È sempre difficile per un artista alzare l’asticella ancora più su, specialmente dopo un successo clamoroso. In pochi ci riescono e Ernia è uno di questi. “Io non ho paura” – la copertina del disco richiama il poster del film di Salvatores del 2003, tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti – si insinua nel solco di uno degli album più belli di quest’anno.
Matteo Professione, questo il vero nome dell’artista, è soprattutto un ragazzo di 29 anni che è riuscito con una immediatezza rara e con una penna sensibile a fare un ritratto generazionale di chi sta vivendo e ha vissuto i suoi stessi sentimenti. Parliamo di ansie, paure, frustrazioni ma anche di sentimenti e voglia di comunque alzare la testa e andare avanti. Verso l’ignoto, verso un qualcosa che non si sa cosa sia. Tutto questo è riassunto in quattordici brani, con l’eccellente produzione artistica di 6IXPM e Junior K. Il primo singolo estratto dall’album “Bella fregatura” è un ottimo biglietto da visita. La bella fregatura del titolo è la voglia di innamorarsi perdutamente di qualcuno: “Vorrei che un po’ di te capisse che un po’ di me sarà per sempre triste/ Che non c’è mia canzone in cui l’amore non finisce / Non so fare programmi nel presente, né per sempre / e far coincidere tutto non è facile per niente”. L’amore è presente anche in altri due brai come “Il mio nome” e “Acqua tonica” con Geolier.
Poi si entra più nelle viscere dell’animo umano. Si parte dall’analisi di ciò che ci circonda in “Rose e fiori” con il tema dell’ambiente e di una società che fa fatica ad andare avanti (“Andando contro le mie previsioni, non so vedere altri giorni migliori / All’orizzonte vulcani e alluvioni”), c’è l’instabilità socio-economica mondiale ed italiana, in “Tutti hanno paura” – uno dei brani più belli del disco – che apre la tracklist con Marco Mengoni (“Se crolla l’umore dopo crollan le borse), nonostante il successo e i dischi di platino e d’oro Ernia si interroga se merita quello che ha in “L’impostore” (“Perché io sì e non loro? Siamo uguali al primo gemito / Non credo nel destino o a chi parla in modo profetico / Ma se il talento è innato allora qual è il mio merito?”). E infine il brano più difficile ed intimo del disco “Buonanotte”. Un episodio personale dell’artista che in pochissimi conoscevano. La canzone è la lettera al figlio mai nato, spiega il motivo della scelta lucida di un interruzione di gravidanza, “una scelta sofferta ma meditata”.
Insomma con questo disco Ernia fa centro e ha chiamato a sé colleghi con cui creare feat. riusciti come “Qualcosa che manca” con Rkomi e “Bastava la metà” con Gaia e Guè, oltre a “Cattive intenzioni” con Salmo. Ernia non ha paura di mettersi in discussione e di mettere nero su bianco tutte le sue fragilità. E se qualcuno avesse ancora qualche dubbio basta solo citare i 4 dischi di platino del precedente disco “Gemelli”. Quando si “arriva” alla gente con il talento e parole sincere e intime, il successo arriva.