La prima piroetta non era male, ma la seconda gli è perfino venuta meglio. Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, aveva scritto il 26 ottobre a Giovanni Malagò, presidente del Coni e della Fondazione Milano-Cortina 2026, esplicitando seri dubbi sull’opportunità di costruire la pista da bob da 85 milioni di euro che egli ha sostenuto per tre anni, dicendo che sarà il fiore all’occhiello delle Olimpiadi bianche italiane. Anzi, nel compiere la retromarcia rispetto a quanto detto finora, si era spinto a sottolineare che la crisi economica, i costi dell’energia e il clima di guerra, potrebbero confermare le criticità (costi eccessivi, impatto naturale…) sollevate dal presidente del Cio, Thomas Bach, dai cortinesi e da associazioni ambientaliste. Aveva adombrato di far disputare le gare a Innsbruck, dove c’è un impianto funzionante. Il 16 novembre, quando la lettera è diventata di pubblico dominio, tutti pensavano che si sarebbe aperta una discussione sul modo migliore per esplorare la soluzione austriaca. Zaia si è invece esibito in una giravolta della giravolta, compiuta con assoluta nonchalance.

Contrordine padani, i dubbi sono rientrati, la crisi di paternità e quella economica si sono dissolte nel volgere di poche ore. La pista si farà, non sia mai che l’Italia rinunci a costruire l’opera. “È bene chiarire che il cantiere non è della Regione e il finanziamento è statale” ha scritto Zaia in una nota, pattinando sul ghiaccio della coerenza. “Ciò non toglie che avendo io la paternità della candidatura di Cortina a sede delle Olimpiadi 2026 mi si è posto un problema, quello di segnalare che si è aperto un ampio dibattito che deve avere delle risposte. Se si ipotizza di andare a Innsbruck o in un altro Paese a realizzare in alternativa l’impianto di bob è giusto che ci sia chiarezza. Quindi ho scritto al presidente Malagò”.

In realtà i dubbi esistono da tre anni, ma finora il presidente della Regione del Veneto aveva fatto orecchi da mercante, salvo scrivere lo scorso settembre a Bach, cercando una sponda per confermare la candidatura di Cortina, pista da bob inclusa (che avrebbe dovuto costare 41,7 milioni di euro, ma costerà almeno 85 milioni). Siccome Bach aveva dato il placet, sembrava che il destino delle pendici delle Tofane fosse segnato. Invece Zaia si è rivolto dopo un mese a Malagò con qualche frase vagamente surreale. “Preso atto che c’è un dossier con la candidatura delle olimpiadi che prevede la realizzazione della pista da bob a Cortina, ho chiesto al Coni se ci sono soluzioni alternative di cui non sono a conoscenza”. Eppure nell’estate 2021, prima di benedire il progetto, la Regione Veneto aveva fatto svolgere ad una società di progettazione un “Documento di fattibilità delle alternative progettuali” costato 89mila euro. Le alternative erano: andare a Innsbruck, rifare completamente la pista “Eugenio Monti” (chiusa da dieci anni) o realizzare pista e luna park annesso per attrarre visitatori. Inutile dire che la prima e la terza erano state bocciate, ed era rimasta solo la seconda, caldeggiata da Zaia.

Piani diversi non ce n’erano, eppure il governatore ha ugualmente chiesto al Coni se ce ne fossero. “Mi è stato risposto di no, ma soprattutto è stato sottolineato che uscire dai confini nazionali per organizzare le Olimpiadi 2026 non rientra negli obiettivi dell’Italia. Fatta quindi chiarezza, il disegno per la pista da bob va avanti con il commissario straordinario Luigi Sant’Andrea, c’è il progetto di demolizione della vecchia pista e quello di realizzazione della nuova struttura”. Che fine hanno fatto “la situazione geopolitica attuale”, “la crisi in corso” e “l’aumento esponenziale delle materie prime” paventate da Zaia a Malagò e al ministro dello Sport Andrea Abodi? Scomparse. Il governatore, copertosi così brillantemente le spalle, tranquillizza i contribuenti veneti. “Quanto alle risorse, ricordo che questo cantiere non era finanziato dalla Regione del Veneto: aveva una previsione di 55 milioni di euro che sono lievitati a oltre 80-85 milioni, dovuto all’aumento dei costi delle materie prime”. E comunque l’Italia può rifarsi delle spese, visto che le Olimpiadi faranno crescere il Pil di un miliardo.

Cosa è successo tra una lettera e l’altra? Malagò ha sconfessato i dubbi di Zaia e il commissario straordinario ha continuato a progettare la nuova pista. Per qualche ora gli ambientalisti si sono illusi. Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa Verde, aveva gioito: “Finalmente un primo accenno di realismo, per un’opera dispendiosa e inutile”. Quando ha capito che il circo bianco non si ferma, ha convocato una conferenza stampa per chiedere che il governatore vada in consiglio regionale a spiegare le vere ragioni della sua sorprendente esibizione.

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Olimpiadi 2026, Zaia: “Pista da bob? Non ci sono soluzioni fuori dall’Italia, andiamo avanti con Cortina”

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