Chi di noi, a prescindere dall’anagrafe, può dire di non aver mai acquistato e indossato almeno una volta un paio di slip della collezione di biancheria intima di Calvin Klein? Perché dalla fine degli anni Ottanta fino ai giorni nostri, quelle mutande con l’elastico in vita firmato a caratteri cubitali hanno rappresentato un capo di abbigliamento che è diventato un simbolo di sensualità femminile e maschile, complici le campagne pubblicitarie, a volte ai limiti dello scandalo, che hanno reso celebri i volti e i corpi scultorei di modelli e modelle come Mark Wahlberg e Kate Moss.

Ma la carriera di Calvin Klein, che il 19 novembre di quest’anno compie 80 anni, era iniziata negli anni sessanta con il praticantato in alcune boutique di New York e la decisione, nel 1968, di fondare la società Calvin Klein Inc. insieme all’amico di infanzia Barry Schwartz. Calvin Richard Klein era nato nel 1942 nel Bronx da genitori ebrei immigrati dall’Ungheria e avendo ereditato la passione per il taglio e cucito dalla nonna sarta, si era iscritto al celebre Fashion Institute of Technology di New York. Sebbene suo padre e sua madre, entrambi farmacisti, non vedessero di buon occhio la scelta di dedicarsi alla moda, Calvin Klein aveva dimostrato la propria passione sin dai tempi della scuola tanto da riempire i libri di matematica di disegni e bozzetti invece di passare il tempo a svolgere i compiti e risolvere gli esercizi.

Se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, la strada verso il successo per Calvin e il suo socio venne spianata da un buyer di un grande negozio della City che entrò per errore nel laboratorio del giovane esordiente. Restò ammaliato dalle sue creazioni e fece un ordine da 50.000 dollari, una cifra enorme per l’epoca che consentì nuovi investimenti e un vero e proprio trampolino di lancio verso il successo internazionale.

Lo stile che contraddistingue le creazioni di Calvin Klein fu fin da subito improntato al minimalismo, una tendenza molto apprezzata e copiata fatta di forme asciutte e geometriche, senza decorazioni e fronzoli, elegante e basata su colori neutri fra cui regnava incontrastato il bianco. Ma la vera rivoluzione arrivò con la consacrazione di un capo di abbigliamento che fino ad allora era stato poco utilizzato dagli stilisti ovvero il jeans che divenuto sexy ed attillato rappresentava un autentico oggetto di culto e campeggiava sui manifesti pubblicitari addosso alle celebrities e ai sex symbol più desiderati del momento.

Un esempio su tutti fu l’allora quindicenne Brooke Shields fasciata in un paio di jeans e fotografata da Richard Avedon in una celebre campagna considerata dirompente e provocatoria per l’età della modella e per via dello slogan: “Non c’è niente tra me e i miei Calvins”. Se i jeans di Calvin Klein scossero l’opinione pubblica e fomentarono polemiche, il vero scandalo fu rappresentato dalla collezione di intimo maschile che dal 1982 sdoganò il nudo maschile e i modelli immortalati in pose provocanti tanto da suscitare clamorosi casi di censura.

I famosissimi boxer briefs erano un ibrido tra boxer e slip che venivano indossati sia dagli uomini che dalle donne così come il profumo CK One, uno dei più rappresentativi della maison. Fu lanciato sul mercato nel 1993 come prima fragranza unisex accanto ad Obsession for men che rimarrà indelebilmente legato all’immagine di una giovanissima e androgina Kate Moss che lanciava sguardi felini dai manifesti pubblicitari su cui giganteggiava senza veli. Fa un certo effetto ricordare che nel 1995, anno in cui era cominciata ma non ancora resa pubblica la relazione extraconiugale tra la stagista Monica Lewinsky e il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, furono proprio il presidente e la first Lady Hillary Clinton a far avviare un’inchiesta da parte del Dipartimento della Giustizia che provocò il ritiro della campagna con Kate Moss dopo sole tre settimane dall’uscita.

Ostacoli insignificanti per un temerario come Calvin Klein che non si è mai fermato davanti a nulla ed ha continuato per la sua strada ampliando le sue collezioni con linee di abbigliamento sportivo, costumi da bagno, calze, occhiali, cosmetici. D’altronde Calvin Klein non si è fatto mancare nulla neppure nella vita privata. Non ha mai nascosto la propria bisessualità, ha avuto due matrimoni da uno dei quali è nata una figlia e diverse relazioni. Si è sempre dichiarato un appassionato di vita notturna e ha dovuto più volte fare i conti con l’abuso di alcol e droga accettando di farsi curare in alcuni centri di riabilitazione nel Minnesota e in Arizona.

Nel 2002 il suo impero è stato ceduto per 400 milioni di dollari alla società Phillips Van Heusen, nel tempo si sono succeduti diversi direttori creativi e dopo un periodo di assenza dalle passerelle, nell’autunno del 2021, il brand ha presentato la capsule collection Heron Preston per Calvin Klein, capi di abbigliamento arricchiti da dettagli inediti che comunque conservano l’essenzialità e il minimalismo tipici di uno degli stilisti più famosi e copiati in tutto il mondo.

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