Domenica inizia il mondiale di calcio in Qatar, un mondiale che seguirò come mai fatto prima.

Non solo perché si gioca per la prima volta d’inverno, non solo perché si gioca in un paese che non visiterei neppure se venissi rimborsato di tutto, non solo perché per la seconda volta consecutiva non ci sarà l’Italia.

Ma soprattutto perché, da tifosissimo del Napoli primo in classifica, vorrei continuare a vivere di gioie e speranze. Basta delusioni.

Le delusioni, anche quelle del tifoso, fanno parte della vita. Gli psicologi dell’ovvio ribadiscono che uno dei rimedi per attutire gli effetti negativi di una delusione è quello di non darle troppo peso, evitando di parlarne e di pensarci (altrimenti la palla di neve diventerà sempre più grande e si trasformerà in una valanga) ma soprattutto, scoperta del cavolo, di concentrarsi sulle cose belle che ci succedono.

Ecco il punto. Io sono tifoso di una squadra che ha vinto pochissimo, che ha poche cose belle da ricordare. Il mio cervello è quello di un tifoso non abituato a vincere. Di solito si dice che vincere logora. Non chi è abituato a farlo. Chi è abituato a vincere ha consolidato una struttura mentale tale da riuscire a esprimere con meno stress (o con più serenità) la propria forza. Ha la pancia piena e, a livello inconscio, il pensiero è allenato a ragionare in termini positivi. Si convince che non fa le cose bene ogni tanto, ma le fa bene sempre. Vincere è una abitudine, così come non vincere. Vincere, per un tifoso (almeno per me), non significa giocare bene, vincere non significa essere primi in classifica 37 giornate su 38, vincere non significa il possesso palla 120 minuti su 90. Vincere significa alzare trofei, essere inondati di coriandoli sul predellino con la scritta winner. Punto.

E la passione per una squadra di calcio si innesta così profondamente nell’animo umano da non lasciare spazio alle ipocrisie.

Non faccio fatica, quindi, a dire che tre gioie questo mondiale già me le ha fornite: l’esclusione dalla rosa dei convocati di Mario Rui (Portogallo), ‘Ndombele (Francia) e Simeone (Argentina). Li voglio freschi, riposati ed integri per la ripresa del campionato che già il 4 gennaio li vedrà coinvolti nella sfida-scudetto a San Siro contro l’Inter.

Le speranze?

Guferò senza vergogna affinché le nazionali in cui militano i cinque giocatori del Napoli presenti al mondiale vengano eliminate al primo turno. Anzi spero che Polonia (Zielinski), Corea del Sud (Kim), Messico (Lozano), Camerun (Anguissa) e Uruguay (Olivera) perdano le prime due partite in maniera talmente netta da non avere neppure la motivazione formale di impiegare energie psico-fisiche nella terza ed inutile gara di girone.

Tiferò, invece, con interessato fervore per tutte le nazionali in cui militano i calciatori di Juve, Inter, Milan, Atalanta, Lazio e Roma: se mai fosse possibile li vorrei vedere tutti in finale il 18 dicembre, logori, esausti e magari anche un pò acciaccati (eufemismo che un ipocrita non può permettersi).

Infine, se propio tutto questo non dovesse accadere, allora forza Argentina.

Buon mondiale, il mio preconizzato mondiale, a tutti!

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Ti ricordi… Marius Lacatus dai fasti di Bucarest ai fischi di Firenze: storia del bidone che ha fatto la storia della Steaua

next
Articolo Successivo

Manchester United, ora è guerra con Cristiano Ronaldo: aperto un procedimento disciplinare

next