I dipendenti della cooperativa Karibu denunciano stipendi non pagati per 400mila euro? “Non abbiamo soldi da dargli perché lo Stato non ci paga in tempo: tra burocrazia e Covid i fondi arrivavano anche dopo un anno e mezzo. (…) Il mio errore è stato non licenziarli prima. Quando ci siamo accorti che gli anticipi dello Stato arrivavano troppo tardi avrei dovuto avere il coraggio di farlo, ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare”. A parlare in un’intervista a Repubblica è Marie Thérèse Mukamitsindo, suocera del neo-deputato ed ex sindacalista Aboubakar Soumahoro, coinvolta in un’indagine della Procura di Latina su presunti mancati pagamenti ai lavoratori e maltrattamenti ai migranti ospiti della coop di cui è presidente. Lei giura di non aver intascato un euro dei fondi ricevuti dallo Stato (fino a dieci milioni l’anno): “Tutto è stato speso per i rifugiati, a cui ho dedicato 21 dei miei 68 anni. Tutto è rendicontato e posso provarlo”. Anzi, dice, “coi miei risparmi ho versato alla coop 45mila euro”. “Sono quattro anni che mia madre non ha stipendio. È un operaio dello Stato e nessuno la difende”, rilancia sua figlia, Liliane Murekatete, 45enne moglie di Soumahoro, che fino a pochi mesi fa sedeva nel consiglio di amministrazione della Karibu.
Per dimostrare i ritardi nell’erogazione dei fondi che giustificherebbero gli stipendi non versati, la suocera del deputato dice di avere “i bonifici con le date e una lettera di sollecito della Prefettura al comune di Roccagorga che ci deve 90mila euro. Quello di Latina 100mila. Per il progetto “Perla” contro il caporalato ci hanno dato la metà degli 80mila dovuti, da quello sull’8 per mille del 2019 ne abbiamo ricevuti 80mila su 157mila, solo nel 2022. Siamo andati in cassa integrazione, non ci dormivo la notte”. Sull’altro aspetto della denuncia presentata dal sindacato Uiltucs, le testimonianze dei migranti ospiti delle strutture di Karibu che raccontano di elettricità e acqua mancanti, cibo scadente, maltrattamenti e razzismo, Mukamitsindo replica: “I ragazzi, che hanno un tutore legale, non si sono mai lamentati con noi“. E suggerisce che possano essere stati “manipolati dal sindacato, che è andato da loro. E mi chiedo se sia corretto raccogliere testimonianze senza il permesso del tutore legale”. “L’obiettivo è Aboubakar, vogliono affossarlo. Guarda caso un mese dopo il suo ingresso in Parlamento, e subito dopo essere andato a Catania per difendere lo sbarco dei migranti, scoppia questo scandalo”, chiosa la figlia.