La mossa da parte dell’amministrazione Biden di concedere l’immunità al principe ereditario saudita, rispetto al caso Khashoggi non è una sorpresa visto che il percorso delle trattative tra gli statunitensi e i sauditi, propedeutiche rispetto alla situazione odierna, sono partite più di un anno fa. Dopo la visita del presidente americano si è concretizzato un cambiamento di atteggiamento degli americani verso il principe saudita precedentemente accusato apertamente di essere coinvolto nell’omicidio del giornalista. L’azione americana rappresenta un aspetto collegato al conflitto ucraino-russo che mira a ricostituire il blocco americano tenendo conto dell’importanza di non dare vantaggi strategici ai rivali dell’America, soprattutto Russia e Cina.

Per questi motivi il cambiamento di atteggiamento attuale rappresenta la linea politica americana basata su una politica realistica che ha come obbiettivo il blocco delle possibilità per i rivali dell’America di trovare punti deboli nelle alleanze americane, specialmente con paesi importanti come l’Arabia Saudita.

In questo momento è necessaria una posizione forte dell’America visto gli obiettivi correnti americani, ossia il controllo dell’energia, del petrolio e la capacità di influenzare in maniera concreta Opec Plus, che vede proprio l’Arabia saudita come protagonista. Quest’ultimo paese finora non ha seguito la politica americana nel cercare di controllare questo mercato, esempio ne è il tentativo di impedire alla Russia di avere benefici diretti dal mercato del petrolio.

Dopo la visita dell’estate scorsa in Arabia Saudita e la volontà americana di rinforzare i rapporti con il paese, mancava un’azione legale che potesse rendere questo rapporto, e in particolare quello con uno dei suoi uomini forti, il futuro re del paese, più forte, dimenticando le vecchie accuse americane circa il caso Khashoggi, rimettendo al centro dei rapporti sauditi una forte alleanza stabile, in vista di una futura collaborazione strategica. Quest’ultima vedrà i sauditi protagonisti attivi nella regione.

L’Arabia Saudita con questa azione ha sicuramente ottenuto ciò che desiderava, soprattutto perché fino a poco tempo fa il principe ereditario era molto cauto nei suoi rapporti con gli Usa. Evidentemente aspettava un gesto che garantisse la sua sicurezza e la sua esclusione dal novero di persone implicate nell’omicidio del giornalista saudita.

Ci si aspetta che ora il principe inizi un periodo di attività a livello regionale e internazionale per la pace regionale. Questo potrebbe rappresentare la chiave di volta più importante per l’amministrazione Biden per poter registrare un successo in medio oriente, soprattutto ora che il ritorno al potere di Netanyahu in Israele bloccherà le trattative di pace con i palestinesi. Contemporaneamente gli israeliani cercheranno di riprendere gli accordi di Abramo e incrementare il numero di paesi arabi con cui Israele riesce ad intrattenere buoni rapporti.

Per questo motivo l’Arabia Saudita che oggi è la protagonista incontrastata dell’area, anche grazie alla sua visione strategica a medio e lungo termine, è sicuramente la chiave più importante per questo momento storico. Questa decisione americana potrebbe anche significare una volontà di rimettere mano alla politica estera statunitense nell’area medio orientale.

Il primo passo verso la normalizzazione dei rapporti tra Usa e Arabia Saudita è rappresentato dal viaggio di Biden nel paese arabo, questa mossa politica potrebbe avere delle ripercussioni positive su tutta l’ampia gamma di alleati americani, che ultimamente si sono dimostrati scettici e non si sentono sicuri o rappresentati rispetto all’alleanza, che appare in certi casi logora. Gli americani stanno cercando di rassicurare anche gli alleati e rinforzando la propria posizione.

In conclusione tutto quello che sta accadendo ora è una politica realistica che l’America sta mettendo in atto nel suo sforzo di affrontare sia la concorrenza russa e cinese sia di ricostruire rapporti con paesi strategici che fanno parte del blocco americano, in primis i paesi del Golfo, esportatori di petrolio. L’America con questa decisione oggi inizia un percorso nuovo, ma con la consapevolezza di perseguire i suoi obiettivi attraverso una programmazione strategica oculata, in cui sono presenti interessi reciproci, che verranno protetti dalla potenza americana, che è un alleato affidabile.

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