Calcio

Io boicotterò il mondiale degli scandali in Qatar. E vi do dieci motivi per fare lo stesso

Dieci motivi per boicottare il mondiale degli scandali in Qatar:

1- Le ombre di corruzione dietro la scelta del Qatar come sede del Mondiale da parte del comitato esecutivo della Fifa
Chi e come sceglie la sede di un Mondiale? Quanti interessi e pressioni ci sono dietro a questa scelta? Abbiamo visto tutti, nel 2015, come il “Fifagate” abbia spiegato a milioni di appassionati di calcio che il sistema che governa il calcio era corrotto dalla testa ai piedi, e sicuramente la scelta, nel 2010 a Zurigo da parte dei 22 membri del comitato esecutivo della FIFA, di assegnare il mondiale al piccolo Stato del golfo (rispetto alla candidatura degli USA, ma anche di Australia, Giappone e Corea del Sud) è stata uno dei momenti fondamentali per renderlo palese al mondo intero. Con pochi votanti (dopo gli scandali è stata cambiata e allargata la procedura) il meccanismo corruttivo non sembrava poi troppo complesso (al Qatar sono bastati 14 voti) e ci sono diverse e autorevoli accuse di milioni di dollari “investiti” per garantirsi una maggioranza in questa votazione e in quella contestuale che ha assegnato il mondiale del 2018 alla Russia. Il fondato sospetto di “mondiali comprati” dovrebbe essere sufficiente a boicottarli.

Lo stesso “padrino” della Fifa, Sepp Blatter, ha dichiarato che “Una settimana prima del Congresso della Fifa l’allora presidente della Uefa Michel Platini mi chiamò e mi disse che il nostro piano [di assegnare i Mondiali a Russia e Stati Uniti] non avrebbe funzionato. Mi disse che l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, in contatto con il principe ereditario del Qatar, gli aveva chiesto di fare il possibile per assegnare il torneo al paese arabo”. Aggiungendo: “Sei mesi dopo, il Qatar ha acquistato aerei da caccia francesi per 14,6 miliardi di dollari”.

In effetti, gli inquirenti francesi stanno indagando sia sui caccia francesi, che sull’acquisto del Paris Saint-Germain da parte di Qatar Sports Investments nel 2011e della creazione della piattaforma tv qatariota Bein Sport in Francia che paga profumatamente i diritti tv della Ligue1 e quelli dei Mondiali.

2- Le morti dei lavoratori sfruttati del mondiale
Sono oltre 6.500 gli operai che hanno perso la vita durante i lavori di costruzione di stadi e infrastrutture in Qatar. È quanto emerge da un’inchiesta del the Guardian, in collaborazione con la fondazione Humanity United, che evidenzia come la maggior parte delle vittime siano lavoratori immigrati irregolari. A quelli già citati, si aggiungono gli 824 morti segnalati dall’Ambasciata del Pakistan a Doha. La maggior parte dei decessi è avvenuta per insufficienza cardiaca o respiratoria acuta, oppure per stress termico. Tutti morti su cui il governo qatariota tace, nonostante la richiesta insistente delle famiglie dei deceduti di effettuare autopsie sulle salme dei loro cari. Richieste che vengono completamente ignorate e rispedite al mittente.

3- Mancanza di diritti umani e civili
Agli operai asiatici, che ricordo hanno lavorato in condizioni assimilabili alla schiavitù, è stato subito sequestrato il passaporto e proibita la possibilità di parlare con associazioni che si occupano di diritti umani: proprio su questo tema il piccolo paese del Golfo Persico, un Paese dove si applica la legge della Sharia, ha parecchi problemi con gli standard internazionali e con la possibilità di ospitare tifosi delle varie squadre, fra tutti basti pensare che l’omosessualità è reato punibile con 5 anni di carcere. Proprio in questi mesi hanno fatto molto discutere le prese di posizione degli emiri che hanno più volte criticato i giornalisti che portavano l’attenzione sulla questione.

Ricordo che il Qatar è una monarchia assoluta (seppur formalmente costituzionale) e non ha dimestichezza con i processi e le abitudini democratiche. Lo dimostrano le polemiche conseguenti all’arrivo dei primi giornalisti internazionali sul posto a cui viene intimato di cancellare fotografie (il caso dell’americano Grant Wahl,) o di spegnere le telecamere (il caso del danese Rasmus Tantholdt).

4- Le dimensioni del Qatar
Si può immaginare di organizzare un Mondiale in Abruzzo? o dentro la città di Roma? evidentemente Si. Perchè la grande kermesse globale, che dovrebbe ospitare tifosi da tutto il Pianeta, si svolgerà in soli 18 km quadrati. Il resto del piccolo Paese è infatti deserto. Facile comprendere come uno spazio così piccolo non avesse alcuna capacità di poter accogliere milioni di tifosi (altro scandalo sono gli operai sfrattati dalle loro case senza preavviso per lasciare spazio alle speculazioni per tifosi a 400/500€ a notte), nessuna reale infrastruttura sportiva a disposizione e tutti gli stadi, costruiti da zero, non avranno ragione di esistere il giorno dopo della competizione.

5- Tutti i campionati del mondo bloccati per giocare a dicembre:
Se non bastassero i motivi precedenti, eccone un altro piuttosto convincente. Nelle 21 edizioni precedenti i mondiali si erano giocati sempre d’estate, quando i tornei nazionali e continentali sono fermi. Per consentire al Qatar di essere Paese ospitante, tutto il resto del Mondo si è dovuto fermare ed adattare, perché da quelle parti pensare di giocare a calcio d’estate è totalmente fuori discussione, il caldo ti scioglie. Peraltro la costruzione delle infrastrutture in Qatar ha anche un impatto ambientale ed energetico notevole per alimentare una enorme cattedrale nel deserto.

6- I finti tifosi pagati dal Qatar
A quanto pare, gli stessi lavoratori migranti sfruttati dei punti 2 e 3, sono utilizzati per animare le strade qatariote vestiti da finti tifosi delle nazionali di calcio in gara. Sono esilaranti alcuni video diventati virali in rete, che mostrano le stesse persone, generalmente indiani, filippini, nepalesi, cingalesi, bengalesi o pakistani che cambiano maglia e festeggiano la “propria nazionale”. Sembra che stiano pagando anche centinaia di influencer, per dare al mondo una immagine diversa da quella che è la realtà.

7- Le condizioni impossibili per i veri tifosi
Se da una parte ci sono i finti tifosi e gli influencer pagati, dall’altra ci sono milioni di persone che le coppe del Mondo le hanno sempre seguite e avrebbero voluto fare lo stesso anche questa volta, solo che in Qatar non è così semplice. Sono state più di 3 milioni le persone che hanno raggiunto la Federazione Russa per il mondiale del 2018. Il Qatar sembra non poter arrivare ad accogliere neanche un terzo di quella cifra, puntando a numeri che andrebbero bene negli anni 60. Ma non finisce qui, per quelli che ce la faranno le condizioni non saranno certo ottimali, partendo dai prezzi impossibili di hotel e appartamenti (di cui parlo al punto 4), per le soluzioni abbordabili si parla di 200/300 euro a notte per dormire in modestissimi container (non per modo di dire) piazzati alla periferia di Doha in mezzo alle tempeste di sabbia. Mentre chi vuole bere una birretta in compagnia dovrà fare dei giri impossibili, visto che di base gli alcolici in Qatar sono vietati.

8- La tradizione calcistica del Qatar
La nazionale del piccolo paese della penisola arabica non ha mai partecipato alla fase a gironi dei Mondiali di calcio e non ha mai portato alcun contributo al movimento calcistico globale, a meno che non si voglia considerare come contributo al mondo del calcio l’immissione di (miliardi) di petroldollari nel Paris Saint Germain.

9- Il costo assurdo del mondiale in Qatar
Un costo iniziale di 220 miliardi è la cifra ufficiale di cui si parla, cifra che potrebbe essere anche superiore se si considera il costo nascosto dei punti che sono stati trattati in precedenza. Per capire il rapporto di dimensioni il mondiale in Russia aveva un costo iniziale di 11 miliardi, quello in Brasile di 15 miliardi, in Sudafrica di 3,6 miliardi, in Germania di 4,3 miliardi, in Giappone 7 e in Francia 2,3 miliardi di dollari.

10- Il caso Rai
La tv di Stato italiana ha acquisito l’esclusiva per tutte le partite del mondiale per 170 milioni di euro, lo ha fatto prima della sciagurata eliminazione della nazionale di Roberto Mancini ad opera della Macedonia del Nord, ma è rimasta convinta della sua azione non rivendendo i diritti a nessuno e tenendoseli per se in esclusiva. Anzi investendo in pubblicità per renderlo noto a tutti. Sarà stato un buon investimento? lo scopriremo tra non molto, intanto mi sembra che ci siano un numero sufficiente di ragioni per boicottare questo mondiale degli scandali.