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Politica - 19 Novembre 2022
Pd, tagliati i tempi del Congresso. Provenzano: “Costituente vera? Spazio stretto, non è chiaro se è salvo il processo”
Dopo le polemiche per i tempi lunghi del Congresso, l’assemblea del Partito democratico ha approvato con 553 voti favorevoli, 21 contrari e 36 astenuti le modifiche statutarie proposte dal segretario Enrico Letta: le primarie saranno così anticipate dal 12 marzo al 19 febbraio per velocizzare il percorso, come ha chiesto in particolare l’ala riformista del partito, che si prepara a candidare il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, la cui corsa potrebbe essere annunciata a breve.
Né lo stesso Bonaccini, né Elly Schlein o altri possibili candidati (da Matteo Ricci a Dario Nardella fino a Vincenzo De Luca) hanno però partecipato in presenza all’Assemblea nazionale dem, coprendo le carte. Matteo Ricci, a riunione in corso, ha annunciato un evento per venerdì prossimo a Roma sulle sue proposte per il PD. Dario Nardella da giorni ha convocato una assemblea pubblica il 27 novembre. Di Stefano Bonaccini si attende l’annuncio della discesa in campo per domani in un evento a Campogalliano. Allo stesso modo sono rimasti in silenzio i capicorrente, da Dario Franceschini, fino ad Andrea Orlando, anche lui non presente a Roma. Tutto mentre nel corso dell’assemblea non è mancata da più parti un processo alle correnti stesse, tra richieste di scioglimento e ordini del giorno presentati.
A protestare sui tempi tagliati invece è stata soprattutto la sinistra interna, con il vicesegretario uscente dem Giuseppe Provenzano: “Se sarà Costituente vera? Io sono contento di aver salvato questa discussione perché c’era chi voleva comprimerla. Non sono certo che sia salvo il processo costituente”, attacca.
“Si poteva immaginare una fase costituente vera, si sta scegliendo una via mediana. Lo capisco ma non sempre è la soluzione migliore”, ha spiegato pure Gianni Cuperlo. E lo stesso Provenzano ha avvertito: “Alcuni di noi aspettano solo questa conta delle primarie. Io spesso vedo due partiti al nostro interno, ma non possono esserci due partiti in uno. Credo che su alcuni temi ci voglia una barra”. Ha escluso invece una possibile candidatura Francesco Boccia, dopo che anche il suo nome era stato evocato, insieme a quello di De Luca: “Io sto dando il mio contributo alla mia comunità politica. L’ultima cosa a cui penso è aggiungere altre candidature a un numero già alto. Ma non rinuncerò a dire quello che penso. Se avessimo fatto alle Politiche l’alleanza fatta alle Amministrative avremmo vinto”, ha tagliato corto.
Resta poi anche il nodo delle Regionali, in Lazio e Lombardia, con la divisione tra dem e M5s e il rischio che si ripeta la sconfitta delle Politiche: “Sono contento che abbiamo un buon candidato che ha governato con i 5S e non vedo nessun motivo per il quale i cittadini M5S dovrebbero rompere l’alleanza. Dal M5S ci sono stati solo motivi nazionali. Qui non si tratta di costruire un’alleanza ma di romperla, perché c’è. D’Amato ha avuto il mandato di allargare la coalizione e lo sta facendo bene. Io rinnovo l’appello, abbiamo vissuto male l’elezione di La Russa, di Fontana, della Meloni e adesso bisogna evitare di essere i protagonisti dell’elezione della quarta figura monocratica della destra. Errare è umano ma perseverare è diabolico”, è stato l’ultimo appello del presidente uscente, Nicola Zingaretti.