“Da queste parti, a qualsiasi ora del giorno e della notte, si può vedere sempre la stessa scena: un uomo sotto con il telefono in mano. Una chiamata e poi il portone si apre. È un business che frutta parecchio visto che quasi in ogni palazzo c’è un appartamento dove vengono ospitati clienti”. A parlare è uno degli abitanti del quartiere Prati di Roma. Tra i palazzi di uno delle zone più eleganti della Capitale, a due passi dal tribunale, sono avvenuti tre omicidi. Tutti a poca distanza, a un breve lasso di tempo l’uno dall’altro e con a stessa tipologia di vittima: sono tre donne e tutte facevano le prostitute. Le circostanze fanno pensare che dietro ci possa essere un unico assassino.

L’ombra del serial killer si allunga su uno dei quartieri più alla moda di Roma. Telecamere, siti e bacheche digitali sono al vaglio della polizia, per dare la caccia alla mano armata di coltello che ha ucciso le tre escort. Nel quartiere, tra gli abitanti, regna lo sconcerto, come filtra dai racconti raccolti da Il Messaggero: “Qui tutti lo sanno ma fanno finta di nulla, non hanno mai dato fastidio. Lo fanno con estrema discrezione“. Il titolare di un’enoteca storica racconta che solo una volta, tre anni fa, “morì un uomo, presumibilmente un cliente delle straniere che lì si prostituiscono”. Tra gli inquirenti, l’ipotesi che l’assassino sia da ricercare tra i clienti abituali è la più accreditata: vendicarsi o zittire le vittime sono i possibili moventi.

Le prime due vittime sono due escort cinesi, trovate senza vita dal portiere di un palazzo di via Augusto Riboty. Il corpo della prima donna era sul pianerottolo, svestito. Forse stava fuggendo dal killer. La seconda vittima, invece, è stata rinvenuta senza vita all’interno dell’appartamento al primo piano. Sui cadaveri i segni dell’arma da taglio: ferite alla gola, al torace e alla schiena. Nel palazzo gli inquilini sapevano del giro di prostituzione di via Riboty. Era emerso nel corso delle riunioni di condominio, avevano parlato di come risolvere il problema.

La polizia indaga anche su una terza vittima, Marta Castano Torres, 65enne di nazionalità colombiana uccisa nel corso di un rapporto sessuale. A trovare il suo cadavere, sul letto in un seminterrato di via Durazzo, poco distante dal luogo dell’altro duplice omicidio, è stata la sorella. Sul torace i segni di un’arma da taglio, tipo “stiletto”. Si prostituiva per fare star bene la figlia, raccontano i vicini. A pochi metri si trovano gli studi della Rai, quelli di La7, il tribunale e un numero infinito di studi di avvocati. “Puoi trovare l’uomo con il completo elegante e quello più sportivo. E non è nemmeno raro trovare stranieri. La clientela è variegata“, raccontano gli abitanti.

Molti sono gli habitué. “L’ora di punta è quella che va dalle 12 alle 14, tanto che qui vengono chiamate ‘le pause pranzo‘. D’altronde tutti la fanno e in questo modo si evita ogni tipo di sospetto. Il cliente chiama e la porta si apre”. Il ricambio era veloce, raccontano. Tutto avveniva con la massima riservatezza: “L’ingresso dell’appartamento in via Durazzo è tramite una porta carraia e non dal portone principale”. A circa un chilometro dal palazzo sorge lo stadio Olimpico. Non era raro vedere i tifosi fermarsi in zona dopo la partita.

Nel mondo sommerso delle escort domina la paura. Viviana, prostituta 35enne che lavora nel quartiere, racconta a La Repubblica come il triplice omicidio la stia terrorizzando: “Il nostro è un lavoro pericoloso, non sai mai chi fai entrare in casa. Quando cerco un appartamento mi assicuro sempre che ci sia una telecamera condominiale all’ingresso, mi sento più sicura”. Sofia spiega che preferisce non lavorare di notte: “Girano gli ubriachi e gente strana. Io ricevo solo la mattina. Ma ora mi chiudo a chiave e non lavorerò finché non lo prenderanno”.

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