Il taglio dell’Iva su pane, pasta e latte che il governo valuta di inserire in manovra è un “bluff” secondo le associazioni dei consumatori. I conti sono presto fatti: stando ai dati aggiornati dell’Istat la spesa annua per una famiglia media è pari a 261,72 euro per il pane, 142,08 per il latte fresco e conservato e 140,40 per la pasta, ricorda il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona. Quindi il risparmio teorico sarebbe di appena 10 euro per il pane, 5,4 per la pasta, 6,9 per il latte, per un totale di 21 euro e 56 centesimi in un anno. “Non solo sarebbe un’elemosina – commenta Dona – ma sarebbe una farsa, visto che questa cifra irrisoria andrebbe nelle tasche dei consumatori solo nella fantasiosa ipotesi che i commercianti trasferissero matematicamente il taglio dell’Iva sul prezzo finale e non lo incassassero invece loro. Insomma, nella realtà sarebbe solo una mancetta a beneficio dei panettieri, visto che mai più ridurrebbero il prezzo per un ritocco matematico di appena lo 3,846%. Ecco perché sarebbe decisamente meglio tagliare l’Iva sul gas e sulla luce, che invece sarebbe applicato sicuramente dai fornitori di energia, costretti a farlo per legge”.
Il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, parla di “bluff del governo, un provvedimento spot che non produrrà reali vantaggi economici per le famiglie, mentre la tassa sulle consegne a domicilio (che in teoria dovrebbe colpire Amazon, ndr) sarà senza dubbio scaricata sui consumatori attraverso un rialzo dei costi del servizio”. “Il taglio dell’Iva è un provvedimento utile solo se esteso ai prodotti più frequentemente acquistati dalle famiglie, come alimentari e generi di prima necessità – spiega Truzzi – Limitare l’azzeramento dell’imposta solo al pane e latte determina risparmi irrisori per i consumatori e non è di alcuna utilità in questo momento di grande emergenza”.
“Appare poi addirittura dannosa la tassa sulle consegne a domicilio: siamo totalmente favorevoli a misure di sostegno per i piccoli negozi schiacciati dai giganti dell’e-commerce, ma il rischio concreto è che una simile tassa sia interamente scaricata sui consumatori finali attraverso un incremento dei prezzi dei generi consegnati o dei costi del servizio”.
“Intervenire solo sull’Iva su pane e latte è una misura mediatica che non produce reali vantaggi per i consumatori”, si unisce al coro il presidente del Codacons Carlo Rienzi. “Se davvero si vuole sostenere la spesa delle famiglie e combattere gli effetti negativi dell’inflazione, l’Iva va tagliata su tutti i generi alimentari e sui beni di prima necessità, intervento che produrrebbe un risparmio medio annuo che varia dai 180 euro per una coppia senza figli agli oltre 300 euro per un nucleo di 5 persone”.