Nelle bozze della legge di Bilancio attesa lunedì sera in consiglio dei ministri compare infatti un nuovo credito d’imposta per l'adeguamento tecnico dei registratori telematici proprio ai fini dell’introduzione della riffa istantanea, già prevista dal decreto Pnrr dello scorso giugno. L'evoluzione della misura anti nero era stata suggerita dal dipartimento Finanze del Tesoro nella Relazione per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione derivante da omessa fatturazione
Il governo Meloni salvo sorprese dell’ultima ora non abolirà la lotteria degli scontrini, parte del piano “Italia cashless” del governo Conte 2, anzi intende incentivarne il rilancio. Che passerà per l’introduzione di premi istantanei, grazie ai quali la misura anti nero diventerà simile al Gratta e vinci facendo leva sull’amore degli italiani per giochi e scommesse. Nelle bozze della legge di Bilancio attesa lunedì sera in consiglio dei ministri compare infatti un nuovo credito d’imposta per l’adeguamento tecnico dei registratori telematici proprio ai fini dell’introduzione della riffa istantanea, già prevista dal decreto Pnrr dello scorso giugno.
La conferma era tutt’altro che scontata, considerato che la premier aveva definito la misura “un’idiozia” e a fine 2020, quando erano partite le registrazioni per partecipare, aveva scritto su facebook: “Se paghi con carta di credito e fai così sapere a Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate e lo Stato tutto quali sono le tue abitudini, cosa ti piace, cosa compri e da chi e a che ora, allora partecipi a una “lotteria dello Stato” (cioè pagata anche da te). Poi Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate e lo Stato tutto potranno valutare se fai spese “immorali” oppure se sei un cittadino socialmente accettabile. Vale così poco la tua libertà? Manda al diavolo questi accattoni che abbiamo al Governo e non registrarti a questo umiliante gioco, fai vedere loro che gli italiani non vendono la loro dignità e la loro libertà a buon prezzo, a differenza di chi ci governa”.
Come è noto, già nel giugno 2021 il governo Draghi ha cancellato l’altra “gamba” del piano cashless, il cashback di Stato, che garantiva la restituzione di un massimo di 150 euro semestrali e di 1.500 euro per i 100mila maggiori utilizzatori di carte. In sei mesi avevano partecipato 7,8 milioni di utenti per un totale di 736 milioni di transazioni, di cui 119 milioni sotto i 5 euro. Gli addetti ai lavori (e anche diversi esponenti dell’esecutivo) avevano riconosciuto l’effetto positivo nello stimolare l’utilizzo della moneta elettronica, aumentando la tracciabilità dei pagamenti. L’allora ministro dell’Economia Daniele Franco aveva però ritenuto che i costi (circa 3 miliardi l’anno) fossero eccessivi rispetto ai benefici. Una valutazione poi confermata nella “Relazione per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione derivante da omessa fatturazione” pubblicata dal dipartimento Finanze del Tesoro a fine 2021, in cui si legge “non può essere stabilita una relazione causale chiara tra gli incentivi previsti e la riduzione dell’evasione fiscale” in quanto mancano elementi per dire che l’impatto sulle transazioni elettroniche sia stato maggiore nei comparti in cui è maggiore la propensione a evadere.
Al contrario, la stessa Relazione – che contiene una serie di proposte per facilitare il raggiungimento del traguardo del Pnrr relativo al calo del tax gap – promuoveva la lotteria suggerendo di rilanciarla e invogliare i consumatori a partecipare introducendo appunto anche dei premi istantanei con premi più piccoli e una partecipazione automatica attraverso moneta elettronica e app al posto del macchinoso sistema che impone di fornire ogni volta il codice lotteria. Il via libera politico è arrivato in sordina la scorsa estate, in fase di conversione del decreto Pnrr: ora manca solo il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Dogane d’intesa con l’Agenzia delle Entrate, chiamato a definire le modalità tecniche e l’entità dei premi. Verrà approvato a breve, al massimo entro gennaio.