In Europa il sovranismo di Giorgia Meloni, di Viktor Orban, di Marine Le Pen e altri sembra prendere il sopravvento e impedire qualsiasi accordo sui più importanti problemi attuali. Nessuna soluzione, infatti, si è raggiunta: per la ripartizione dei migranti, per i rimedi sull’aumento delle bollette del gas e dell’energia elettrica, per l’invio di armi in Ucraina, per la revisione del Patto di Stabilità (la cui applicazione comporterebbe un danno enorme per l’economia italiana), per il problema delle emissioni inquinanti divenuto allarmante, per l’aumento della popolazione mondiale a 8 miliardi, come comunicato dal segretario generale dell’Onu António Gutierrez, e per la distruzione degli alberi, dei quali occorrerebbero mille miliardi per colmare i tagli avvenuti dal 1820 in poi, e così via dicendo.

In questo quadro arriva la notizia davvero importante per le sorti del mondo dell’incontro al G20 di Joe Biden e Xi Jinping e tra i responsabili dei servizi segreti russi e americani in riferimento al ritiro delle truppe russe dalla città di Kherson, per la quale passa l’unica via di comunicazione terrestre con la Crimea. Molti hanno tirato un sospiro di sollievo pensando a una probabile trattativa di pace, ma i dati reali impediscono di considerare questo ritiro un fattore realmente positivo. Infatti appare del tutto probabile che si tratti di una manovra tattica, come quella usata dal generale zarista Kutuzov che fece entrare Napoleone nella città di Mosca, completamente abbandonata, costringendolo così a un ritiro verso la Francia reso difficoltosissimo dal freddo.

In altri termini, si può ritenere che il comando militare russo abbia compiuto un’operazione analoga, sia per salvare le truppe dal freddo imminente dell’inverno sia per predisporre una controffensiva con nuovi approvvigionamenti di armi e di uomini. Ciò che si può considerare una notizia positiva è soltanto l’incontro tra Biden e Xi Jinping, avvenuto ai margini del G20 che si sta svolgendo a Bali in Indonesia, nel quale i due Presidenti si sono trovati d’accordo nel vietare alla Russia l’utilizzo di bombe atomiche.

Il futuro, pertanto, appare ancora denso di nubi e tutt’altro che roseo è l’avvenire dell’Europa, del tutto inesistente in questi decisivi incontri internazionali. Poco significativo è stato, purtroppo, l’intervento della nostra presidente del Consiglio Meloni, sempre a Bali, la quale ha confermato a Biden un totale appoggio all’Ucraina, con conseguente invio di armi; ha ribadito che il problema dei migranti riguarda l’intera Europa; si è trovata d’accordo con Recep Tayyip Erdogan per il governo del traffico dei migranti nel Mediterraneo con un’azione concordata tra Italia e Turchia.

Come è noto la situazione italiana resta schiacciata sotto il peso della galoppante inflazione dovuta alle speculazioni delle imprese energetiche, dalla spesa del 2% del Pil per armare l’Ucraina e soprattutto per l’aumento dei tassi d’interesse sul prezzo del denaro decretato dalla presidente della Bce (Banca centrale europea), che certo danneggia il nostro indebitato Paese, il quale non ha assolutamente la necessità di far diminuire la domanda di beni, poiché la sua inflazione certamente non deriva dall’aumento di quest’ultima, ma dall’aumento dei prezzi determinato dalla speculazione economica.

È per questo che insisto, come sempre, nella urgente necessità di riportare nel demanio costituzionale i beni pubblici che sono stati privatizzati e di considerare beni demaniali i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e i beni oggetto di monopolio, come prescrive l’articolo 43 della Costituzione, la cui gestione non può esser messa a gara sul mercato europeo, ma deve essere in mano pubblica e destinata a giovare non agli stranieri, ma alla nostra ricchezza nazionale.

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