Clamoroso a Venezia: dopo anni di dichiarazioni roboanti, il governatore del Veneto prende finalmente in considerazione le lettere del presidente del Cio, Thomas Bach, invitandolo a riconsiderare il dispendioso e impattante progetto. La sua lettera: "La situazione geopolitica e la crisi in corso hanno comportato l'aumento in alcuni casi esponenziale delle materie prime e che ciò stia significando un cospicuo aumento dei costi anche per la pista da bob"
Il governatore leghista del Veneto scopre adesso che la pista da bob per le Olimpiadi bianche Milano-Cortina del 2026 costerà “indicativamente 80 milioni di euro”, quasi il doppio di quanto previsto. Luca Zaia prende, finalmente, in considerazione le lettere che gli aveva scritto il presidente del Cio, Thomas Bach, (che Il Fatto Quotidiano e ilfattoquotidiano.it avevano divulgato), invitandolo a riconsiderare il dispendioso e impattante progetto di rifare la “Eugenio Monti”. Il presidente della giunta regionale, che aveva annunciato di voler fare di quella struttura “l’impianto simbolo” dei Giochi, adesso ci ripensa. Con una clamorosa piroetta, a dispetto delle dichiarazioni roboanti degli ultimi tre anni, si dice disposto a non fare più la pista e ad accettare che le gare di bob, skeleton e slittino si disputino a Innsbruck.
In modo inaspettato dà quindi ragione alle richieste di molti cittadini cortinesi e di associazioni di ambientalisti. Apparentemente lo fa per ragioni di costi e, quindi, di opportunità in un momento di crisi, ma la vera storia della svolta di Zaia è tutta da scrivere, considerando che per tre anni non ha dato retta a chi gli chiedeva di fermarsi. Quanto hanno influito i ritardi nella realizzazione, oppure gli insoddisfacenti contratti degli sponsor, o il disappunto del Cio? Il governatore ha preso atto che il bob è uno sport per meno di una ventina di atleti in tutta Italia, mentre gli impianti del ghiaccio in Veneto non hanno nemmeno i soldi per tenere aperte le attività di centinaia di hockeisti e pattinatori? Oppure che il costo di manutenzione sarà perennemente in deficit, ben oltre i 400mila euro all’anno preventivati quando l’energia costava quasi niente? O forse il vero ammontare della spesa, in sede di consuntivo, potrebbe sfiorare il tetto dei 100 milioni di euro, come accaduto con Torino 2006 per un impianto chiuso dopo pochi anni?
L’illuminazione sulla via dell’Alemagna, la statale che conduce a Cortina, è contenuta in una lettera che Zaia ha scritto tre settimane fa. L’ha inviata al presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026, Giovanni Malagò, e al nuovo ministro allo Sport Andrea Abodi, che non aveva ancora individuato nel manager Andrea Varnier la figura dell’ad della stessa Fondazione. L’indiscrezione riguardante la lettera (di cui alcuni brani sono pubblicati da “Il Messaggero” e “Il Gazzettino”) ha cominciato a circolare a Cortina il 15 novembre. In serata il sindaco Gianluca Lorenzi ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it: “Non ne sono a conoscenza!”. Anche Luigivalerio Sant’Andrea, commissario straordinario per le opere olimpiche, si è espresso con parole simili: “Non ne so niente. Ma posso dare la notizia che abbiamo appena chiuso la conferenza dei servizi con l’accordo per procedere con lo strip out della vecchia pista. Quindi possiamo cominciare subito le demolizioni”.
L’unico a non rispondere è stato, invece, Zaia, per il semplice fatto che aveva già scritto, rimettendo in discussione la sua scelta considerata irrinunciabile. A settembre, dopo le proteste di associazioni e ambientalisti, basate sull’analisi di progetti e costi, aveva scritto a Bach chiedendogli una presa di posizione definitiva. Il 18 settembre, a Roma, il presidente Cio si era detto “d’accordo sulla soluzione prospettata”, anche se si era rimesso alla decisione degli italiani. Malagò aveva commentato: “Le parole del presidente Bach sono perfette. Abbiamo vinto le Olimpiadi con un masterplan e uno dei punti centrali era la pista di Cortina. Noi rispettiamo quanto pattuito per tutte le venues perché siamo seri. A volte l’Italia è stata accusata di non rispettare la parola, stavolta non ci sono dubbi”.
Allora la crisi energetica era già scoppiata, come quella bellica. Eppure, un mese dopo arriva l’inversione di marcia. Zaia scrive a Malagò che l’Italia ha vinto la candidatura perché “aveva individuato nel bob un asse portante del dossier” e illustrato “un progetto di Olimpiadi caratterizzato da costi più contenuti e sostenibili”. Quest’ultimo era uno dei temi di contestazione del Cio, che aveva invitato Zaia a non insistere con opere faraoniche o cattedrali nel deserto, vista l’esistenza di strutture alternative in Europa, a cominciare dall’Austria. Ecco i passaggi cruciali della lettera riferiti alla pista da bob: “Pur nella leale collaborazione, mai venuta meno fin dal 2020, il Cio ha esternato una serie di dichiarazioni in ordine alla realizzazione, rappresentandone, in una pluralità di occasioni, presunte criticità sotto vari profili, precipuamente connessi alla sostenibilità finanziaria e ambientale”. Zaia le accoglie, seppur due anni dopo: “Siamo consapevoli che compete al Cio la vigilanza sull’Agenda olimpica 2020, che rappresenta la tabella strategica per il futuro del movimento olimpico. La stessa contiene 40 raccomandazioni che, unite, danno evidenza di un Cio attento alla salvaguardia della unicità dei Giochi olimpici e al consolidamento di una cultura dello sport nella società”. A cominciare da “sostenibilità” e costi.
Nel dicembre 2020 il governatore aveva tirato diritto, invece adesso scrive: “Per senso di responsabilità, sento il dovere di rappresentare come la situazione geopolitica attuale e la crisi in corso abbiano comportato l’aumento in alcuni casi esponenziale delle materie prime e che ciò stia significando un cospicuo aumento dei costi anche per la pista da bob, indicativamente da 55 a 80 milioni di euro. Trattasi di elementi di novità che necessitano di essere valutati qualora inducano a conclusioni diverse in coerenza della già citata Agenda olimpica 2020”. In realtà il costo iniziale previsto era di 41,7 milioni di euro. Zaia prosegue: “Ritengo che sussistano ancora, seppur per poco, i tempi per rappresentare alla nuova compagine di Governo tutti gli elementi necessari per poter confermare o modificare la scelta dell’intervento di riqualificazione della pista da bob Eugenio Monti di Cortina d’Ampezzo, oppure per valutare altre possibili soluzioni, tra cui la più volte paventata pista di Innsbruck”. E il Veneto, che dovrebbe sborsare tutta la quota eccedente i 60 milioni di euro finanziati dal governo Draghi? “La Regione, per quanto di competenza, si adeguerà”. Una coincidenza ha voluto che la lettera del 26 ottobre sia diventata di pubblico dominio proprio il giorno in cui la crisi bellica ha raggiunto il suo punto più critico.