Le altre nazioni hanno mandato leader politici di peso, mentre per l'Italia è rimasto solo l'ex ambasciatore Modiano. Il governo è stato "il grande assente ingiustificato” per gli ambientalisti Bonelli (Verdi) e Silvestrini (Kyoto Club). I buoni propositi del ministro solo dall'anno prossimo, alla Cop28 di Dubai
Ex ambasciatore dell’Italia in Egitto, Modiano è stato nominato a gennaio dagli ex ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, proprio per accompagnare il Paese nel percorso che l’avrebbe portato alla Cop 27, ma non ha un ruolo politico come quello, ad esempio, dell’inviato (da gennaio 2021) per gli Usa, John Kerry, che è anche membro del Gabinetto. “Il governo italiano è stato il grande assente ingiustificato” commenta il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. Arrivano critiche sulla presenza marginale dell’Italia anche da Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club: “Non pare che il nostro Governo sia interessato ad occuparsi di questa emergenza (a parte la breve puntata ‘diplomatica’ in Egitto della Meloni)”.
Le parole del ministro Pichetto Fratin
Eppure è proprio il ministro dell’Ambiente nominato da Giorgia Meloni a far notare che “dopo negoziati lunghi e difficili, il risultato più evidente di questa Cop è la creazione di un fondo per sostenere i Paesi più vulnerabili per affrontare le perdite e i danni conseguenti al verificarsi di eventi climatici estremi”, mentre “meno soddisfacenti sono stati i risultati ottenuti sul fronte cruciale delle azioni di mitigazione, dove si è probabilmente persa un’occasione importante per incrementare l’ambizione nel campo delle politiche di mitigazione”. E ancora: “Se la comunità internazionale non sarà in grado di mantenere i propri obiettivi in materia di mitigazione, oltretutto fortemente sostenuti dalla scienza, non saranno certo le politiche finanziarie a sostegno dei Paesi più vulnerabili a risolvere la sfida che devono affrontare”. E mentre il ministro annuncia che “si intende cominciare a lavorare intensamente già da domani per obiettivi più ambiziosi, da ottenere l’anno prossimo alla Cop28 negli Emirati Arabi” c’è chi si domanda dove fosse mentre in Egitto si lavorava per raggiungere gli obiettivi di questa Cop.
Le critiche di Kyoto Club ed Europa Verde
Vi lavoravano diversi ministri. Per la Germania, ad esempio, fa notare il Kyoto Club, “oltre al cancelliere Olaf Scholz” nella fase finale decisiva anche “la ministra degli esteri Annalena Baerbock” ha raggiunto la Cop, seguita per tutta la durata “dall’inviata per il clima Jennifer Morgan (già presidente di Greenpeace International)”. Ma non è l’unico caso: a guidare i negoziati strategici, da quello su fondo Loss and damage, a quelli su mitigazione e adattamento, ci sono stati in questi giorni ministri di paesi come Olanda, Spagna, Austria, Svezia, Belgio. La ministra finlandese Maria Ohisalo ha lavorato fino alla fine al testo finale. Il ministro Pichetto Fratin è andato due volte a Sharm el-Sheikh, nel corso della prima e della seconda settimana, ma non è mai entrato nei vivo dei negoziati. A incontrarlo, in Egitto, il co-portavoce di Europa Verde, Bonelli: “Mi ha confermato la sua convinzione anti-storica, che la transizione energetica in Italia non avverrà prima di 20-25 anni. Il nostro esecutivo sta lavorando per riprendere trivellazioni, raddoppiare gasdotti e realizzare nuovi rigassificatori al Sud”.
Cosa ha fatto alla Cop Pichetto, più favorevole allo scudo globale che al Loss and damage
Di fatto, lo stesso arrivo di Giorgia Meloni in Egitto è avvenuto a pochi giorni dalla decisione di concedere nuovi permessi e dire sì a nuove trivelle per aumentare l’estrazione di gas in Adriatico, anche a partire dalle 9 miglia dalla costa. Anche alla Cop, la premier non ha perso tempo sul fronte delle partnership legate ai combustibili. E anche Pichetto ha fatto la sua parte. Intanto, oggi ritiene che il risultato migliore della Cop 27 sia stato il fondo Loss and damage ma, fino a qualche giorno fa, preferiva l’alternativa (“L’Italia propende per uno strumento ridotto”). Alla Conferenza delle Parti sul clima, parlando con i giornalisti, ha confermato l’apertura al nucleare, mentre all’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, ha parlato sì di rinnovabili, ma anche di rigassificatori. E ha chi gli ha chiesto della possibilità che l’Ue annunci a breve un taglio del 57% (invece che del 55%) ha risposto: “Se si modificano strada facendo i parametri, andrà valutata la capacità di ogni singolo Paese di raggiungere gli obiettivi”.