“Tweet muto”, si è limitato a scrivere lasciando che a parlare fossero le frasi del passato e le foto di oggi. Ma Camillo D’Alessandro, ex deputato di Italia Viva, partito per attaccare Giorgia Meloni, si è ritrovato a combinare un pasticcio. Del quale non si è accorto neanche Luigi Marattin, senatore renziano e tra i più attivi pasdaran dell’ex presidente del Consiglio. Cosa è successo quindi? D’Alessandro, che era candidato in Abruzzo nelle liste di Azione-Iv e non è stato rieletto, ha twittato un collage di un vecchio post di Giorgia Meloni e una foto del suo arrivo al G20 di Bali.

“Se vendessimo l’aereo (inutile) di Renzi per rimborsare i cittadini fregati dalle banche?”, scriveva su Facebook l’11 dicembre 2015 l’attuale presidente del Consiglio nei giorni in cui si parlava molto dell’Air Force Renzi e dei problemi di diverse banche. Sotto a quel vecchio post, l’ex deputato di Italia Viva ha incollato una foto di Meloni al suo arrivo in Indonesia per il vertice con i leader mondiali. Alle sue spalle c’è l’aereo con il quale è volata al G20. Come a dire: che incoerenza. Con tanto di “cuore” d’approvazione di Marattin. Peccato che D’Alessandro deve aver scambiato il volo di Stato a bordo di uno degli Airbus A319 in dotazione al 31° Stormo dell’Aeronautica Militare, solitamente usati dai vertici delle istituzioni per le missioni all’estero, per il velivolo costosissimo voluto da Renzi.

Quell’aereo è un altro modello e, soprattutto, è stato dismesso ormai da anni. Si tratta di un A340-500 non più operativo da giugno 2018, pochi giorni dopo l’insediamento del primo governo Conte 2. Tra leasing, manutenzione, addestramento piloti e handling, come raccontarono Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, all’epoca vicepremier e ministro dei Trasporti, avrebbe avuto un costo complessivo di “150 milioni di euro in otto anni”. Il contratto di ‘affitto’ dell’aeromobile tra Alitalia e la proprietaria Etihad è stato sciolto il 22 agosto 2018 e qualche giorno dopo lo stesso ha fatto la Difesa con la compagnia di bandiera. Etihad ha poi provato a fare ricorso al Tar del Lazio contro l’uscita dal contratto, ma la domanda cautelare era stata respinta tre anni fa.

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