Secondo gli investigatori, il gruppo terroristico di matrice neonazista, suprematista e negazionista era impegnato in una "costante attività di addestramento paramilitare": "Frequentava, all’estero, corsi di combattimento corpo a corpo e con armi da fuoco". Tra i piani dell'associazione c'era l'idea - non ancora messa in pratica - di organizzare un attentato alla caserma dei carabinieri di Marigliano, in provincia di Napoli
Sono accusate di appartenere all’Ordine di Hagal, un’associazione con finalità di terrorismo di matrice neonazista, suprematista e negazionista, le quattro persone arrestate questa mattina, 15 novembre, dalla polizia di Napoli. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i componenti dell’associazione avevano “contatti frequenti” con formazioni ucraine “ultranazionaliste”, tra le quali il Battaglione Azov, Pravi Sector e Centuria. Questi rapporti venivano coltivati “verosimilmente in vista di possibili reclutamenti nelle fila dei citati gruppi combattenti”. In tal senso, uno dei dieci indagati nell’ambito dell’operazione è irreperibile e si trova attualmente in Ucraina, impegnato nella guerra contro la Russia.
Secondo gli investigatori, il gruppo era impegnato in una “costante attività di addestramento paramilitare“. “Frequentava, all’estero, corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e con armi da fuoco, sia corte che lunghe”. Tra i piani dell’Ordine di Hagal c’era l’idea – non ancora messa in pratica – di organizzare un attentato alla caserma dei carabinieri di Marigliano, in provincia di Napoli, comune dove ha sede l’associazione neonazista.
A condurre l’operazione antiterrorismo la Digos, la Direzione centrale della polizia di prevenzione e il Servizio polizia postale e comunicazioni. I quattro per cui è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono residenti nelle provincie di Napoli, Caserta e Avellino. Per una quinta persona, a Roma, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: è gravemente indiziata di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Sono state effettuate 26 perquisizioni personali, domiciliari e informatiche in tutta Italia: sono decine gli indagati.
Nell’ordinanza del gip di Napoli, Federica De Bellis, si legge che per entrare a far parte dell’associazione ci fossero delle regole precise. Da “morire per la causa” fino a “preferire il suicidio alla delazione, al tradimento e alle confessioni di informazioni vitali per il movimento sotto tortura del nemico”. Gli inquirenti hanno trovato a casa di uno dei principali indagati, Gianpiero Testa, un documento dal titolo “I valori fondamentali dell’ordine naturale di Hagal” e il “Questionario per l’ingresso nell’Ordine naturale di Hagal”. Chi voleva entrare nell’organizzazione doveva rispondere a ogni punto proposto, fra cui “Sopportare la tortura da parte del nemico a qualsiasi fine”, “Rinunciare alla possibilità di guadagnare soldi per arricchirsi o anche per una vita serena”, “Affrontare l’eventuale arresto o comunque gravi conseguenze legali senza mai tradire il Movimento”. L’iscrizione prevedeva il pagamento di un’apposita quota: 30 euro versati una tantum su una carta Postepay, prima di avviare un periodo di formazione e poter, poi, iniziare a scalare le gerarchie.
In un file trovato sul computer di Maurizio Ammendola, 43enne residente a Maddaloni, Caserta, ritenuto presidente dell’Ordine, è descritto il complesso rituale iniziatico, chiamato “Patto sacro di Hagal”. Il rito si sarebbe dovuto svolgere a San Felice, borgo medievale abbandonato in provincia di Caserta, nello spiazzo antistante la chiesa sconsacrata. Gli adepti avrebbero dovuto sistemare un lenzuolo con il disegno del “sacro ed energetico simbolo di Hagal” e il “Sacro Sole Nero“, poi il “fondatore” avrebbe dovuto dare lettura di un testo esplicativo chiamato “Sistema iniziatico e rituale”. Tra il 2020 e il 2021 Ammendola e gli altri appartenenti alla formazione hanno aderito alle teorie no vax e hanno sfruttato “l’onda emotiva dei movimenti nati per contrastare le restrizioni anti Covid e la campagna vaccinale”.
I quattro arrestati stamane, 15 novembre, erano già stati perquisiti nel 2021. La procura di Napoli, e il sostituto procuratore Antonello Ardituro, indagarono, allora, sull’associazione sovversiva e neonazista. Le perquisizioni del maggio 2021 furono disposte per neutralizzare alcuni eventi critici, ritenuti possibili dall’analisi di alcune intercettazioni. Da queste emergeva la disponibilità di armi e l’intenzione di programmare azioni violente. Il 19 ottobre 2021 erano state sequestrate munizioni, armi soft air, un lancia-granate, abbigliamento tattico militare e dispositivi informatici. Dall’analisi di questi ultimi è emerso un canale Telegram, denominato ‘Protocollo 4’: qui tenevano i contatti gli iscritti all’Ordine di Hagal, diffondendo e propagandando teorie naziste, negazioniste della Shoah, violente e suprematiste.