Serrato botta e risposta a “24 Mattino” (Radio24) tra il conduttore della trasmissione, Simone Spetia, e il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon sulle nuove regole relative al reddito di cittadinanza nella manovra del governo Meloni.
Il leghista premette che la necessità primaria del nuovo esecutivo era il caro bollette, motivo per il quale sugli altri cavalli di battaglia della destra in campagna elettorale sono state intraprese “azioni più soft”.
Poi la domanda delle cento pistole che Spetia rivolge al politico: “Ad agosto i 660mila occupabili perderanno il reddito di cittadinanza. Che cosa succederà a queste persone se non trovano lavoro?”.
Durigon risponde: “Il nostro interesse è formarli e cercare di dargli una possibilità nel mondo di lavoro, perché oggettivamente non ci si può permettere il reddito di cittadinanza per sempre così come era stato congegnato dal M5s. Come tanti altri ammortizzatori sociali, che, come la Naspi, ha un termine, il reddito di cittadinanza non può essere a vita. Spronare, formare e dare una possibilità nel mondo del lavoro credo che siano la priorità e quindi abbiamo messo questo come nostra priorità”.
“Sì – replica Spetia – però resta la mia domanda: se ci avviamo verso un periodo di inflazione, che faranno queste persone se non trovano lavoro?”.
“La stessa domanda gliela giro per quelli che sono oggi in Naspi – ribatte Durigon, che divaga sulle politiche passive in Europa – Qualsiasi ammortizzatore passivo non può durare per sempre, altrimenti la persona che lo percepisce non si rimette in gioco”.
Spetia ripete: “Sì, ma mi permetta: le sto chiedendo proprio una cosa tecnica. Finiscono in Naspi queste 660mila persone se non trovano lavoro?”.
“Sicuramente no – risponde Durigon – andranno in formazione e cercheranno lavoro. Penso che sia una cosa doverosa e noi dovremo dargli la possibilità di fare matching tra domanda e offerta. L’obiettivo è mandarli a lavorare e portarli a lavorare, perché quello è il giusto obiettivo che si deve dare un governo”.
Spetia ripete per la quarta volta: “Sì, ma quello che chiedevo è un’altra cosa. Cosa succede a quelle persone?”.
“Sì, io la capisco ma lei vuole ‘striminzare’ il concetto – assicura Durigon – Ma purtroppo, le ripeto, esistono in Europa tantissime politiche passive per le quali, non ad agosto, ma addirittura a febbraio molte persone non avranno il posto di lavoro. E quindi si devono rimettere in gioco. Questa è una mentalità, una cultura che, per come era impostato il reddito di cittadinanza, non ci sta. Si devono rimettere in gioco per trovare lavoro e io sono convinto che tantissime persone possono trovare lavoro di nuovo”.
“Immagino che farete un check nel corso di questi mesi – osserva il giornalista – per vedere come stanno andando le cose e come modulare questa situazione”.
“Ma certo – risponde Durigon – faremo la formazione on the job e altre cose. L’abolizione del reddito di cittadinanza avviene solo per quei percettori che possono andare a lavorare. Per tutti gli altri invece rimarrà. In Italia è sempre esistita una politica assistenziale, quindi per le categorie di persone che non possono lavorare il reddito rimarrà e anzi, cercheremo anche di potenziarlo“.