Nei soli primi dieci mesi del 2022 l’Italia è stata colpita da 254 fenomeni meteorologici estremi, ossia il 27% in più di quelli registrati nel corso dell’interno 2021. Se si guarda indietro agli ultimi 13 anni il bilancio è disastroso: dal 2010 al 31 ottobre 2022 si sono verificati in Italia 1.503 eventi estremi con 780 comuni coinvolti e 279 vittime. Nel giorno in cui dovrebbe giungere a conclusione la Cop 27 di Sharm el-Sheik (ma non è detto che si giunga nelle prossime ore a un documento definitivo, ndr), Legambiente pubblica il nuovo report Il clima è già cambiato dell’Osservatorio CittàClima 2022 realizzato con il contributo del Gruppo Unipol e sintetizzato nella mappa – aggiornata – del rischio climatico. Un dossier che fa comprendere come le storie dell’Italia sono sempre più simili a quelle dei paesi un tempo ‘solo’ vulnerabili, oggi sull’orlo della distruzione e di cui si discute in questi giorni in Egitto. Non è un caso se salgono a 24 i Paesi europei dotati di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Fra questi, però, continua a non comparire l’Italia, con la bozza del suo piano ferma dal 2018. Nel frattempo, nell’arco di nove anni, sono stati spesi 13,3 miliardi di euro per la gestione delle emergenze meteoclimatiche. “Da troppi anni l’Italia sta dimostrando di essere in Italia. Continua a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – che permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse economiche spese per i danni provocati da eventi estremi, alluvioni, piogge e frane, e non approva il Piano nazionale di adattamento al clima, dal 2018 fermo in un cassetto del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

La mappa del disastro – Tra le regioni più colpite Sicilia (175 eventi estremi), Lombardia (166), Lazio (136), Puglia (112), Emilia-Romagna (111), Toscana (107) e Veneto (101). Entrando nello specifico, su 1.503 fenomeni estremi, 529 sono stati casi di allagamenti da piogge intense come evento principale (ma diventano 768 se si considerano gli effetti collaterali come grandinate ed esondazioni). Altri 531 sono gli episodi che hanno visto il blocco di infrastrutture come metropolitane e treni urbani, mentre si sono registrate 387 eventi con danni causati da trombe d’aria. Ad andare in sofferenza sono soprattutto le grandi città con diverse conferme tra quelle che sono le aree urbane del Paese più colpite in questi 13 anni: da Roma, dove si sono verificati 66 eventi, 6 solo nell’ultimo anno, passando per Bari con 42 eventi, principalmente allagamenti da piogge intense e danni da trombe d’aria. Agrigento, con 32 casi di cui 15 allagamenti e poi Milano, con 30 eventi totali, dove sono state almeno 20 le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro in questi anni.

La spesa per i danni è quadro volte quella dedicata alla prevenzione – Al Governo Meloni e al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin l’associazione chiede, in primis, che venga aggiornato e approvato entro la fine dell’anno il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), rimasto in bozza dal 2018, quando era presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ministro Gian Luca Galletti. Perché negli ultimi nove anni (stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati da Legambiente) l’Italia ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche, tra gli importi segnalati dalle regioni per lo stato di emergenza e la ricognizione dei fabbisogni determinata dal commissario delegato. “Si tratta di una media – sottolinea l’associazione – di 1,48 miliardi all’anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni”. Se si guarda alla spesa realizzata in questi anni per gli interventi programmati di messa in sicurezza e prevenzione, infatti, emerge come dal 1999 al 2022 sono stati 9.961 gli interventi avviati per mitigare il rischio idrogeologico in Italia per un totale di 9,5 miliardi di euro (elaborazione Legambiente su fonte Ispra, piattaforma Rendis), con una media di 400 milioni di euro all’anno.

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