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Gordon Ramsay, gli attivisti di Animal Rebellion occupano il suo ristorante a Londra: “Qua cene da 155 sterline, là fuori 2 milioni di persone senza cibo”

In una quindicina, sono entrati nel locale stellato del celebre chef e volto televisivo e si sono seduti ai tavoli liberi. Lo hanno fatto educatamente, con rispetto dei clienti che stavano cenando

di Simona Griggio

“Questo ristorante è l’esempio perfetto delle disparità sociali: occupiamolo!”. Gli attivisti di Animal Rebellion hanno spiegato così l’azione di protesta che li ha spinti a occupare il ristorante di Gordon Ramsay nel quartiere Chelsea di Londra. In una quindicina, sono entrati nel locale stellato del celebre chef e volto televisivo e si sono seduti ai tavoli liberi. Lo hanno fatto educatamente, con rispetto dei clienti che stavano cenando. Poi hanno tirato fuori un menu verde sul quale erano elencati i costi ambientali dei vari piatti serviti nel locale di Ramsay, in particolare quelli a base di carne. “Questo ristorante è l’esempio perfetto delle disuguaglianze che stiamo affrontando nel Regno Unito – ha detto uno degli attivisti – e mentre Gordon Ramsay prepara cene da 155 sterline più di due milioni di persone sono costrette a dipendere dai banchi alimentari a causa della crisi”.

Il gruppo di protesta Animal Rebellion spiega sul suo profilo Instagram la motivazione dietro il gesto: “Siamo a un punto cruciale della crisi del costo della vita e dell’emergenza climatica. Le famiglie stanno lottando per pagare le bollette e i bambini vanno a scuola affamati in tutto il Regno Unito, mentre gli ultra-ricchi continuano a rastrellare profitti. Come può essere giusto?” Ecco allora la proposta per cominciare a risolvere le diseguaglianze: eliminare la carne dalla nostra dieta.
“Un sistema alimentare vegetale richiede il 75 per cento di terreni agricoli in meno per coltivare cibo, consentendoci di sfamare milioni di persone in più senza dipendere dalle industrie di allevamento animale da sfruttamento”.

Come è finita l’occupazione del ristorante “Gordon Ramsay”, tre stelle Michelin? Nessun intervento della polizia, nessun tipo di violenza. Dopo un paio d’ore il responsabile del locale ha deciso di chiudere in anticipo e gli attivisti se ne sono andati pacificamente come erano entrati. Lo chef, celebre volto di docu-reality come Cucine da incubo e Hotel da incubo e della versione statunitense del talent Master Chef, è da sempre sostenitore dell’utilizzo della carne in cucina. Perciò non è nuovo alle proteste delle associazioni animaliste. In diverse occasioni ha servito carne a clienti vegetariani nascondendone la presenza nella ricetta. E ha dichiarato senza mezzi termini la sua convinzione sui benefici della carne di cavallo: “Meriterebbe un maggior rilievo nel regime alimentare inglese”. Così, un giorno, si è trovato una tonnellata di letame di cavallo davanti all’ingresso del ristorante che gestiva nel centro di Londra, il Ramsay Claridge’s. Un ‘regalo’ dell’associazione animalista Peta.

Cosa scrivono i commentatori sul profilo Instagram di Animal Rebellion? Di tutto di più. Chi apprezza la protesta afferma: “Un’azione che dice tanto sullo stato del mondo di oggi. Clienti che passano davanti ai senzatetto per entrare in un locale dove si pagano somme a tre cifre per un pasto. Si sovvenzionano ricchi e benestanti attraverso strategie fiscali e politiche di protezione. Quando impareranno la lezione? Quando i governi cominceranno ad assumersi la responsabilità?”. Ed ecco invece chi non ha apprezzato: “Volevo solo ringraziarvi per aver rovinato completamente il nostro anniversario di matrimonio ieri sera. Ho prenotato sei mesi fa e risparmiato per un anno per andarci. La vostra argomentazione sulla disuguaglianza è spazzatura. Non siamo ricchi, lavoriamo sodo e risparmiamo. Parlate di attivismo vegano… tutto il cibo è stato buttato via dal ristorante ieri sera. Spero in futuro di avere l’opportunità di disturbare voi”.

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