Dopo 6 anni da Integrity and Faithlessness, capitolo davvero poco felice, Square rispolvera una delle sue storiche saghe con Star Ocean: The Divine Force, cercando di capire, ancora grazie agli sviluppatori di Tri-Ace, se sia il caso di andare avanti o fermarsi definitivamente.
Il problema sostanziale è che una mossa del genere fu fatta proprio con Integrity and Faithlessness accolto in modo decisamente freddo (anche giustamente), ma questa volta, nonostante un altro titolo dal budget non certo illimitato, si è fatto almeno qualche passo in avanti, ma sarà stato abbastanza?

Raymond o Laetitia – Scegliere chi salverà la galassia
Non è una novità per i fan di lunga data della saga: prima di mettere piede nel mondo di gioco, il giocatore sarà chiamato a una scelta ben precisa: Raymond o Laetitia? Una decisione che anticipa fin da subito una certa rigiocabilità, visto che, vi anticipiamo, non sarà assolutamente una mera scelta estetica, ma porterà a vedere diversi momenti di storia tramite uno o l’altro punto di vista nonchè ad avere determinate influenze anche a livello contenutistico. Da qui in poi c’è l’unico, vero grande balzo in avanti di questo capitolo di Star Ocean rispetto ai suoi “antenati” (a parte il DUMA): la trama e il character design di The Divine Force sono l’apice della saga, saga non certo famosa per i suoi intrecci.

La sceneggiatura di Gotanda accompagnerà il giocatore dalla semplice ricerca di una pilota precipitata insieme a Raymond chissà dove fino a un concatenarsi di eventi che metterà a repentaglio l’intera galassia, sempre con furbizia e coerenza: anche là dove sembra ci sia assolutamente qualcosa che non va nella trama, proseguendo i pezzi del puzzle si mettono sempre al loro posto. Fin qui tutto bene e se si stesse parlando di una Visual Novel saremmo vicini alla perfezione, ma intorno all’intelligenza narrativa e a un ottimo character design c’è un intero gioco del quale discutere e lo specchio comincia a scricchiolare.

Star Ocean: The Divine Force – Il gioco dei dualismi
The Divine Force sembra proprio avere una doppia faccia e le mostra entrambe in ogni sezione del gioco. Si parte dal combat system, decisamente migliorato rispetto al passato. Star Ocean si presenta con un sistema molto simile a quello di Tales of: nel menù assegneremo mosse a ognuno dei 3 tasti cercando di costruire la chain combo più efficace da usare durante i combattimenti tenendo a mente animazioni, effetti sui nemici e tempi di caricamento delle magie.

Ogni personaggio potrà essere costruito in ogni sua mossa e potremo decidere di controllarli direttamente, passando da uno all’altro, o restare su Raymond/Laetitia lasciando il resto della gestione all’AI che non se la cava poi così male pur essendo davvero troppo spericolata contro i boss. Restando in tema di lotta The Divine Force sfoggia un’ottima continuità esplorativa anche in presenza di nemici: una volta ingaggiato il combattimento non ci sarà nessun cambio di scena o caricamento e una volta entrati per bene nelle meccaniche di gioco, gli scontri contro i normali mostri che infestano le mappe si concluderanno tranquillamente in una manciata di secondi senza interrompere l’esplorazione.

Esplorazione che risulta il fiore all’occhiello del titolo Square; a neanche un’oretta di gioco, al giocatore verrà infatti consegnato DUMA, un robottino che permetterà un deciso scatto in qualsiasi direzione (anche e soprattutto in verticale) come se fosse una sorta di jetpack. DUMA rende l’esplorazione veloce, varia e divertente grazie anche alla buona tridimensionalità con la quale Tri-Ace ha costruito le varie macro aree di gioco. Il fidato drone non servirà solo a raggiungere posti elevati, ma garantirà parecchi vantaggi anche in combattimento, sia nella fase preliminare, quando lo si potrà utilizzare per cogliere di sorpresa i nemici, che nelle fasi di lotta vere e proprie nelle quali si potrà decidere di creare una barriera difensiva o usarlo per lanciarsi contro un nemico e sfruttare il Blindside virando all’ultimo momento, disorientare i nemici e attaccarli con più efficacia.


Come il resto, anche l’esplorazione mostra il suo lato oscuro a causa di una combinazione tra ambizioni troppo elevate e scarso budget. È vero che The Divine Force è un titolo cross platform e soffre della cosa, ma ci sono altri action rpg, come Tales of Arise, che fanno determinate cose meglio di Star Ocean, senza neanche essere a cavallo tra due console. Un buon Jrpg non dev’essere per forza visivamente spettacolare e il cercare di renderlo tale è forse stato il più grande punto debole a livello di ambientazione.

Aster IV regala degli ottimi scorci e macro aree molto piacevoli alla vista, ma c’è una disparità di dettagli tra alcune zone e altre davvero sconcertante. Sarebbe stato utile forse concentrarsi sul sistema DUMA che cercare la suggestione dei paesaggi a ogni costo: tra collisioni quantomeno bizzarre, strisciate sulle rocce, barriere invisibili e reset del gioco a causa di incastri irreversibili, un po’ più di pulizia della meccanica sarebbe stata gradita. Così come sarebbe stata gradita qualche cura in più nelle missioni secondarie, davvero poco intuitive e con reward che fanno passare la voglia di portarle a termine, reward che tra l’altro, non essendo anticipate in alcun modo, non permettono di sapere se valgono il tempo speso.

Il menù, luogo dove si passerà davvero tanto tempo, è decisamente completo. Si tratta pur sempre di un Jrpg e di cose da gestire ce ne sono parecchie tra livellare il duma, potenziare i personaggi nei vari skill trees, costruire combo e valutare gli equipaggiamenti, ma è tutto scritto davvero troppo piccolo. Può sembrare un difetto strano da leggere, ma è così: è come se fosse tutto stato costruito sulla base di un gioco per PC e scorrere dele schermate piene di dati scritti in quella dimensione su una console attaccata a un 50 pollici è una sofferenza continua.
Presente anche il crafting ovviamente, ma siamo forse davanti al punto più trascurabile dell’intero titolo: lento, dispendioso e poco utile.

Star Ocean: The Divine Force ha davvero tanti, troppi piccoli difetti che messi insieme non gli permettono di splendere. La narrativa, il character design dei personaggi, un nuovo sistema di combattimento e un’esplorazione veloce e divertente riescono a renderlo un’esperienza tutto sommato piacevole, ma che non va sicuramente oltre. Un passo verso la direzione giusta, ricordando il predecessore, si è sicuramente fatto, ma alla quinta generazione di console la sensazione di essere rimasti troppo indietro è davvero feroce.

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