“Siamo di fronte a una rappresentazione della nostra debolezza che non corrisponde alla realtà delle cose. Sono convinto che con le nostre proposte ce la si giochi“. Parola di Pierfrancesco Majorino, fresco candidato di ciò che resta della coalizione – ristretta – del centrosinistra, alla guida della Regione Lombardia. L’eurodeputato, 49 anni, milanese, ex assessore al Welfare prima con Giuliano Pisapia e poi con Beppe Sala (il primo cittadino ha lavorato molto affinché si convergesse sul suo nome), è il volto che piace alla sinistra del Pd. Tanto che sulla sua candidatura c’era già il benestare, fuori dal partito, di Sinistra italiana e Verdi (tiepidi, per non dire freddi, dalle parti di +Europa). Ed è anche colui che da mesi va dicendo che i dem e – in quella che sembra un’altra epoca politica – il cosiddetto “campo progressista”, avevano bisogno di un candidato unitario. Per partire, città per città, provincia per provincia, a farsi conoscere, in una sorta di lunga campagna elettorale, con l’obiettivo di battere il centrodestra e Attilio Fontana. Ma la caduta del governo Draghi, prima, e la rottura alle Politiche tra Pd e 5 stelle hanno complicato le cose. E infatti i dem arrivano solo ora col nome del proprio candidato. Majorino, appunto.
Il cosiddetto Terzo Polo sostiene Letizia Moratti. Più Europa ha già detto che resta con voi solo a patto che non ci sia il M5s. Lei però è sempre stato per il dialogo coi 5 stelle. Proverà a convincere le due forze politiche ad allargare il campo?
Il mio atteggiamento è quello di non demonizzare e allo stesso tempo di non inseguire i 5 stelle. So che è in corso un confronto, tra di loro, e che verso i primi di dicembre presenteranno una serie di proposte programmatiche. Noi, intanto, andiamo avanti. Siamo sicuri di poter vincere.
Siete sicuri, nonostante il centrodestra compatto, con FdI, Lega e Forza Italia che sostengono il presidente uscente?
Sono convinto che la rappresentazione che si sta facendo in questi giorni del centrosinistra non corrisponda alla realtà. Ce la giochiamo con la nostra forza e le nostre proposte.
C’è chi nel suo partito ha spinto per appoggiare la candidatura di Letizia Moratti.
Il centrodestra in questi anni si è retto su alcune figure, tra queste c’è proprio l’ex sindaca di Milano. La sua storia nel centrodestra è freschissima, ha smesso di stare con Salvini e Meloni solo quando le hanno sbattuto la porta in faccia. La sua non è un’operazione sincera, e credo che la sincerità sia un aspetto fondamentale.
Impossibile una sorta di ticket, quindi, come ha ipotizzato qualcuno? Moratti, dalle pagine del Corriere della Sera, stamattina, ha provato ad aprire al Partito democratico.
Trovo che l’idea sia semplicemente surreale. Se il Pd l’avesse sostenuta, avremmo perso migliaia di elettori, sarebbe nata una candidatura alternativa a sinistra e si sarebbe realizzato lo scenario peggiore, ovvero essere sconfitti da Fontana sostenendo, contemporaneamente, Moratti.
Perché molti organi di stampa e persone della società civile continuano a spingere per un’alleanza con Moratti, secondo lei?
Sicuramente il caos che abbiamo generato noi ha contribuito a far crescere questo tipo di ipotesi. Per lungo tempo non si è capito bene che cosa volessimo fare. Rispetto chi è intervenuto ma, ovviamente, non ne condivido la posizione.
Perché avete perso così tanto tempo?
I motivi possono essere molteplici. Ora le mie energie sono rivolte a ottenere la vittoria.
Il Pd resiste nelle città capoluogo di provincia, però la Lombardia è fatta anche (e soprattutto) di altro. Come farete a convincere gli elettori che vivono fuori dalle città a votarvi?
Consumandosi le suole e parlando con le persone giorno e notte.
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