Migliaia di operai della raffineria della Lukoil di Priolo, in provincia di Siracusa, sono scese in strada per chiedere al Governo l’impegno a salvare lo stabilimento, che opera in uno dei poli più grandi d’Europa. Il 5 dicembre prossimo scatterà l’embargo russo e colpirà direttamente l’industria di Priolo che non riceverà più il greggio e che quindi rischia di rimanere ferma con conseguenze sull’occupazione. Le alternative al petrolio russo, spiegano i sindacati, devono essere anticipate da un cambio di direzione delle banche: “La società dovrà affacciarsi ad altre nazioni – spiega Fiorenzo Amato, Cgil – ma per eccesso di cautela le banche hanno tolto il fido all’azienda. Per questo noi chiediamo il ripristino del fido affinché si possa continuare a lavorare”. Per questo motivo oggi i vertici dell’azienda e dei sindacati sono stati ricevuti al ministero delle Imprese e del Made in Italy, senza però arrivare ad una soluzione. Il ministro delle Imprese e del Made in Italya Adolfo Urso ha quindi rimandato tutto a metà dicembre. Il governo punterà a far cambiare decisione alle banche, attraverso il sistema di garanzie della Sace. In caso di ripetuto diniego al nuovo credito da parte delle banche, Urso non ha escluso l’ipotesi della nazionalizzazione dell’industria siciliana. Sul caso è intervenuto anche il il presidente della Regione, Renato Schifani: “Il governo – ha detto – ha garantito, con grande senso di responsabilità, che la vicenda non potrà che trovare una soluzione e questo rasserena il governo regionale sul mantenimento dei postidell’indotto. Opportuna l’iniziativa del ministro di interloquire con Abi, con l’intera Associazione bancaria italiana”.

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