Polesine, così il fronte del No alle trivelle unisce Lega, Fratelli d’Italia e minoranze: “Al governo diciamo ‘fermatevi’. Noi pronti a lottare”
“Fermate le trivelle”. Lo chiedono gli amministratori locali del Polesine da quando il nuovo governo ha dato il via libera a nuove concessioni per le estrazioni del gas nell’Alto Adriatico. Una decisione che ha generato un’ondata di protesta trasversale, da sinistra a destra, di sindaci, governatori, consiglieri regionali e anche senatori della stessa maggioranza. Uno dei primi a esporsi è stato il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli, eletto con il centrodestra. Il suo comune ha approvato un documento che esprime “la ferma contrarietà alla possibilità di affidare nuove concessioni, o di ripristinare quelle esistenti, alle estrazioni di gas metano nelle aree marine dell’Adriatico interessate dal nuovo decreto”. Un appello che in questi giorni stato approvato anche in altri comuni polesani. “Il nostro è un secco no – spiega il consigliere comunale di Rosolino Federico Avanzi – abbiamo la fortuna di avere di un governo eletto finalmente dagli italiani, però devono fare un passo indietro, hanno preso un granchio”. Da queste parti il ricordo dei danni provocati dalle estrazioni metanifere settant’anni fa è ancora vivo nella mente di molti. “Le perforazioni hanno dato vita a un calo dei terreni fino a 4 metri – commenta il governatore Luca Zaia – quindi dico che le garanzie sono davvero minimali affinché questo non accada ancora”. E di fronte all’ipotesi di una verifica compiuta da tecnici indipendente per verificare il rischio di subsidenza la consigliera regionale leghista Laura Cestari commenta: “A me va benissimo un tavolo tecnico. Certo mi sarebbe piaciuto che prima arrivassero con le garanzie e poi si parlasse di installazione perché ex post il lavoro si complica”. E se le garanzie non dovessero essere sufficienti? “Non ho dubbi che dovremo lottare”. Ma tra il fronte del no alle trivelle c’è anche un senatore di Fratelli d’Italia nato proprio in Polesine, Bartolomeo Amidei: “Il Dl 14 ha principi condivisibili ma non si può procedere finché non viene dato al territorio con certezza assoluto la non sussistenza di rischi eventuali di subsidenza”. Che cosa direbbe a Giorgia Meloni? “Guardiamoci bene, sediamoci chiamiamo i migliori tecnici per avere le garanzie”. E nel frattempo? “Prima di partire valutiamo” dice il senatore prima di aggiungere un ultimo elemento. “Nel Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) approvato dal Ministero per la Transizione Ecologica il 15 febbraio 2022, con il governo Draghi, sono state mappate le aree idonee per ’attività di prospezione e di ricerca che sono previste anche nell’entroterra – conclude Amidei – e questo è un grosso problema perché ci stiamo preoccupando della pagliuzza perché giustamente dà fastidio in un occhio ma questo è un trave”.