L’ultima bozza di proposta a cui lavora la Commissione Ue prevede un limite “di ultima istanza”, attivabile solo davanti a prezzi del gas “straordinariamente elevati”. In concreto scatterebbe con quotazioni di gas sul mercato oltre i 275 euro megawattora per due settimane di fila. Non solo, la limitazione si applica solo se i prezzi sono superiori di almeno 58 euro a quelli del gas liquefatto (gnl). Vale la pena ricordare che attualmente le quotazioni, su livelli storicamente molto alte, sono di 119 euro. È vero che durante l’estate si sono raggiunti, per alcuni giorni, picchi di oltre 330 euro ma, come si intuisce, con questa asticella il tetto al prezzo è destinato ad avere un’applicazione limitatissima, a meno di un ulteriore peggioramento del quadro “geopolitico. Dopo l’annuncio i prezzi del gas non hanno avuto nessun contraccolpo, a testimonianza che la misura viene considerata ininfluente dai mercati. “È uno scherzo . . . una proposta che non porterà nulla di utile per nessuno anche nello scenario estremo visto ad agosto. Questo è un non-cap”, ha commentato Simone Tagliapetra, del centro studi Bruegel.

La proposta è stata messa a punto per essere “pronti per il prossimo anno” e “tenendo conto del fatto che la situazione estrema” dei prezzi “come quella che si è verificata tra marzo e agosto potrebbe ripresentarsi”, ha detto la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, in conferenza stampa. “La stessa situazione e le stesse circostanze di agosto potrebbero ripetersi, nelle nostre analisi quindi abbiamo visto qual è il tipo di livello di prezzo che dobbiamo praticare per stabilizzare la situazione e quali siano i rischi che dovremo affrontare l’anno prossimo”, ha evidenziato la commissaria. La nostra proposta deve rispettare la sicurezza dell’approvvigionamento”, ha aggiunto Simson in conferenza stampa rispondendo a chi gli chiede se un price cap così alto, ovvero a 275 euro per megawattora, possa soddisfare le richieste dei 16 paesi che hanno chiesto, mesi fa, il tetto al prezzo del gas. Alcuni stati, tra cui la Germania, temono infatti che un limite a quello che è possibile pagare i fornitori possa provocare uno spostamento dell’offerta verso altri clienti, mettendo a rischio la sicurezza degli approvvigionamenti europei.

“È un segnale, che sia sufficiente lo vedremo….”, risponde laconico il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni a chi gli chiede se ritiene che il price cap a 275 euro sia un segnale sufficiente per i mercati. “Bene che ci sia una proposta concreta. Importante sarà capire le modalità. Vedremo giovedì” (al consiglio straordinario Ue dell’energia, ndr) commenta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Da mesi sull’introduzione del tetto al prezzo si registrano divisioni tra paesi europei. Francia, Spagna, e soprattutto Italia e Grecia, sono a favore. Germania e Olanda contrari. Un impasse che non è mai stata superata, al di là di roboanti annunci arrivati dal governo Draghi negli ultimi giorni trascorsi a palazzo Chigi. Non solo la soglia dei 275 euro ha il sapore di una presa in giro ma quella della Commissione è, per ora, solo una proposta che dovrà passerà al vaglio del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, il vero organo decisionale dell’Ue che si riunirà il prossimo 19 dicembre. Lo scorso 21 ottobre, un lungo Consiglio europeo aveva concordato sull’ “urgenza di decisioni concrete”. Lasciando l’incontro il presidente del Consiglio Mario Draghi, principale sostenitore del price cap, aveva affermato “È andata bene”. “Gas, Draghi salva il price cap“, titolava il giorno dopo il quotidiano La Repubblica. “Draghi: gas, accolte tutte le proposte dell’Italia”, rilanciava il Sole 24Ore. “Gas, Draghi saluta con l’accordo. Tetto al prezzo e acquisti comuni”, scriveva in prima pagina Il Messaggero.

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