L’Eurozona si avvia con buona probabilità verso una recessione tecnica, cioè due trimestri di crescita negativa. A confermarlo è stato il vicepresidente della Bce Luis de Guindos in una nota in cui si sottolinea che i rischi per la stabilità finanziaria nell’area euro “sono aumentati” a causa di choc energetico, alta inflazione e bassa crescita e con condizioni finanziarie che si vanno inasprendo.
La vulnerabilità di famiglie, imprese e governi più indebitati è in aumento e “se le prospettive peggiorano ulteriormente, un aumento della frequenza di default aziendali non può più essere escluso, specie per le imprese energivore”, scrive l’Eurotower nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria, invitando i governi ad “assicurare che gli aiuti ai settori vulnerabili siano mirati, e non interferiscano con la normalizzazione della politica monetaria“. Che nel frattempo continua a suon di aumento dei tassi di interesse. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha commentato evidenziando che la necessità di continuare l’azione restrittiva è “evidente, anche se le ragioni per attuare un approccio meno aggressivo stanno guadagnando terreno. Le prospettive di crescita per l’area si stanno infatti deteriorando, riflettendo la perdita di potere d’acquisto dei redditi. Va quindi trovato il giusto equilibrio tra il rischio che l’inflazione resti elevata troppo a lungo e quello che il peggioramento della situazione economica finisca per ricondurre la crescita dei prezzi nel medio periodo al di sotto dei valori coerenti con l’obiettivo”. Visco ha citato esplicitamente “il rischio che rialzi dei tassi troppo rapidi e pronunciati finiscano per amplificare il rallentamento dell’attività produttiva, portando la dinamica dei prezzi ben al di sotto dell’obiettivo”.
Per la Bce “poiché le imprese e le famiglie trovano sempre più difficile onorare i propri debiti, le banche potrebbero subire maggiori perdite su crediti nel medio termine. Sebbene il settore bancario abbia recentemente assistito a una ripresa della redditività grazie all’aumento dei tassi di interesse, vi sono segnali incipienti di deterioramento della qualità degli attivi, che potrebbero richiedere maggiori accantonamenti. Molti governi hanno fornito sostegno fiscale alle imprese e alle famiglie per attenuare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia. Tuttavia, gli elevati livelli di debito pubblico a seguito della pandemia, insieme a condizioni di finanziamento più rigorose, limitano la portata di misure di espansione fiscale che non comportano rischi per la sostenibilità del debito. Il sostegno dovrebbe pertanto essere temporaneo e mirato alle persone più colpite“.