Il giorno dopo il fermo di Giandavide De Pau per triplice omicidio aggravato per i delitti di tre donne a Roma, emergono i particolari delle ore precedenti e successive alla morte di Martha Castano e delle due cittadine cinesi ancora non identificate. Il 51enne, con diversi precedenti ed ex autista del boss di camorra Michele Senese, era sotto l’effetto di droghe pesanti tra cui la cocaina (consumate con un l’altra donna) e aveva con ogni probabilità ingerito psicofarmaci. L’uomo, in cura per problemi psichiatrici, in passato era stato anche ricoverato. Dopo due notti insonni la decisione di raggiungere la casa della sorella dopo una telefonata in cui l’uomo farfugliava di sangue.
Ed è stata propria la sorella del presunto killer, Francesca De Pau, a chiamare le forze dell’ordine che erano già sulle tracce dell’uomo avendo ritrovato in via Riboty il cellulare e avendo alcune immagini delle telecamere di video sorveglianza. “Parlava di sangue, di donne uccise, di prostitute, non potevo non fare nulla” ha spiegato la donna ai cronisti de Il Messaggero e altri quotidiani che le hanno rivolto delle domande. “Non c’era scelta, mio fratello da tempo combatte con molti problemi, la droga, disturbi della personalità e psicologici. Quando con mia madre abbiamo visto cos’era accaduto a Prati abbiamo pensato che Giandavide fosse coinvolto, non lo sentivamo da un giorno intero e mercoledì, quando gli abbiamo parlato per l’ultima volta, avevamo capito che la droga era tornata prepotente”. E così la donna ha chiamato i carabinieri ed è stata messa in contatto con gli investigatori della Squadra mobile.
“Dopo la telefonata ai carabinieri e i contatti con la polizia, ho parlato con mio fratello, gli ho detto di venire a casa, che la polizia lo stava cercando perché avevano chiamato me trovando appunto il cellulare dalle due donne cinesi. Lui ha iniziato a parlare di sangue, di queste donne ma era confuso, non ricordava nulla. Poi il silenzio. Ha citofonato che saranno state le tre del mattino ed è salito: io credo che fosse drogato per lo stato in cui si trovava, non ricordava nulla, diceva di essere stato da quelle donne ma che c’era un altro uomo. Era confuso, disorientato”. E aveva macchie di sangue sul giubbino. “Mi sento straziata, lei deve capirmi, per noi è un dolore troppo forte – dice la donna intervista – troppo grande se davvero si dimostrasse responsabile ma ci sono delle vittime”.