Il debutto, in stile renziano, è avvenuto domenica 13 novembre al Tuscany Hall, sui lungarni di Firenze. Il sindaco Dario Nardella ha presentato La città universale, il suo libro manifesto per la corsa al Nazareno, segreteria Pd. Capofila dei sindaci e della città dem. Come fece Giorgio La Pira che 71 anni fa lasciò Roma (era sottosegretario al Lavoro) e si candidò a sindaco di Firenze. Quello che ha fatto della città del giglio – difesa dei senzatetto e dei senza lavoro – è storia. Quello invece che ha fatto Nardella da quando, nel 2014, è diventato sindaco è cronaca, non sempre rosea. Basta sfogliare le pagine delle ultime settimane, da quando si è cominciato a parlare di Nardella al posto di Enrico Letta. I lavoratori della Gkn hanno occupato Palazzo Vecchio e le ruspe hanno iniziato a costruire un parcheggio privato in un podere del Trecento. Due spine per Nardella: il lavoro e l’ambiente.
Le ruspe nel podere di radici medievali sono una macchia gravissima per il sogno nardelliano di una Firenze città green. Fa impressione vedere le foto del podere con i suoi alberi e i fiori, soprattutto narcisi e gigli, il verde, le viti e gli ortaggi fino a quando lo ha coltivato un contadino, Silvano, l’ultimo colono nel centro di Firenze (il podere è ad un tiro di schioppo dal Duomo di Filippo Brunelleschi). E il podere dopo la ruspa è ridotto così: fango, mota, per ora è rimasto in piedi un albero di cachi mentre tutto rischia di essere seppellito in una colata di cemento per costruirci un parcheggio privato con 80 posti auto, così denunciano i cittadini di Gavinana, il quartiere a sud di Firenze, dove è vissuto Gino Bartali, che da anni protestano e danno battaglia a colpi di ricorsi al Tar. Contro la trasformazione in parcheggio dell’ultimo podere nel centro della città si sono schierati su facebook, tra gli altri, anche la giornalista Sandra Bonsanti e l’abate della basilica di San Miniato Bernardo Gianni, figura di primo piano della Chiesa fiorentina. Che un anno fa si schierò apertamente contro la perdita della collina di Costa San Giorgio e dell’ex ospedale militare di Monte Oliveto, destinato a diventare appartamenti privati. Il rischio, secondo l’abate, è quello di fare “sparire intere porzioni di storia e identità cittadina semplicemente per profitto”. Sempre via facebook è intervenuto anche l’ex presidente della Regione Vannino Chiti: “Le città hanno bisogno di verde, di spazi per stare insieme. Noi facciamo manifestazioni e convegni ogni tanto per l’Amazzonia, poi continuiamo a cementificare le città. E parliamo di transizione ecologica. Un tantino di coerenza sarebbe utile”.
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Il podere Mattonaia assurge così ad emblema di una politica ambientalista che pianta alberi (un milione e mezzo ne ha promessi il sindaco Nardella) ma non riesce a difendere il verde che c’è, peraltro da secoli, dall’assalto del cemento e della rendita. Intanto il neo assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio Andrea Giorgio annuncia, non senza un tocco di enfasi: “Il 2023 sarà l’anno del verde a Firenze”. E aggiunge: i giardini della Fortezza saranno totalmente risistemati!”. Ma da Gavinana replicano: “Il 2023 l’anno del verde o del cemento al posto di un podere?”.
Anche Palazzo Vecchio sembra avvertire la contraddizione tra i proclami e i fatti, tra il verde e il cemento, al punto che in una nota pubblica , si ricorda che “ nel 2015 quell’area verde privata non fu classificata dal consiglio comunale nel Regolamento Urbanistico come area ‘verde di permeabilità ecologica’, ovvero area dove non si poteva costruire”. Una precisazione dal sapore della discolpa. Peccato, per Palazzo Vecchio, che nel 2015 il sindaco era Nardella. Così come nel 2021 quando è stato concesso alla società La Mattonaia, proprietaria del podere, il permesso a costruire.
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Tutte le immagini in pagina provengono dalla pagina Facebook Salva Podere Mattonaia