In appello la condanna dell’appuntato Giuseppe Montella, considerato il leader del gruppo, è passata da 12 anni a dieci anni. I fatti contestati risalgono al periodo del lockdown per il Covid
Pene ridotte per i carabinieri della stazione Levante di Piacenza, arrestati a luglio 2020 e processati con il rito abbreviato. In appello la condanna dell’appuntato Giuseppe Montella, considerato il leader del gruppo, è passata da 12 anni a dieci anni; quella per Salvatore Cappellano da otto anni a sei anni e quattro mesi; per Giacomo Falanga sei anni, per il comandante di stazione Marco Orlando, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, da quattro anni a un anno, otto mesi e 20 giorni; per Daniele Spagnolo da tre anni e quattro mesi a un anno e due mesi. Per questi ultimi due è stata decisa anche la sospensione condizionale. Spagnolo era l’unico per cui la Procura generale con il pg Nicola Proto aveva chiesto una riduzione.
La Corte ha anche diminuito la provvisionale al ministero della Difesa, in diecimila euro e quella a Nsc e Pdm, in duemila euro. La caserma nell’estate del 2020 venne chiusa e sequestrata dopo che emersero reati vari, dallo spaccio di droga a corruzione e tortura, commessi durante il lockdown. E sulla pronuncia della Corte d’Appello riguardo i fatti avvenuti a Piacenza si è espresso anche Nsc, il Nuovo Sindacato Carabinieri che si era costituito parte civile nella vicenda. “Il riconoscimento del danno inferto, con le attività criminali poste in essere in servizio da alcuni ‘traditori’ al sindacato anche da parte del collegio della Corte d’Appello di Bologna – osservano in una nota, Massimiliano Zetti e Giovanni Morgese, segretario generale nazionale e regionale dell’Emilia-Romagna di Nsc – non lascia più dubbi sulla piena operatività del nascente organismo democratico a tutela del carabiniere lavoratore”.