Il lavoro di analisi avanzata "continua per trarre conclusioni più affidabili sull'incidente", ha dichiarato il procuratore secondo il quale l’indagine preliminare è molto complessa ed estesa e non è ancora chiaro se qualcuno sarà accusato di un reato. Il Cremlino chiede che sull'episodio venga fatta chiarezza
“Il gasdotto Nord Stream è stato colpito da un grave sabotaggio, sono stati trovate tracce di esplosivi su diversi oggetti estranei rinvenuti”: è la conclusione del procuratore svedese Mats Ljungqvist, titolare dell’indagine sulle esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 avvenute il 26 settembre scorso. Il lavoro di analisi avanzata “continua per trarre conclusioni più affidabili sull’incidente”, ha dichiarato il procuratore secondo il quale l’indagine preliminare è molto complessa ed estesa e non è ancora chiaro se qualcuno sarà accusato di un reato. Le due condotte collegano le coste della Russia con quelle della Germania correndo sotto il mar Baltico e hanno una capacità di 50 miliardi di metri cubi l’anno ciascuno. Il Nord Stream 2, completato a fine 2021 non è mai entrato in funzione ma era “in pressione” quindi pronto all’uso. È “molto importante stabilire che vi sia dietro alle esplosioni“. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commentando i risultati dell’inchiesta. Sulle responsabilità si sono fate numerose ipotesi, a cominciare da quella che riconduce il sabotaggio a Mosca, ma nessuna è al momento suffragata da prove.
Pochi giorni fa si è appreso che i satelliti avrebbero individuato due grandi navi con i localizzatori spenti in prossimità del Nord Stream 2 pochi giorni prima del 26 settembre, quando sono state poi scoperte le falle da cui sono fuoriuscite quasi 400mila tonnellate di metano. A rivelarlo è stato il sito Wired.com, citando un rapporto che la società di monitoraggio satellitare SpaceKnow avrebbe già fornito alla Nato. Le due navi, lunghe dai 95 ai 130 metri, “avevano i loro localizzatori spenti, dunque non ci sono informazioni circa i loro movimenti, e stavano cercando di nascondere al mondo la loro localizzazione e le loro informazioni generali”, spiega Jerry Javornicky, amministratore delegato e co-fondatore di SpaceKnow. La scoperta è stata fatta grazie agli algoritmi di un sistema di apprendimento automatico, che ha permesso di rilevare gli oggetti presenti nelle immagini raccolte da più sistemi satellitari (inclusi servizi a pagamento e gratuiti) nell’arco di 90 giorni. In questo modo sono state individuate 25 navi che avrebbero attraversato l’area prossima ai siti delle falle del Nord Stream 2: le uniche due navi con il sistema di identificazione automatica (Ais) spento sarebbero transitate pochissimi giorni prima della scoperta delle perdite di metano.