Sul cambiamento climatico il G20 punta i piedi e, nel Communiqué finale frutto dell’incontro dei capi di Stato e di Governo a Bali, in Indonesia, detta la linea su diversi temi della Cop27, pur lasciando qualche margine di azione ai Paesi dove la transizione è più complessa. Si confermano gli obiettivi fissati al G20 di Roma del 2021 e alla COP26 di Glasgow con la volontà di “aumentare urgentemente le ambizioni in materia di mitigazione e adattamento” ma anche rispetto ai finanziamenti per ‘perdite e danni’ subìti dai Paesi vulnerabili a causa degli eventi estremi scatenati dal cambiamento climatico. Tema su cui alla Cop27 si fatica a trovare un accordo. Resta la possibilità di raggiungere le emissioni nette zero “intorno a metà secolo”, quindi non tutti insieme, ma viene riaffermato l’impegno a rispettare il limite di 1,5°C, facendo esplicito riferimento a questo obiettivo, più ambizioso rispetto a quel “ben al di sotto dei 2°C”, eredità dell’accordo di Parigi, rimasto anche nel testo di Glasgow. Tutti d’accordo nell’ambito del G20, Cina compresa. “I leader G20 danno un chiaro mandato per fare passi avanti alla Cop27 su tutte le questioni, comprese le perdite e i danni, e per accelerare sulle energie pulite”, commenta Luca Bergamaschi, co-fondatore e direttore esecutivo del think tank Ecco.
Mitigazione – “Ribadiamo il nostro impegno per raggiungere le emissione nette zero, a livello globale, entro o intorno alla metà del secolo” si legge nel testo finale del documento di 19 pagine, che riporta il target finale stabilito anche a Glasgow. All’apertura della Cop26, di fatto, Cina e Russia avevano annunciato le emissione nette zero al 2060 e l’India al 2070. Un passaggio cruciale parte dalle valutazioni del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), secondo cui l’impatto del riscaldamento globale sarà molto inferiore se l’aumento della temperatura si manterrà sotto la soglia di 1,5°C, rispetto a quanto potrebbe accadere superando i 2°C. Da qui il target senza ambiguità: “Decidiamo di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. Questo richiederà azioni significative ed efficaci e l’impegno da parte di tutti i paesi – spiegano i leader nel documento – tenendo conto di approcci diversi, attraverso lo sviluppo di chiari percorsi nazionali che allineino l’ambizione a lungo termine con obiettivi a breve e medio termine”.
Vanno rivisti gli impegni nazionali. Anche quelli italiani – Per raggiungere questo target e quello delle emissioni nette zero a metà secolo si invita “rivedere e rafforzare gli obiettivi del 2030 nei nostri Ndc (Nationally Determined Contributions, i contributi determinati a livello nazionale)” per allinearli agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Attualmente tutti i piani climatici portano sulla strada dei 2,4°C entro il 2100. Per l’Italia, nel 2023 sarà centrale la revisione del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) che, nato già vecchio, consente un taglio delle emissioni di appena il 37% rispetto al 1990, contro quello del 55% già previsto nel pacchetto Fit for55 dell’Unione europea e che potrebbe anche arrivare al 57%, come ha confermato nelle ultime ore il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. Sull’energia, i leader G20 riconoscono che la strada è segnata per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, dato che l’insicurezza e volatilità dei combustibili fossili, gas in primis, sta provocando un forte impatto su famiglie e imprese.
La finanza climatica – Un altro tassello è stato messo sulla questione dei finanziamenti ai Paesi vulnerabili ed è un passaggio importante dato che si tratta di uno dei nodi principali che si tenta di sciogliere alla Cop27. I leader dei Paesi del G20 invitano a “fare progressi” in Egitto, sulla soluzione più adatta per le ‘perdite e i danni’, con una formula che lascia intendere la difficoltà di arrivare a una decisione definitiva a Sharm el-Sheikh. Allo stesso tempo, però, non si citano alternative, mentre si chiede alle banche multilaterali di sviluppo di fare un passo avanti, sulla scia dell’iniziative di Bridgetown presentata alla COP27 dalle Barbados e supportata dalla Francia. La revisione indipendente del G20 sulle loro pratiche di prestito dovrà fornire un aggiornamento nella primavera del 2023. “I leader hanno espresso preoccupazione – sottolinea Ecco – per la situazione del debito dei paesi vulnerabili a medio reddito, chiedendo a tutti i creditori di intervenire con piani di ristrutturazione del debito equi e rapidi”. Temi che diventeranno centrali anche per la presidenza italiana del G7, nel 2024.