Su 15 milioni di euro di appalto per la costruzione della nuova piattaforma logistica all’interno dell’Ortomercato di Milano oltre 1,2 milioni erano stati girati per “servizi di trasporto e di altro genere” a una società riconducibile a un condannato in via definita per ‘ndrangheta. Una manovra che è costata un anno di amministrazione giudiziaria alla Bertini srl, azienda di Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli, che conta più di 150 dipendenti e un fatturato a sette zeri. La decisione è stata presa dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, su richiesta della Dia e dei pm antimafia Silvia Bonardi e Paolo Storari. Per l’ennesima volta, quindi, è stata accertata l’infiltrazione di società in odor di mafia nei maxi-appalti del più grande mercato all’ingrosso italiano, gestito dalla municipalizzata milanese SoGeMi. La società che gestisce l’Ortomercato ha annunciato che “svolgerà ogni opportuna verifica interna sui nominativi oggetto del provvedimento e resta a completa disposizione di tutte le autorità competenti”.

Chi è Pietro Paolo Portolesi – Il volto costato alla Bertini Srl l’affiancamento di due commissari al proprio management, una sorta di “tutoraggio”, è quello di Pietro Paolo Portolesi, calabrese di Locri residente a Mesero, nel Milanese, già condannato in via definitiva per ‘ndrangheta e ritenuto almeno dal 2002 un affiliato alla locale di Volpiano con la dote della “santa”. Il 53enne in passato è stato il factotum del boss del narcotraffico Pasqualino Marando ed era stato arrestato lo scorso giugno con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni e appropriazione indebita. Proprio da quel procedimento, nel quale gli investigatori accertarono anche che alcune ditte a lui riconducibili avevano messo le mani sui lavori del villaggio olimpico dei Giochi Milano-Cortina 2026, nasce la richiesta di commissariare la Bertini.

La Medi Opere di “matrice mafiosa” – La società infatti ha affidato lavori in subappalto all’interno dell’Ortomercato alla Medi Opere Srl, di cui Portolesi è ritenuto “titolare di fatto”. Nel decreto che dispone l’affidamento della gestione della Bertini Srl a due commissari, i giudici spiegano come da diverse intercettazioni risulti a loro avviso evidente il coinvolgimento del “santista” nella gestione della Medi Opere: “Portolesi indica i prezzi da applicare per i lavori di demolizione, trasporto, rimozione e conferimento macerie e per il nolo di un escavatore, e successivamente riferisce ulteriori disposizioni”, si legge nelle carte definendo la società “direttamente riconducibile e controllata” da Portolesi. E quindi la sua “titolarità” è da ritenersi “a matrice decisamente mafiosa”.

Un partner “accettato e agevolato” – La Medi Opere, scrivono i giudici, “si è posta in parte come soggetto in grado di intimidire e condizionare l’attività” della Bertini, ma poi si è trasformato in un partner “accettato e agevolato” dalla stessa società “sul piano della frequenza dei rapporti di natura commerciale esistenti ed accertati”. Negli ultimi due anni, infatti, Bertini ha subappaltato lavori alla Medi Opere per 1.239.000 euro e ha pagato nel solo 2021 fatture per 800mila euro, pari al 22% del volume di affari della ditta ritenuta di Portolesi.

Nella Bertini soggetti “consapevoli” – E il tribunale che “diversi soggetti riconducibili alla Bertini srl – come emerge dalle conversazioni telefoniche – abbiano intrattenuto rapporti diretti” con Portolesi, formalmente “estraneo” alla Medi Opere, con una “evidente consapevolezza in merito alla conoscenza della reale riconducibilità della società legata da plurimi rapporti commerciali a soggetti fisici diversi rispetto a quelli indicati formalmente dalla compagine societaria fornitrice di servizi”. Portolesi partecipava “in prima persona” alle “trattative sui prezzi e sulle modalità di esecuzione dei lavori di demolizione, rimozione e smaltimento” all’interno del maxi-appalto vinto dalla Bertini. Un coinvolgimento che i giudici definiscono una “evidente lacuna nel settore organizzativo interno nell’area del rapporto con i fornitori”. Da qui la scelta di affiancare, per un anno, due commissari ai manager della società.

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