Haiti è la nazione più povera dell’Emisfero Occidentale, alle prese con una grave epidemia di colera. C’è anche questa tra le catastrofi umanitarie che non fanno notizia e vengono dimenticatie in fretta dalla comunità internazionale. Tra queste c’è il caso di La Pan-American Health Organization (PAHO) ha confermato 700 casi della malattia mentre i morti sono 161 e le infezioni sospette, in continua crescita, circa 7000. Il morbo si diffonde se le condizioni igienico-sanitarie sono precarie e questo è proprio il caso di Haiti, dove gli scontri tra le gang rivali hanno messo a ferro e fuoco la capitale Port au-Prince e più della metà della popolazione, come confermato dalle Nazioni Unite, non ha accesso a cibo ed acqua potabile. La prima epidemia, scoppiata nel 2010, aveva provocato almeno 10mila morti ed era stata diffusa proprio da alcuni Caschi Blu nepalesi delle Nazioni Unite.
I cittadini di Haiti sono privi, da anni, di una rappresentanza politica e di un sistema elettorale funzionanti. L’ex Capo di Stato Jovenel Moïse, di orientamento conservatore, si era imposto alle elezioni presidenziali del 2015 poi annullate per frodi massicce. La ripetizione delle consultazioni, nel 2016, aveva visto una nuova vittoria di Moïse ma anche in questo caso non erano mancate proteste a causa di brogli e di un’affluenza alle urne del 21 per cento appena tra gli aventi diritto.
Moïse, che negli ultimi mesi del suo mandato aveva governato per decreto, è stato poi assassinato nel luglio 2021 da un commando di uomini armati ed il Parlamento, il cui mandato era scaduto nel gennaio 2020 e le cui elezioni erano state rimandate, non è riuscito a colmare il vuoto ed al momento non è funzionante, proprio come la Commissione Elettorale. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, come ricordato da Al Jazeera, ha riferito che un gruppo di 20 colombiani ed haitiani-americani avrebbe preso parte al complotto che avrebbe dovuto portare al rapimento di Moise ma che si è poi evoluto “in un piano per uccidere il presidente”. Il New York Times ha segnalato che Moise “stava lavorando ad una lista di potenti politici e uomini d’affari coinvolti nel traffico di droga che intendeva consegnare al governo americano”. Il Primo Ministro Ariel Henry, nominato da Moise il giorno prima della sua uccisione ed appoggiato da Francia, Regno Unito e Stati Uniti, ricopre la carica di Presidente ad interim e rifiuta di lasciarla fino alle nuove elezioni. Lo stesso Henry le ha però rinviate sine die i e rifiutato un governo di transizione.
Secondo il portale Just Security ci sono sei modi in cui gli Stati Uniti e la comunità internazionale possono aiutare Haiti senza un intervento armato. Il primo è smettere di supportare a tutti i costi Ariel Henry, perché così si rinuncia ad essere neutrali e perché l’unica soluzione in grado di riportare stabilità può provenire da Haiti. La comunità internazionale dovrebbe, poi, garantire la governance facendo un passo indietro rispetto ad un eventuale governo haitiano e non agire in sua vece. Gli Stati Uniti dovrebbero imporre sanzioni agli individui coinvolti nella corruzione e negli abusi dei diritti umani, aiutare a comprendere i motivi dell’assassinio del Presidente Jovenel Moise, fare di più per interrompere la vendita illegale di armi ad Haiti ed interrompere le espulsioni e gli allontanamenti degli haitiani che, nella maggior parte dei casi, possono essere considerati rifugiati.
L’assenza dello Stato ha coinciso con un momento molto complicato per Haiti che, un mese dopo l’uccisione di Moïse, ha dovuto fare i conti con un terremoto devastante ed un uragano. Il 14 agosto 2021 un sisma di magnitudo 7.2 ha colpito il sud del Paese coinvolgendo 650mila persone, provocando quasi 2500 morti, oltre 125000 feriti, distruggendo 53000 case e danneggiandone gravemente altre 83000. Due giorni dopo la tempesta Grace ha colpito la stessa regione, provocando inondazioni e frane. Le gang controllano la maggior parte di Port-au-Prince, diverse infrastrutture ed hanno iniziato ad espandersi in altre città, i rapimenti sono diffusi ed influiscono sulla vita quotidiana delle persone. Le forze di polizia sono inefficienti e corrotte e l’assenza della missione di peacekeeping dell’ONU ha consentito alle gang di prosperare e di influire sulla situazione politica.
La società civile di Haiti ed il suo corollario di organizzazioni politiche, sociali e sanitarie sono divisi ed impotenti di fronte a gravi tragedie come i massacri, gli stupri di gruppo e gli attacchi incendiari nei confronti di diversi quartieri. Non è possibile che, in una situazione del genere, si possano svolgere elezioni e che possa formarsi un governo dotato di legittimità politica.
La Banca Mondiale riferisce che l’economia di Haiti si è contratta per tre anni consecutivi, e che tutti i risultati positivi ottenuti, in passato, nel contrasto alla povertà sono scomparsi. Non sono disponibili dati recenti per misurare l’indigenza ma il quadro è grave. Nel 2021 il 65 per cento delle famiglie ha sperimentato una riduzione degli introiti rispetto agli anni precedenti la pandemia e ciò ha fatto peggiorare, probabilmente dell’87 per cento, l’alto tasso di povertà già presente Due terzi degli indigenti vivono nelle aree rurali. Secondo lo Human Capital Index un bambino che nasce oggi ad Haiti avrà un livello di produttività pari al 45 per cento rispetto a quello che avrebbe se potesse curarsi ed istruirsi. Più di un quinto dei bambini è a rischio di sviluppare deficit fisici e cognitivi ed il 22 per cento dei quindicenni non vivrà oltre i 60 anni di età.