Al di là della dolorosa cronaca di un conflitto che ha già ha causato oltre 16mila vittime, oggi più che mai bisogna tenere alto il livello di attenzione sulla crisi umanitaria in Ucraina generata dal più grande esodo che l’Europa ricordi dal secondo dopoguerra. Servono politiche efficaci di accoglienza e integrazione per gli oltre 7 milioni di persone fuggite dal Paese – donne e bambini per il 90% – in Italia così come in Polonia, Romania e Moldavia dove continuano ad arrivare ogni settimana migliaia di profughi.
Per oltre 6,2 milioni di sfollati interni, la situazione potrebbe diventare sempre più critica
Con l’arrivo dell’inverno, nelle prossime settimane potrebbero diventare critiche le condizioni di oltre 6,2 milioni di sfollati interni a causa della carenza di alloggi e di beni di prima necessità come cibo, acqua e elettricità. Si stima inoltre che altri 13 milioni di persone siano bloccate in aree dove sono state distrutte infrastrutture come ospedali, scuole e impianti idrici.
In tutta l’Ucraina, quasi 18 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari, per altri 13 milioni servono assistenza igienico sanitaria e acqua pulita. Una famiglia su tre sta rimanendo senza cibo. Cifra che sale ulteriormente nelle regioni sud-orientali particolarmente colpite dalla guerra dove ben il 50% della popolazione al momento soffre di insicurezza alimentare.
Oxfam sta rispondendo con 23 partner locali nelle aree di Odessa, Kiev, Mykolaiv, Chernihiv e Znytormyrska, oltre che in Polonia, Romania e Moldavia dove ha già soccorso oltre 610mila persone attraverso la distribuzione di acqua pulita, cibo, kit igienico-sanitari e rifugi, la ricostruzione di infrastrutture idriche, il sostegno per trovare un alloggio o un lavoro, offrendo assistenza psicologica e legale ai rifugiati a rischio di tratta e sfruttamento.
La situazione nei Paesi di confine: 8 famiglie su 10 in Moldavia hanno finito i risparmi
Attualmente in Polonia, Romania e Moldavia si trovano oltre 1,5 milioni di rifugiati accolti per la gran parte in abitazioni private, oltre che nei centri temporanei predisposti dalle autorità.
Una condizione che accomuna la maggioranza dei rifugiati ucraini in tutti i paesi europei, Italia inclusa, e che li pone in una condizione di sempre maggiore incertezza con la prosecuzione del conflitto. In Moldavia si registra una delle situazioni più difficili: circa 85.000 persone vivono in alloggi privati – come ospiti o affittuari – ma nel 71% dei nuclei familiari non c’è nessuno che lavora e quasi otto famiglie su dieci hanno dichiarato di aver speso tutti i risparmi già tra aprile e maggio.
Tra la mancanza di strutture adeguate e il rischio di discriminazione
Ancora più precaria è la situazione delle persone LGBTQIA+. I cittadini di paesi terzi e le persone di colore o di tante persone di minoranza rom fuggite dall’Ucraina, che si sono trovate ad affrontare fenomeni di discriminazione, barriere linguistiche e legali, dovute anche alla mancanza di servizi adatti alle loro esigenze. È il caso, ad esempio, di Ilia, 70 anni, che oggi vive in una stanza fatiscente di un’ex università alla periferia di Chisinau, con una figlia non vedente e due nipoti, in una struttura del tutto inadatta ad ospitarla.
L’accoglienza in Italia: tra precarietà abitativa e difficoltà di accesso ai servizi
Per buona parte degli oltre 170mila rifugiati ucraini arrivati in Italia, la situazione rimane incerta e precaria: a settembre solo il 20% aveva trovato una sistemazione nella rete di accoglienza nazionale e per tutti è complicato l’accesso ai servizi socio-sanitari.
Le unità mobili di Oxfam
Dallo scorso aprile Oxfam ha deciso di contribuire a questa crisi con l’attivazione di unità mobili che si muovono sul territorio per individuare i casi di maggiore vulnerabilità a Roma e nel Lazio in collaborazione con Focus-Casa dei Diritti Sociali e in decine di comuni toscani insieme a Co&so Firenze.
L’ambizione è portare un aiuto concreto a centinaia di rifugiati ucraini, o di altre nazionalità, ospitati in abitazioni o strutture private dove non sono garantiti i servizi di informazione, orientamento e inclusione per facilitarne l’accesso ai servizi socio-sanitari, al sostegno psicologico, alla regolarizzazione, all’inserimento scolastico dei ragazzi, per orientarli ad un lavoro.
Senza una fine del conflitto all’orizzonte, un supporto che ci sembra necessario per le molte famiglie italiane e ucraine che si sono fatte carico dell’accoglienza, ma che ora non riescono più da soli a sostenere questo sforzo di solidarietà.