L'inchiesta ipotizza l’esistenza di un cartello di imprenditori marittimi che otteneva illecitamente le concessioni in cambio di regalie varie: principalmente tessere per viaggiare gratis sulle tratte del mare campano, ma anche denaro consegnato di nascosto. Tra le ipotesi di reato ci sono corruzione, turbativa d'asta e traffico di influenze illecite. In dieci sono finiti agli arresti domiciliari
Ci sono anche il patron di Msc Gianluigi Aponte, secondo Bloomberg il secondo uomo più ricco della Svizzera, e l’ex senatore Salvatore Lauro tra i 44 indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli – pubblici ministeri Giuseppe Cimmarotta ed Henry John Woodcock – in un’inchiesta che ipotizza l’esistenza di un cartello di imprenditori marittimi che otteneva illecitamente concessioni demaniali in cambio di regalie varie: principalmente tessere per viaggiare gratis sulle tratte del mare campano, tra le due costiere e le isole del golfo, ma anche denaro consegnato all’interno di buste nascoste tra le cassette di limoni. Tra le ipotesi di reato ci sono corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze illecite. Diciotto in tutto le misure cautelari eseguite a vario titolo: dieci persone, tra cui il 66enne imprenditore sorrentino Salvatore Di Leva nella veste di Ad della Alilauro Gruson, sono finite agli arresti domiciliari. Nei confronti di Aponte e Lauro i pm non hanno avanzato alcuna richiesta cautelare.
All’82enne capo di Msc – nato a Sorrento ma residente a Corsier, in Svizzera – gli inquienti contestano la corruzione e il traffico di influenze illecite in concorso: è accusato di essere coinvolto, insieme con altri indagati, in una vicenda riguardante la redazione di due atti finalizzati a consentire l’ingresso nel porto sorrentino di Massa Lubrense di due motonavi, la “Apollo” e la “Defino I”, di proprietà di società riconducibili ad Aponte e all’imprenditore Di Leva, in deroga a un’ordinanza della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia che invece vieta l’approdo in quel porto a navi di lunghezza superiore ai 15 metri. Il traffico di influenze è invece contestato in relazione al trasferimento e all’assegnazione di personale definito dagli inquirenti “compiacente” nelle capitanerie di Porto di Massa Lubrense e Amalfi. Dal suo staff un portavoce comunica che “il signor Aponte, per il quale non è stata richiesta alcuna misura cautelare, si ritiene completamente estraneo ai fatti e lo stesso giudice ha ritenuto che non ci siano indizi su un suo contributo. Resta in ogni caso fiducioso sull’attività della magistratura”.
Alla misura dei domiciliari, oltre a Di Leva, sono stati sottoposti Fabio Gentile (25 anni, imprenditore marittimo), Aniello Formisano, (66 anni, funzionario regionale), Rosario Marciano, (61 anni, nella veste di funzionario regionale), Liberato Iardino, (57 anni, nella veste di funzionario regionale), Luigi Casola, (68 anni, nella veste di presidente del CdA Coast Lines srl), Marcello Gambardella, (53 anni, imprenditore marittimo), Giovanni Provenzano (51 anni, sottufficiale della Guardia Costiera), Aniello Portoghese, (49 anni, architetto), e Francesco Cimmino, (50 anni, architetto). L’interdizione di un anno dagli uffici pubblici e l’obbligo di firma sono stati notificati dalla Guardia Costiera di Napoli a Pasquale Camera (pubblico ufficiale della Capitaneria di Porto) e Lorella Iasuozzo (dirigente regionale). Il solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria riguarda invece Antonio Giannetto (comandante dell’ufficio marittimo del porto di Amalfi) e Achille Giglio (funzionario regionale), Cosma Amendola e Vincenzo Cosenza (imprenditore). Le indagini hanno fatto emergere gli interessi del cartello sugli approdi di Castellammare di Stabia e le protezioni che avrebbe goduto da parte di un uomo, A. R., residente a Sant’Agnello e ritenuto collegato al clan D’Alessandro.