“Ora decidiamo noi. Non c’è futuro senza istruzione”. All’indomani della giornata internazionale dello studente, i giovani delle scuole superiori e delle università di tutta Italia scendono in piazza per chiedere una didattica “innovativa, partecipata, antifascista, antirazzista, transfemminista ed ecologista”. A Milano il corteo partirà alle 9,30 da largo Cairoli. A Roma invece dal Circo Massimo e arriverà sotto il ministero dell’Istruzione e del Merito, nominato così, tra le polemiche, dal governo Meloni. “Occupiamo le strade per dare voce all’alternativa e alla speranza di una scuola e una società migliore, più giusta, più solidale e più sostenibile – spiega Tommaso Fogli, 18 anni, del collettivo del liceo Virgilio di Roma – non solo ecologicamente ma anche umanamente”.

La manifestazione – che oltre ai sindacati giovanili raccoglie numerosi movimenti, tra i quali anche Fridays for future – sarà il cuore dell’autunno caldo delle mobilitazioni studentesche. Segue le proteste del mese scorso contro i primi atti della nuova maggioranza e inaugura l’inizio di un periodo di presidi e occupazioni negli istituti italiani. Dalla gratuità dei mezzi pubblici al ripensamento dell’alternanza scuola lavoro e delle sue regole di sicurezza. Dall’ampliamento della rappresentanza negli organi scolastici, fino a una legge sul diritto all’istruzione per tutti. Le proposte, elaborate durante gli Stati Generali della scuola e le assemblee degli studenti sono, raccolte nei cinque pilastri dell’Unione degli Studenti. La piazza serve a fare in modo che vengano ascoltate. “Dopo mesi di mobilitazione non accettiamo più di essere ignorati”, afferma Uds in un comunicato.

Ancora una volta al centro delle rimostranze ci sono i piani del nuovo esecutivo. “Agisce negli interessi dei pochi trascurando completamente i bisogni della maggior parte degli italiani: giovani, precari, percettori del reddito di cittadinanza, minoranze etniche e sessuali come la comunità Lgbt”, afferma Fogli. Particolarmente criticate sia le decisioni recenti in materia di immigrazione, sia il decreto “Anti-rave”, definito una misura “antidissenso”, utile solo a “distrarre l’opinione pubblica e soprattutto coloro che dalle politiche sociali del governo vengono penalizzati e racimolare consensi facili”. Per contrastare norme di questo tipo gli studenti chiedono “uno statuto dei diritti”, che garantisca il diritto allo sciopero e vieti ogni sanzione “per chi occupa le scuole o protesta per avere istituzioni migliori”.

A non piacere è anche più direttamente la linea del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. “In due anni vogliono tagliare 5 miliardi alla scuola. Noi non ci stiamo – afferma Fogli – Il ministro dell’Istruzione che diventa del Merito dichiara esplicitamente il modello di scuola che Meloni e i suoi vogliono seguire: uno premiare i più forti, chi ce l’ha fatta, chi ha avuto fortuna, chi partiva già con gli strumenti necessari e lasciare indietro chiunque altro”, spiega lo studente del collettivo del Virgilio. “Crediamo che una scuola che non garantisce a tutti gli stessi strumenti non possa riconoscere il merito in maniera univoca – aggiunge Emanuele Santoni, 18 anni, del Collettivo del liceo Cavour di Roma – Basti pensare che” in molte classi, c’è “chi non può permettersi i libri di testo o l’abbonamento per i trasporti”. La scuola non può essere solo libri e voti, ma deve aggiornarsi, per “insegnare a valorizzare le differenze attraverso la sensibilizzazione sui temi del transfemminismo e dell’antirazzismo”. Invece il sistema è “sempre più escludente, discriminante e stressante – si legge in un comunicato dell’Unione degli Studenti – dove si muore in alternanza scuola-lavoro o suicidandosi per il troppo stress”. Per questo tra le richieste dei giovani in piazza c’è anche il potenziamento degli sportelli psicologici negli istituti, troppo spesso con personale ridotto e poche risorse.

A pesare è anche il tema dell’edilizia scolastica e universitaria. “Vogliamo una scuola sicura e che non che crollino pezzi di soffitto durante le lezioni, ma anche più spazi dove fare lezione e non classi pollaio”, dichiara Santoni. Molte aule sono fatiscenti, come dimostrano fatti gravi come il crollo nell’ateneo di Cagliari e “gli spazi sono inadeguati – afferma Marzio Chirico, studente 25enne della Sapienza e attivista di Fridays for Future Roma – Chiediamo la riqualificazione energetica di tutti gli edifici pubblici. Facendo lavori solo nelle scuole il risparmio potrebbe toccare i 13,5 TWh”. Anche il movimento ecologista è in piazza al fianco degli studenti, per rivendicare “l’urgenza di affrontare la crisi climatica in aula” e sensibilizzare sulla necessità di investimenti strutturali, soprattutto a livello energetico. “Le soluzioni alle bollette per gli istituti sono le stesse alla crisi climatica: efficientamento, rinnovabili e riduzione dei consumi”.

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