Due gare di Coppa del Mondo di sci alpino tra Zermatt e Breuil-Cervinia cancellate: la prova evidente di come i cambiamenti climatici stiano impattando sempre più sullo sci e sul territorio alpino. La prima competizione transfrontaliera della storia che avrebbe dovuto essere l’opening stagionale per la velocità maschile e femminile dovrà aspettare ancora un anno per andare in scena. La mancanza di neve e le temperature elevate hanno reso impossibile il regolare svolgimento delle prove, nonostante il lavoro degli organizzatori svizzeri e italiani per adeguare la pista agli standard della federazione internazionale. Un lavoro cominciato nel febbraio 2022, quando la Fis ha comunicato al comitato organizzatore l’intenzione di anticipare l’evento, inizialmente fissato per il 2023, che ha mosso due regioni intere, Canton Vallese e Valle d’Aosta. L’eccezionale estate 2022 accompagnata dall’anomalo autunno non hanno consentito di svolgere la manifestazione a una quota (a 2865 metri è fissato l’arrivo) dove solo lo scorso anno nello stesso periodo la neve abbondava. “Fino al 2021 non avevamo mai riscontrato problemi di innevamento nella zona – spiega Jean-Pierre Guichardaz, assessore ai beni culturali, turismo, sport e commercio della Valle d’Aosta – Due anni fa negli stessi giorni emerse il problema degli assembramenti e la stazione fu chiusa per tutta la stagione. Lo scorso anno la neve era a Valtournenche. Le condizioni del 2022 non si potevano prevedere. Questa competizione aveva la certezza dell’innevamento. Avevamo ipotizzato qualunque variabile, come il maltempo, la nebbia, il vento, ma non ci aspettavamo la mancanza di neve. A nostra memoria non è mai accaduto che ci fossero temperature così elevate per un tempo così prolungato”.
La Regione Autonoma Valle d’Aosta così come il Canton Vallese avevano stanziato 650mila euro ciascuno. “Ognuno ha messo la sua parte per garantire la buona riuscita della manifestazione, anche il comune di Valtournenche è intervenuto con un investimento importante – spiega Guichardaz – A livello regionale abbiamo deciso di creare una legge apposita che stanziasse per il triennio 650mila euro per coprire parzialmente le spese che si aggirano nell’ordine dei 6 milioni di euro“. La cancellazione delle prove ha portato un danno economico non indifferente. “Abbiamo perso i soldi spesi per le strutture necessarie allo svolgimento della gara che nel nostro caso sono mobili: vanno montate e smontate in quanto l’arrivo è in altura e non è collocato come di consueto in un paese. Inoltre, i pasti erano già stati preparati visto che non era possibile cucinare a 2800 metri. L’assicurazione coprirà parte delle spese. Il danno economico, però, è relativo perché nella logica della promozione del territorio l’attenzione verso la nostra gara è stata talmente imponente per cui si è parlato tantissimo dell’evento. Credo che la Valle d’Aosta non sia mai stata così tanto al centro dell’attenzione e questo per noi è positivo”.
Per l’occasione, però, il ghiacciaio ha dovuto essere rimodellato, tra le proteste degli ambientalisti e non solo, in particolare per un video che mostrava le ruspe al lavoro tra i ghiacci diventato virale pochi giorni dopo la strage della Marmolada. “In estate sono stati necessari interventi per modellare il tracciato e allargarlo, oltre che per dissassarlo – si difende Guichardaz – Questi lavori come le infrastrutture sono state pensate come sostenibili, era il nostro obiettivo principale visto che si tratta di una zona delicata sotto il profilo ambientale. Abbia fatto sì che ogni intervento fosse reversibile, per questo motivo le strutture sono mobili, una volta utilizzate sono state smontate. Gli interventi sono stati minimali e di miglioramento. Dal primo giorno in cui è partito il progetto della Coppa del Mondo la prevenzione ambientale è stata immediatamente messa al centro per evitare contestazioni e non dare l’dea che si volesse devastare il ghiacciaio”.
Nonostante tutto, quindi, la Valle d’Aosta è intenzionata a riprovarci nel 2023 visto che la gara ha un contratto di 5 anni e potrebbe diventare un appuntamento fisso nel calendario della Coppa del Mondo: “A mio avviso questo è un avvenimento sportivo superiore a qualunque altro, non ne esistono di altrettanto interessanti nella Coppa del Mondo di sci alpino. L’altezza, la transfrontalierità e il Cervino come sfondo lo rendono unico”. L’assessore Guichardaz non accetta che si parli di figuraccia in riferimento alla doppia cancellazione del 2022: “Abbiamo fatto una bella figura, ci siamo fatti trovare pronti nonostante fossimo al primo anno e non avessimo mai organizzato un evento di questa portata. Avevamo pianificato tutto nei minimi dettagli, ma purtroppo il meteo non è stato dalla nostra parte”.
Il calendario a sua volta non ha aiuto: ormai è evidente come non sia più possibile organizzare gare di sci alpino a ottobre sulle Alpi. Gli esempi in questo senso sono molteplici. Soelden, la storica località austriaca che inaugura la stagione, quest’anno ha dovuto rinunciare al gigante femminile per pioggia sebbene il tracciato parta a 3040 metri per arrivare a 2670. I paralleli in programma a Lech il 12 e 13 novembre sono già stati annullati per via delle temperature troppo elevate che non consentono di preparare la pista. Tutte queste gare non verranno recuperate e la Coppa del Mondo al netto del gigante maschile di Soelden comincerà sabato 19 novembre con lo slalom femminile da Levi, località finlandese situata nel circolo polare artico. La Fis dovrà ripensare il calendario, oppure esplorare località dove finora non si è mai disputata la Coppa del Mondo, come l’Argentina e il Cile, dove a ottobre la neve c’è.
Per quanto concerne le prove di Zermatt/Cervinia, Guichardaz suggerisce: “Il periodo ideale sarebbe la fine della stagione. Il problema è che questa gara fa parte di un calendario extra. La Fis ha a disposizione poche date, le altre sono storicamente occupate. Cervinia si è pensata in quei giorni perché erano le uniche date disponibili e la federazione internazionale ce le ha concesse visto che l’altitudine garantiva sicurezza. Spostarla a dicembre, ad esempio, rischierebbe di far cancellare la gara per via delle temperature proibitive che a quella quota posso raggiungere anche i -30 gradi in inverno”.
L’impatto dei cambiamenti climatici ogni anno è più forte e le regioni alpine come la Valle d’Aosta devono cominciare a pensare a soluzioni alternative allo sci per poter attirare i turisti verso i propri territori, il cui sostentamento è basato in grande parte sul terzo settore. “È in atto un totale stravolgimento dei sistemi turistici a causa del clima, perciò il sistema si deve adeguare – conclude Guichardaz – Noi stiamo lavorando molto sull’outdoor alternativo promuovendo le nostre valli con iniziative musicali e culturali fuori dalla stagione ordinaria. Si deve immaginare un’alternativa allo sci, anche se esso rimane la nostra principale attrazione turistica. A questo proposito stiamo introducendo una figura chiamata ‘accompagnatore di media montagna’ che sostituirà la guida escursionistica tradizionale e si occuperà delle attività culturali e outdoor destagionalizzate. Vogliamo creare 365 giorni di interesse”.