Nel corso della manifestazione degli studenti medi e universitari a Roma, una decina di assegnisti di ricerca precari del coordinamento “Re-Strike” ha lasciato il corteo per occupare simbolicamente per una decina di minuti l’atrio del segretariato generale del ministero dell’Università e della Ricerca, a Trastevere. Il motivo? “Ci troviamo in stato di agitazione perché stanno facendo una riforma, in teoria con buone intenzioni, ma senza risorse. A costo zero. E questo rischia di lasciare a casa circa 5mila ricercatori precari, un terzo degli assegnisti”, ha spiegato uno di loro, Francesco Raparelli.
A finire sotto accusa è la “riforma” del reclutamento universitario realizzata dal Governo Draghi: “Una norma introdotta cancella l’assegno di ricerca, che non ci piace, e ne introduce uno in teoria migliore, ma senza risorse. Così si rischia di produrre effetti opposti: con il tetto di spesa non c’è futuro. Serve una proroga, altrimenti dal 1 gennaio 2023 le soluzioni per tanti di noi saranno pessime: borse di ricerca e collaborazioni occasionali, forme contrattuali ancora più precarie e con retribuzioni bassissime”, hanno avvertito. Al termine del blitz simbolico, i precari hanno poi lasciato il segretariato senza disordini.