La superstrada a pagamento, che quando sarà ultimata collegherà la A4 Milano-Venezia (poco prima di Vicenza) alla A27 Venezia-Belluno (a nord di Treviso), si annuncia già come un colabrodo perché i volumi di traffico rischiano di rivelarsi insufficienti a ripagare i costi miliardari
Pedemontana Veneta provocherà un salasso di 54 milioni di euro nei prossimi tre anni al bilancio della Regione Veneto. La superstrada a pagamento, che quando sarà ultimata collegherà la A4 Milano-Venezia (poco prima di Vicenza) alla A27 Venezia-Belluno (a nord di Treviso), si annuncia già come un colabrodo perché i volumi di traffico rischiano di rivelarsi un flop. La scoperta è del consigliere regionale dem Andrea Zanoni che ha spulciato il bilancio di previsione 2023-25. La definisce “una grande opera vampiro a livello nazionale”, avendo trovato la conferma delle denunce che le opposizioni formulano da anni: il concessionario, che ha realizzato il project financing, incamererà molti più soldi, sotto forma di canoni di disponibilità pagati dalla Regione, di quanto quest’ultima non recupererà in base ai pedaggi.
La Pedemontana è un autentico bubbone, dalle imprevedibili ricadute economiche. Iniziata nel 2011, sarà lunga 94 chilometri e attraverserà le industriose province di Vicenza e Treviso, ma è ancora incompleta. Mancano sia l’innesto nella A27, che una ventina di chilometri nel Vicentino, fino al collegamento con la A4 a Montecchio Maggiore. Ad un certo punto la Sis dei fratelli Dogliani, che aveva vinto il project financing, rischiava di lasciare in eredità la più grande delle incompiute, per motivi economici. La Regione nel 2017 era così corsa in aiuto con 300 milioni di euro e aveva rivisto l’accordo di finanza di progetto: avrebbe corrisposto un canone annuo variabile dai 165 milioni di euro del primo anno, ai 435 milioni di euro del penultimo dei 39 anni di durata della concessione. In cambio, alla Regione sarebbero andati tutti i pedaggi. In pratica si è trattato di un’assunzione di rischio, anche perché i flussi di traffico sono stati stimati in un arco di tempo molto lungo. Se non corrisponderanno a quanto previsto, le casse pubbliche saranno alleggerite di parecchi milioni di euro.
“UNA PERDITA DI 54 MILIONI” – Il consigliere Zanoni ha individuato i conti di previsione degli esercizi 2023, 2024 e 2025, con uno sbilanciamento di oltre 50 milioni di euro. Una cifra impressionante, che potrebbe essere ridotta quando la Pedemontana sarà ultimata, ma se la tendenza dovesse essere confermata si potrebbe arrivare a un disavanzo imprecisabile. “Dunque cominciano i prelievi dalle tasche dei cittadini per pagare i mancati introiti della Superstrada Pedemontana. – scrive Zanoni – Per la precisione: 24 milioni nel 2023, 15,7 milioni nel 2024 e 14,1 milioni nel 2025. Queste infatti sono le somme illustrate dalla Giunta Regionale in seconda commissione”. Il consigliere aggiunge: “Dopo i 300 milioni imposti da Zaia nel 2017, con conseguenti tagli soprattutto a danno della sanità veneta, adesso arriva un’altra mazzata da 54 milioni di euro a causa delle previsioni sugli insufficienti introiti derivanti dai pedaggi. È un’infrastruttura amarissima per i veneti, cornuti e mazziati. Prima sono state abrogate tutte le esenzioni per i residenti, poi il prelievo sanguinoso dalla sanità ed ora questo ulteriore salasso, per coprire i buchi di una convenzione che ha portato il rischio di impresa nella casa dei veneti garantendo ugualmente un canone fisso al privato”.
TUTTI I CONTI – I conti sulla carta sarebbero ancora peggiori, ma sono stati ritoccati dai tecnici durante l’audizione. In ogni caso, le stime di traffico sono state elaborate dalla consulente Veronica Vecchi, incaricata dalla Regione del Veneto in occasione del terzo atto convenzionale del 2017. Il 2023 sarà un anno anomalo, visto che l’opera non sarà ancora interconnessa con la A4 se non dal mese di agosto (data non sicura). In ogni caso, le uscite per il canone sono indicate in 187 milioni di euro e le entrate da pedaggi in 158 milioni di euro. La differenza pari a 29 milioni è stata poi rettificata a 24 milioni. Il 2024 diventerà (con tre anni di ritardo rispetto alle previsioni) il primo esercizio da cui partirà il calcolo dei 39 anni della concessione (scadenza 2062). Il canone di disponibilità pagato a Sis sarà di 165 milioni di euro, che con l’Iva diventano 201 milioni, mentre gli introiti da pedaggi saranno pari a 149 milioni senza Iva e 182 milioni ivati. La differenza pari a 18 milioni è stata poi corretta in 15,7 milioni. Nel 2025 il canone pagato dalla Regione sarà pari a 172 milioni 766mila euro senza Iva (210 milioni con l’Iva), ma i pedaggi dovrebbero arrivare a 158,6 milioni di euro senza Iva e a 193 milioni di euro ivati. Il deficit di 17 milioni di euro è stato ora corretto in circa 14 milioni di euro.
UNA SUPERSTRADA CHE COSTERA’ QUASI 15 MILIARDI – Per percorrere la Pedemontana gli utenti sborsano le cifre più care d’Italia, al punto che le categorie economiche hanno protestato. Pendolari, residenti e fruitori abituali non hanno ottenuto nessuna riduzione, anche se in passato le promesse della Regione si erano sprecate. La cifra più mostruosa è, però, quella del costo totale. Sul sito della giunta regionale è scritto ancora oggi che l’importo per i lavori è di 2 miliardi 258 milioni di euro e che alla fine dei 39 anni, “il concessionario incasserà circa 9 miliardi di euro non solo per la costruzione dell’infrastruttura, ma anche per la disponibilità e gestione della stessa fino alla fine della concessione, cioè al 2059”. Cifra sbagliata: i miliardi incassati da Sis saranno 12,1 senza Iva, ma considerando l’imposta, il costo a carico della Regione Veneto sarà alla fine di 14,7 miliardi di euro.
Il calcolo è contenuto in una tabella che è stata presa in esame anche dalla Corte dei Conti. La prima annualità (2024) indica un canone pagato dalla Regione pari a 165 milioni di euro (senza Iva). Poi la crescita è costante: al secondo annuo 172,7 milioni, al quinto 189,2 milioni, al decimo 249,6 milioni, al ventesimo 321,6 milioni, al trentesimo 380,2 milioni, al trentottesimo 435,6 milioni di euro. Ultima annualità: 332,3 milioni di euro. La Pedemontana, quindi, verrà pagata con i pedaggi, ma se non saranno insufficienti ad arrivare a 14,7 miliardi di euro, ci dovrà pensare la Regione. Intanto per i prossimi tre anni il deficit previsto è di 54 milioni di euro. A salvare le casse pubbliche potrebbe essere solo un aumento dei flussi di traffico, visto che la leva delle tariffe difficilmente sarà utilizzabile. Questo spiega perché due mesi fa Luca Zaia, durante l’assemblea di Confindustria Vicenza, ha detto: “Per senso di comunità bisogna cercare di usare la Pedemontana e usarla tanto”. Sembra già un appello da ultima spiaggia.
Eppure la Regione Veneto respinge ipotesi catastrofiche. E assicura: “A regime le stime confermano che le entrate dei pedaggi parificheranno il costo del canone e nei 39 anni il saldo sarà positivo. Al momento dell’approvazione, nel 2017, era stato argomentato a tutti i consiglieri regionali che tuttavia i primi 10 anni sarebbero stati in perdita per il normale e prevedibile avvio dell’utilizzo dell’infrastruttura, così detto rump-up”. Però è da tenere presente che anche il canone che verrà pagato al concessionario, come visto, crescerà nei primi dieci anni da 165 a 249 milioni. La Regione scarica infine le responsabilità del traffico ridotto (del 13 per cento) alla mancata apertura del collegamento con A4, la cui realizzazione spetta alla società Brescia-Padova e che dovrebbe essere completato nel 2023.