La missione Artemis 1 è decollata. Il razzo Sls della prima missione senza equipaggio del programma Artemis, diretto all’orbita lunare, è stato lanciato alle 7,47, ora italiana, dal Kennesy Space Center a Cape Canaveral, in Florida.

Dopo una lunga attesa, dovuta a problemi tecnici, inizia così una missione nella quale anche la tecnologia europea e quella italiana rivestono un ruolo di primo piano.

Al momento le operazioni stanno procedendo come previsto. A circa due minuti dal lancio, avvenuto dalla piattaforma 39B del Kennedy Space Center, in Florida, i razzi a propellente solido (Solid Rocket Boosters), i più grandi di questo tipo mai costruiti, si sono separati, per cadere dopo pochi minuti nell’oceano Atlantico. Quindi il motore principale si è spento e lo stadio principale del razzo Sls (Space Launch System) si è separato, cadendo nell’oceano Pacifico.

Come previsto si sono poi dispiegati i quattro pannelli solari della capsula Orion, costruita dalla Lockheed Martin per la Nasa e il cui modulo di servizio Esm (European Service Module) è stato realizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Con una configurazione a X, i pannelli solari sono pronti per cominciare a caricare l’energia di cui la capsula avrà bisogno per il viaggio fino all’orbita lunare. Sono stati costruiti in Italia, come molta della tecnologia a bordo della capsula Orion, grazie dalla collaborazione fra l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’industria.

Il compito del Modulo di servizio europeo è fornire elettricità, propulsione, controllo termico, aria e acqua al veicolo; i pannelli fotovoltaici e le unità di controllo e distribuzione della potenza sono stati realizzati in Italia da Leonardo, mentre la Thales Alenia Space (joint venture Thales 67% e Leonardo 33%), ha curato la struttura e i sottosistemi critici del modulo, compresa la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. Oltre alla partecipazione al modulo di servizio di Orion, a rappresentare l’Italia nella missione Artemis 1 c’è il piccolo satellite Argomoon, realizzato per l’Asi dall’azienda Argotec di Torino.

La missione ha quindi completato la manovra che le ha permesso di lasciare l’orbita terrestre e di inserirsi nella traiettoria verso la Luna, grazie alla spinta ricevuta dallo stadio superiore del razzo Sls. È il secondo momento cruciale della missione, dopo il lancio. “È un momento importante perché il veicolo si è svincolato dalla Terra e si trova ora nella traiettoria finale che permetterà di arrivare nelle vicinanze della Luna e di fare altre manovre per l’ingresso nell’orbita lunare”, ha detto all’ANSA Bernardo Patti, responsabile dei programmi di Esplorazione dell’Agenzia Spaziale Europea.

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Missione Artemis “trampolino” per Marte, perché è così importante il ritorno sulla Luna

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