia le milizie curdo-arabe della Siria del Nord. Ankara chiede da tempo agli Usa di interrompere ogni rapporto con l’Amministrazione autonoma del Rojava e con le Ypg/Ypj, ma ad oggi le rimostranze turche sono rimaste inascoltate. La situazione attuale permetterà ad Erdogan di fare nuove pressioni da una posizione di maggiore forza e sono diversi i dossier su cui potrebbe puntare, oltre all’interruzione delle relazioni con i curdi siriani. Ankara è in attesa dello sblocco alla vendita dei caccia F-16, ma a preoccupare Erdogan sono anche le indagini federali Usa contro la banca statale Halkbank, usata per aggirare le sanzioni contro l’Iran. Quello di Istanbul è un attacco che colpisce il cuore del Paese anatolico, ma a pagarne le conseguenze saranno in tanti, anche al di fuori della Turchia.
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(Adnkronos) - La Roma batte la Lazio per 2-0 e si aggiudica il derby del 5 gennaio 2025, valido per la 19esima giornata della Serie A. I giallorossi si impongono con i gol di Pellegrini (10') e Saelemakers (18'). Il successo consente alla formazione allenata da Ranieri di salire a 23 punti, a metà classifica. La Lazio rimane a quota 35 punti, al quarto posto, e perde la chance di guadagnare terreno su Juventus e Fiorentina, appaiate a 32.
Ranieri per il derby sceglie, un po' a sorpresa, Pellegrini dal 1' a supporto di Dybala e Dovbyk. In mezzo al campo Konè e Paredes, e sulle corsie laterali confermati Saelemakers e Angelino. Baroni dall'altra parte opta per Isaksen preferito a Tchaouna a destra per completare la trequarti con Dele-Bashiru e Zaccagni. In avanti Castellanos.
Al 3' Koné si libera al limite dell'area e conclude con un destro a giro ma è bravo Provedel a respingere in angolo. La Lazio prova a reagire e al 5' Tavares serve Isaksen ma la conclusione viene ribattuta due volte e sulla respinta Marusic manda alto sopra la traversa. Al 10' la Roma passa: grande ripartenza dei giallorossi con Dybala che allarga, poi la palla arriva al limite a Pellegrini che con un tiro a giro di gran classe batte Provedel per l'1-0. La Lazio accusa il colpo e la Roma prova ad affondare.
Al 13' iniziativa personale di Hummels che conduce palla per diversi metri prima di concludere verso lo specchio ma la palla viene deviata in angolo. Al 17' la squadra di Baroni prova a reagire con Isaksen ma il rasoterra è troppo lento.
Al 18' la Roma raddoppia: sul rinvio di Svilar arriva la sponda di Dovbyk per Dybala si presenta al limite dell'area e scarica per Saelemakers che conclude di destro, Provedel respinge ma sulla respinta il belga deposita in rete il gol del 2-0. I biancocelesti continuano a fare girare il pallone per trovare lo spazio giusto e al 22' Dele-Bashiru semina il panico sulla trequarti prima di concludere verso la porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 38' ancora Lazio pericolosa con Isaksen che devia il cross di Tavares ma la sua spizzata termina al lato.
Ad inizio ripresa Baroni cambia e inserisce Tchaouna e Dia per Isaksen e Dele-Bashiru. La Lazio spinge e sfiora il gol al 48' con Castellanos su cui è attento Svilar e al 50' con Guendouzi che dalla lunga distanza lascia partire un mancino, deviato, su cui Svilar si invola a manda in angolo. La squadra di Ranieri dopo i primi minuti di difficoltà sfiora il tris al 58' ancora con Pellegrini che tenta la conclusione di mancino ma è bravo Provedel a respingere e bloccare su un successivo rimpallo. La Lazio riprende a spingere e Hummels salva su Zaccagni entrato in area dopo aver saltato Mancini.
Al 60' enorme occasione per i biancocelesti con Tchaouna, ben servito da Dia di testa, davanti a Svilar tocca male e va a colpire la parte alta della traversa. Al 65' ancora Lazio pericolosa, questa volta con Tchaouna che di tacco prova a servire Castellanos ma decisivo Hummels in copertura. Poi Ranieri cambia Pellegrini e Saelemakers inserendo Pisilli ed El Shaarawy.
La pressione della Lazio non accenna ad affievolirsi e al 69' Castellanos conclude da posizione defilata ma è attento Svilar. Ranieri cerca forze fresche e toglie Dybala e Dovbyk per Baldanzi e Shomurodov. Al 76' la Roma si salva ancora sull'ennesimo spunto di Tchaouna che crossa per Zaccagni che è bravo a servire Dia a due passi dalla porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 79' altra perentoria azione di Tavares che entra in area e conclude di sinistro ma il suo tiro termina di pochissimo al lato. Finale concitato e nervoso con rissa finale e Lazio che chiude in dieci uomini per l'espulsione di Castellanos. La Roma vince il derby, la squadra che va tutta sotto la Sud a ricevere l'abbraccio del pubblico giallorosso.
Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Ha sparato con la pistola di servizio (Glock 17 cal. 9) regolarmente detenuta un colpo alla moglie 29enne, romena, per poi spararsi alla tempia. Sono i dettagli emersi dalla ricostruzione dell'omicidio-suicidio avvenuto questa mattina a Gualdo Tadino, nella frazione Gaifana, in una abitazione in via degli Ulivi.
L'uomo, una guardia giurata di 38 anni, è stato trovato senza vita accanto alla vittima. I rilievi ancora in corso, a cura della Sezione rilievi del Nucleo Investigativo di Perugia e Compagnia Carabinieri di Gubbio, confermano la dinamica. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe legato a dissidi coniugali. Sul posto il medico legale e il sostituto procuratore di turno.
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Una pronuncia del Consiglio regionale della Sardegna sulla decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde per presunte irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali non è ipotizzabile nell'immediato. "Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà solo nel momento in cui il provvedimento diventerà 'definitivo'". A indicare la significativa sentenza della Consulta è il professore ordinario di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, Giovanni Guzzetta che, analizzando all'Adnkronos una vicenda ingarbugliata sia sul fronte politico che giudiziario, rileva anche che"il giudizio del Consiglio regionale è sempre sindacabile in sede giurisdizionale".
Pertanto, "immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto, sul piano giudiziario i tempi non saranno brevi: la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare".
Secondo il costituzionalista, "la vicenda è molto complessa perché ha evidentemente implicazioni politiche e giuridiche ma le letture appaiono molto semplificate e assertive". "Sul piano politico - analizza - ci troviamo di fronte ad una ordinanza-ingiunzione che contesta gravi violazioni della disciplina in materia di spese elettorali e relativa rendicontazione. In base alla legislazione vigente applicabile anche alla regione Sardegna, a seguito dell’accertamento di tali violazioni consegue anche la sanzione accessoria della decadenza, in quanto si concretizza una causa di ineleggibilità del consigliere regionale che si riflette sulla carica di presidente della Regione, perché, in base alla disciplina vigente ribadita dalla stessa legislazione sarda, il Presidente non può non essere anche membro del consiglio regionale. Sul piano politico la rilevanza della questione, e quindi le conseguenze in termini di opportunità, sono rimesse alle valutazioni degli interessati e al dibattito politico".
"Sul piano giuridico quello che succede è che il provvedimento, che è immediatamente esecutivo, è comunque un provvedimento amministrativo, sebbene adottato da un organo particolarmente autorevole in quanto istituito presso la Corte d’Appello e presieduto dal Presidente della Corte d’Appello. A tale provvedimento si può fare opposizione davanti al giudice ordinario, cui spetta anche decidere se sospenderne o meno l’esecutività. Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà nel momento in cui il provvedimento diventerà “definitivo” (cioè una volta esauriti i gradi di giudizio di impugnazione dell’ordinanza o qualora tale impugnazione non ci sia, nei termini di 30 giorni dall’adozione del provvedimento). Da questa sentenza della Corte costituzionale sembrerebbe dunque che fino a quel momento il Consiglio non possa pronunciarsi, anche se il provvedimento del Collegio regionale di Garanzia rimanesse esecutivo".
Guzzetta osserva che "in questa prospettiva, immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto bisognerà attendere i vari gradi di giudizio e potrebbero passare mesi. Nel momento in cui il provvedimento, confermato dai giudici, divenisse effettivamente definitivo spetterebbe al Consiglio regionale dichiarare la decadenza. Sui poteri del Consiglio in questa materia c’è molta confusione, perché si tende a pensare in modo analogo a quello che vale per le Camere. Ma c’è una fondamentale differenza. Le Camere sono organi costituzionali e la Costituzione riserva a esse in via esclusiva la valutazione della decadenza. Lo stesso principio non vale per i Consigli regionali, le cui deliberazioni sono impugnabili davanti al giudice ordinario secondo i principi generali che valgono in questa materia, peraltro ribaditi dalla stessa legge statutaria della regione Sardegna 2007 articolo 26 comma 9. Questo vuol dire che i margini di valutazione dei Consiglio regionale sono comunque più ristretti, perché le loro scelte sono sindacabili quanto al rispetto delle norme sulla decadenza".
"Il controllo del Consiglio regionale, dunque, è vincolato dal quadro normativo e non può ritenersi politicamente libero. Il che non vuol dire che il suo voto sia una formalità (possono essere rilevati vizi procedurali ad esempio), ma certo la valutazione non è meramente politica. Né la legge ordinaria potrebbe riconoscere ai consigli regionali quella garanzia di insindacabilità degli atti che è assicurata dalla Costituzione alle Camere - sottolinea il professore di Tor Vergata - Questo peraltro vale per tutti i casi in cui i Consigli regionali accertino cause di decadenza. Le dichiarazioni di decadenza sono impugnabili davanti al giudice ordinario. Al limite possono ipotizzarsi anche dei conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale tra Regione e autorità giudiziaria".
"Sul piano giudiziario, dunque, i tempi non saranno brevi.Sul piano politico, ovviamente, la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare", conclude il costituzionalista. (di Roberta Lanzara)
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Papa Francesco ha ricevuto una targa con riflessioni su Gesù da parte della Guida suprema iraniana, l'Ayatollah Ali Khamenei. Secondo quanto rende noto l'agenzia di stampa Irna, la targa è stata consegnata al Pontefice dall'ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari, ricevuto nei giorni scorsi.
''Se Gesù fosse tra noi oggi - scrive Khamenei - non esiterebbe un attimo a combattere i leader dell'oppressione e dell'arroganza globale. Non tollererebbe la fame e lo sfollamento di miliardi di persone spinte dalle potenze egemoniche verso la guerra, la corruzione e la violenza".
Partendo dal fatto che ''l'importanza di Gesù per i musulmani non è senza dubbio inferiore alla sua importanza e stima agli occhi dei devoti cristiani'', il testo sottolinea che ''questo grande profeta divino ha trascorso tutto il suo tempo tra il popolo in lotta per opporsi all'oppressione, all'aggressione e alla corruzione'' e ''a coloro che usavano la loro ricchezza e il loro potere per schiavizzare le nazioni e trascinarle nell'inferno di questo mondo e dell'aldilà''.
Nelle riflessioni di Khamenei è contenuto un invito: ''Cristiani e musulmani che credono in questo grande profeta devono rivolgersi ai suoi insegnamenti per stabilire un giusto ordine mondiale. Devono promuovere le virtù umane come sono state insegnate da questi maestri dell'umanità''. Quindi, prosegue il testo, ''per essere un seguace di Gesù Cristo bisogna sostenere la verità e rifiutare i poteri che vi si oppongono. Si spera che i cristiani e i musulmani in ogni angolo del mondo manterranno viva questa profonda lezione del profeta Gesù nelle loro vite e azioni'', auspica il leader iraniano.
Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Marito e moglie sono stati trovati morti nell'abitazione nella quale vivevano a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che indagano sull'ipotesi di omicidio-suicidio. Da una prima ricostruzione si tratta di una coppia giovane, i due avevano una trentina di anni. L'uomo, dai primissimi accertamenti, avrebbe ucciso la donna per poi togliersi la vita.
Milano, 5 gen. (Adnkronos) - Sono in corso le indagini dei carabinieri per fare luce sulla morte di un 28enne marocchino trovato morto ieri sera a Cisliano in provincia di Milano. E' stato un passante ieri a chiamare il 112 dopo aver notato un uomo riverso sul ciglio della strada in via Regina Elena, quasi all'incrocio con una strada provinciale. Sul posto sono intervenuti, insieme al 118, i carabinieri di Bareggio e Magenta che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. A quanto si apprende si indaga per omicidio perché, da una prima ispezione del medico legale, è emersa sul cadavere una lesione all'addome inferiore compatibile con un'azione violenta. Tuttavia sarà l'autopsia a fare definitivamente chiarezza.
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Visita lampo di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, dove la premier ha incontrato il presidente eletto degli Usa Donald Trump. Dopo circa 5 ore dal suo arrivo a Palm Beach, la premier è risalita sul volo che la sta riconducendo a Roma.