Pannolini, biberon, carrozzine e lettini, questo è quello che promette la Regione Piemonte alle donne che avendo deciso di abortire, ritornano sui loro passi, perché grazie a questo “grande” aiuto economico (circa 4.000 euro) possono essere tranquille per quello che riguarda il loro futuro e quello del bimbo o della bimba che nascerà. E’ infatti stata approvata, qualche settimana fa la delibera di giunta che determina le modalità di accesso e i criteri di assegnazione dei finanziamenti per il fondo “Vita nascente”.

E proprio dalle modalità di erogazione di questi finanziamenti si capisce quanto questo provvedimento sia di fatto un’elargizione alle associazioni anti abortiste che saranno loro a gestire i 400mila euro stanziati dal Fondo. Associazioni ideologicamente contrarie all’aborto e che usano un orribile campionario di iniziative per convincere le donne a non abortire stigmatizzandole, umiliandole e ledendo in tanti contesti la loro libertà di scelta: dai feti di plastica distribuiti a Verona al Congresso delle famiglie, ai rosari recitati davanti agli ospedali “in riparazione e prevenzione del grave peccato dell’aborto” ai cartelloni pubblicitari che periodicamente compaiono sulle strade delle città che paragonano al veleno la Ru 486.

Presto questo provvedimento potrebbe essere esteso a tutto il territorio nazionale se, come dice la Presidente del Consiglio, quello del Piemonte è un modello che deve essere replicato e bolla come “stucchevoli” le proteste del movimento delle donne e della sinistra.

Noi pensiamo invece che ideologica sia questa legge che non aiuta di certo le donne in difficoltà economica: si può pensare che 4000 euro, erogati una tantum, possano bastare per la nascita e la crescita di un figlio o una figlia alle donne che sono in difficoltà economica?

Se si vogliono aiutare le famiglie e le donne a compiere una scelta libera da condizionamenti culturali, sociali ed economici, le politiche da mettere in atto sono ben altre: l’aumento dell’offerta di asili nido gratuiti e l’allargamento del tempo pieno nella scuola primaria, misure per incentivare l’occupazione femminile, lotta alla precarietà e al gap salariale.

Se si vogliono invece soddisfare le associazioni antiabortiste e minare la libera scelta delle donne si crea il Fondo “Vita nascente”.

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