“Non ho gli elementi per valutare perché Draghi abbia messo il segreto di Stato” sulla vicenda dell’Autogrill. “Sono sinceramente stupito”, ma “ho il massimo rispetto per Draghi e non ho nessun elemento da contestargli. Non ho detto una parola sul fatto che il segreto sia stato apposto, molte sul fatto che sia stato opposto da Belloni”. Matteo Renzi torna sulle accuse che nella nuova edizione del suo ultimo libro – Il Mostro – rivolge a Elisabetta Belloni, direttrice dell’intelligence italiana, che, scrive, “ha deciso nella primavera del 2022 di opporre il segreto di Stato fino al 2037 durante l’interrogatorio come testimone all’interno di indagini difensive a cui è stata sottoposta a seguito della strana vicenda Report–Autogrill“. Il sottosegretario a palazzo Chigi con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano, ha già precisato in una nota che l’opposizione del segreto “è stata confermata dal Presidente del Consiglio nel giugno 2022 e che essa è avvenuta nel corso di indagini dell’autorità giudiziaria, in relazione alla sola esigenza di tutelare la funzionalità dei servizi, e per scongiurare il rischio di violarne la necessaria riservatezza“. “Ne prendo atto e dico: io non ho fretta che sia nel 2022, nel 2023 o nel 2037, la verità di quello che è successo in quelle ore verrà fuori, perché le indagini prima o poi finiranno”, risponde Renzi.
Il leader di Italia viva smonta poi quanto lui stesso suggeriva nel libro, sottolineando che il segreto di Stato era stato opposto dalla “stessa persona (Belloni, ndr) che io ho fatto fuori dalla corsa al Quirinale: “Non vedo elementi per stabilire una correlazione causa-effetto“. Ma poi attacca la direttrice del Dis per alcune presunte sgrammaticature istituzionali: “Nel libro racconto perché ho detto no alla sua candidatura al Quirinale, perché per me una direttrice dei servizi segreti non diventa presidente della Repubblica in una notte. Dopo quella vicenda si è fatta fare fotografie a pranzo con l’allora ministro degli Esteri Di Maio. Io non l’avrei fatto. Niente di male, ma mi stupisce che poi ci siano polemiche su altri incontri”, afferma, riferendosi al caso Autogrill. “La frase di Belloni quando ha detto “Di Maio è stato leale” non è stata elegante”, dice ancora. E definisce “fuori luogo” il fatto che di recente la capa dell’intelligence “si sia recata a colloquio con la presidente del Consiglio presso il gruppo di Fratelli d’Italia. Credo che sia un fatto di etica politica”, attacca. “Ma questa è forma. La sostanza è che la dottoressa Belloni non è andata al Quirinale perché noi abbiamo detto di no. E mi stupisce che per la prima volta nella storia la direttrice dei Servizi segreti abbia tentato di fare la presidente della Repubblica”, incalza.
Renzi se la prende anche con Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione Report (la prima a parlare del suo incontro alla stazione di servizio con l’ex 007 Marco Mancini): “Tre ore prima della nota di Mantovano, Ranucci scrive che Belloni ha posto il segreto sulle domande sulle dinamiche interne al servizio di sicurezza che nulla hanno a che fare con il servizio di Report. Come fa a saperlo? Io quelle domande non le ho viste. La settimana prossima procederò a formalizzare una denuncia per violazione del segreto istruttorio“. E poi annuncia: “Se di fronte a quello che mi è successo qualcuno pensa che uno come me si impaurisca e si fermi, ha sbagliato persona. Tutto ciò che ho detto è provato, sono tutte carte stampate e messe da parte per ogni evenienza. Se pensavate di impaurirmi o minacciarmi, avete sbagliato obiettivo. Io finisco il tour sul Mostro e riprendo a fare politica in prima persona“. Infine torna a chiedere una Commissione d’inchiesta sugli acquisti pubblici durante la pandemia: “Sulla vicenda Covid sono girati soldi, tanti soldi. Non ho le prove ma ho elementi numerosi che mi portano a dire che ciò che è accaduto in quei mesi su mascherine, ventilatori cinesi malfunzionanti garantiti da D’Alema, su presenza di soldati russi… perché Conte chiese a Putin di portare dei soldati russi per curare il Covid? Su tutti questi temi vorrei una commissione d’inchiesta”.