La conferenza Fuori Dibattito Pubblico ha riunito i comitati cittadini contro l’abbattimento dello stadio Meazza. L'organizzatore Andrea Bonessa: "Il Comune ha deciso di non decidere". L'avvocata Dini: "Le nostre soluzioni mai prese in considerazione"
Nessun interesse pubblico, un progetto insostenibile per l’ambiente e per le casse del Comune di Milano, unito all’elevatissimo rischio di gentrificare l’intero quartiere di San Siro.
In ultimo, l’assenza di dialogo e di convergenza su soluzioni diverse che – a detta dei comitati cittadini contro l’abbattimento dello stadio Meazza – ha reso il dibattito pubblico incapace di proporre un confronto serrato e di proporre un mutuo compromesso tra le parti. Queste le criticità mosse durante la conferenza Fuori Dibattito Pubblico, tenutasi mercoledì 16 novembre, in cui si è discusso dell’andamento del dibattito pubblico, e degli argomenti contenuti all’interno della relazione che verrà consegnata al Comune per cercare un’alternativa al progetto fortemente richiesto dalle società di Milan e Inter.
“L’argomento cardine che ha spinto alla creazione del dibattito pubblico, ossia il conflitto attorno al progetto del nuovo San Siro, e le nostre possibili soluzioni, non ha incontrato la collaborazione delle controparti, da cui non abbiamo avuto risposte – ha denunciato Veronica Dini, avvocata specializzata in giustizia climatica e ambientale – La proposta iniziale delle due società, infatti, verrà presentata come unica e ineluttabile“. Dini ha successivamente contestato l’assenza di un coinvolgimento diretto tra comitati cittadini e rappresentanti delle due società, così come la mancata individuazione dell’interesse pubblico sull’area. Elemento, quello della comunicazione diretta richiesta dai comitati cittadini, rilevatosi difficoltoso anche nei confronti dello stesso Comune di Milano: “Il Comune è stato assente dal dibattito pubblico come soggetto attivo. – ha spiegato Andrea Bonessa, organizzatore del Fuori Dibattito Pubblico, a ilfattoquotidiano.it – Sulle relazioni che abbiamo depositato, in cui abbiamo esposto le numerose criticità sia ambientali che economiche che deriverebbero dal progetto di Milan e Inter, il Comune ha comunque deciso di non prendere decisioni e di non chiedere un incontro con noi”.
Criticità ambientali ed economiche: due temi che durante il Fuori Dibattito sono stati ampiamente affrontati. Il primo, presentato da Gabriele Mariani – ingegnere civile ed ex candidato sindaco nel 2021 con la lista Milano in Comune – ha mostrato come il progetto urbanistico adiacente all’area del nuovo stadio, che prevederebbe circa 100mila mq di verde, presenti in realtà delle contraddizioni. 51mila di questi mq non avranno una configurazione contigua, a causa della presenza di edifici e strade, mentre gli altri 50mila mq saranno presenti sul tetto del futuro centro commerciale. Non solo, ma parte di questi 51 mila mq non verrà considerata “verde profondo” (come promesso nella relazione delle società), ossia assente da edificazioni e che comprende alberi ad alto fusto, ma si tratterà di terreni utilizzati per la costruzione di vari campi sportivi. Una parte della spesa su questo progetto, inoltre, sarà a carico della cittadinanza; riguardo al verde installato sul tetto del futuro centro commerciale, verranno stanziati circa 35 milioni di euro prelevati direttamente dalle casse del Comune. Motivo? Questo progetto è considerato d’interesse pubblico, e la sua spesa tolta dagli oneri d’urbanizzazione delle due società. È infine prevista un’ulteriore spesa di 34 milioni di euro, sempre pubblica, per l’abbattimento e la riqualificazione del sottopasso Patroclo.
Sul lato economico, è invece intervenuto Franco D’Alfonso, ex assessore al bilancio della giunta Pisapia, che ha voluto mostrare di come questo investimento giovi in piccola parte alle società, e si traduca in perdite cospicue per le casse del Comune. Secondo D’Alfonso, l’investimento delle due società, pari a circa 1,2 miliardi di euro, genererebbe nel 2029 un reddito aggiuntivo di solo 28 milioni, da dividersi successivamente in quote uguali (14 milioni a società). Il Comune, invece, dalla concessione novantennale dell’area a Milan e Inter otterrà ricavi inferiori del 60% rispetto a ciò che incassa tutt’ora dall’affitto del Meazza.
In attesa di venerdì 18 novembre, termine del battito pubblico, verrà consegnata la relazione dei comitati cittadini ad Andrea Pillon, coordinatore del dibattito pubblico, e la palla passerà al consiglio comunale. La decisione di una modernizzazione del Meazza, prescindendo a tutti i costi dal suo abbattimento, è univoca tra i comitati cittadini: una soluzione proposta ultimamente anche da ASM Global, multinazionale americana leader nella gestione di impianti sportivi, che ha da poco richiesto un colloquio con il sindaco Beppe Sala sulla fattibilità di un progetto che lasci lo stadio integro, rendendolo al contempo più moderno.