Babbi, autogrill, spie e segreti di Stato. L’ultimo libro di Matteo Renzi fa tornare d’attualità la vicenda dell’incontro tra l’ex premier e l’ormai ex agente dell’intelligence Marco Mancini alla stazione di servizio di Fiano Romano. Ricordate? Era il 23 dicembre del 2020, si era in piena crisi politica che avrebbe poi portato alla caduta del governo Conte 2, quando il leader d’Italia viva incontra lo 007, noto tra le altre cose anche per il caso Abu Omar, in una piazzola dell’autogrill. I due parlano per circa 40 minuti e vengono notati da una donna di passaggio, una docente in sosta nella stazione di servizio, che ha poi inviato un breve video di quell’incontro alla redazione di Report. È, infatti, grazie allo scoop della trasmissione Rai che la vicenda diventa di pubblico dominio. Invece di chiarire l’oggetto del dibattito con lo 007, però, Renzi si limita a dire che Mancini doveva portargli i babbi, tipici biscotti romagnoli. Poi il leader di Italia viva passerà al contrattacco denunciando la trasmissione di Sigfrido Ranucci e accusando chi lo aveva filmato addirittura di averlo pedinato e di aver “violato la Costituzione“. Una sorta di complotto che è stato smentito nel giugno scorso dalla Digos di Roma: la donna dell’autogrill non aveva alcuna motivazione diversa dalla semplice curiosità quando ha registrato con lo smartphone la chiacchierata tra il senatore e l’ex dirigente del Dis.
Il libro di Renzi – Nessun complotto dunque. E invece Renzi insiste. E nella versione aggiornata del suo libro, Il Mostro (edito da Piemme), scrive: “La direttrice dei servizi segreti Elisabetta Belloni ha deciso nella primavera del 2022 di opporre il segreto di Stato fino al 2037 durante l’interrogatorio come testimone all’interno di indagini difensive a cui è stata sottoposta a seguito della strana vicenda Report-Autogrill. Vengo a conoscenza dell’opposizione del segreto di Stato in modo rocambolesco e casuale il 25 giugno scorso. Rimango senza parole. Alla luce di questa decisione enorme la verità sulle vicende connesse all’autogrill sarà pubblicata solo nel 2037“. Ma quale è la verità sulle vicende connesse all’autogrill? Forse il contenuto della chiacchierata tra uno 007 e un leader di partito in un luogo molto poco istituzionale come la piazzola di un autogrill, peraltro durante una crisi politica? Per Renzi no, visto che ancora oggi non ha mai chiarito il contenuto del suo dialogo con Mancini. Ospite di Massimo Giletti a Non è l’Arena su La 7, l’ex segretario del Pd ha commentato così la vicenda: “Il segreto di Stato su Ustica si spiega, il segreto di Stato sull’autogrill si spiega meno. Questa storia dell’autogrill a me non torna, incontrare Mancini non era un problema, ha incontrato Conte, Salvini… Mancini è autorizzato a quel tipo di incontri. Mi domando cosa c’azzecca il segreto di stato con l’autogrill?” Ora, a parte il fatto che neanche il segreto di Stato su Ustica si dovrebbe spiegare (i passeggeri morti a bordo del Dc 9 Itavia furono 81), sembra che Renzi stia raccontando ancora una volta tutta la vicenda come un complotto politico ai suoi danni. E infatti ha pure convocato una conferenza stampa apposita per martedì pomeriggio. “Io so – ha detto su La7 – che è stato opposto il segreto di Stato dalla dottoressa Belloni, quattro mesi fa, la stessa persona che io ho fatto fuori dalla corsa al Quirinale. Io ho fatto un battaglia contro Elisabetta Belloni al Quirinale in modo molto trasparente, una battaglia politica perché secondo me chi è al vertice dei servizi non può andare al Quirinale. Quello che è successo dopo, chiunque potra farsi delle domande…”.
Il segreto di Stato e l’ok del premier a giugno – Dunque, seguendo l’auspicio di Renzi, poniamoci delle domande. La prima: perché il capo d’Italia viva mette in relazione l’operato di Belloni come direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che coordina le attività dei servizi, e la corsa al Colle? Va sottolineato, infatti, che all’epoca dell’incontro con Mancini, Belloni era ancora segretaria generale del Ministero degli Affari esteri. Sarebbe stata nominata al vertice del Dis solo il 12 maggio del 2021, nei giorni in cui esplode la vicenda dell’autogrill grazie al servizio di Report. Una nomina decisa da Mario Draghi, il premier voluto fortissimamente dallo stesso Renzi. Belloni fu scelta per sostituire Gennaro Vecchione, che invece era stato voluto da Conte, il presidente del consiglio affondato pochi mesi prima proprio dal leader d’Italia viva. L’attacco di Renzi a Belloni legato alla corsa al Quirinale, dunque, è un collegamento un po’ forzato, soprattutto se si risponde a una seconda domanda: su cosa è stato posto il segreto di Stato? Lo spiega Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai Servizi, che – dopo le accuse di Renzi – è intervenuto per confermare “piena fiducia” a alla direttrice del Dis e spiegare che”l’opposizione al segreto di Stato è stata confermata dal Presidente del Consiglio nel giugno 2022 e che essa è avvenuta nel corso di indagini dell’autorità giudiziaria, in relazione alla sola esigenza di tutelare la funzionalità dei Servizi, e per scongiurare il rischio di violarne la necessaria riservatezza. Il segreto di Stato è stato peraltro a suo tempo comunicato all’ambito istituzionale proprio, costituito dal Copasir, nei termini di legge”. Come è noto, infatti, secondo la legge l’unico soggetto titolare del potere di apposizione del segreto è il premier e nel giugno del 2022 a Palazzo Chigi c’era ancora Draghi: dunque il segreto di Stato che, secondo Renzi, nega “la verità sulle vicende connesse all’autogrill” è stato confermato proprio dal capo del governo amatissimo da Italia viva.
L’indagine di Ravenna – In più, come spiega Mantovano, il segreto non è stato posto sulle generiche “vicende connesse all’autogrill” ma per tutelare la funzionalità dei servizi. A sentire il sottosegretario, infatti, l’opposizione del segreto è avvenuta nell’ambito di indagini dell’autorità giudiziaria. Il riferimento è all’inchiesta aperta dalla procura di Ravenna dopo che Mancini ha deciso di querelare Report per diffamazione e rivelazione di segreto di Stato. Per una mera coincidenza proprio la procura di Ravenna è stata guidata per sette anni da Alessandro Mancini, fratello dell’ex agente segreto, che è stato poi trasferito dal Csm alla corte d’Appello de L’Aquila alla fine del 2020, quindi prima che esplodesse il caso autogrill. Da quello che risulta a ilfattoquotidiano.it Belloni ha posto il segreto di Stato quando le sono state poste domande inerenti le dinamiche interne all’intelligence. Non sulla vicenda raccontata da Report.
Il rasoio di Occam – C’è poi un altro particolare che non torna. Il sottosegretario Mantovano dice che il segreto è stato posto “nel corso di indagini dell’autorità giudiziaria”. Renzi, invece, scrive che Belloni è stata interrogata “come testimone all’interno di indagini difensive“. Indagini difensive di chi? Di Mancini? E se così fosse chi ne ha parlato al leader d’Italia viva, già il 25 giugno? Renzi sostiene di essere venuto a sapere della vicenda in “modo rocambolesco e casuale“. Chissà se anche questa volta c’entra l’autogrill di Fiano Romano. Di sicuro c’è solo è che, come dice Ranucci, se c’è un segreto in questa vicenda “è proprio quello che si sono detti l’ex premier e l’ex 007 in quei quaranta minuti”. Basterebbe dunque che Renzi seguisse il principio del rasoio di Occam: per risolvere un problema basta spesso battere la pista più semplice. Il leader d’Italia viva vuole sapere la verità sulla vicenda dell’autogrill? Cominci a raccontare il contenuto del suo colloquio con Mancini.