Nelle motivazioni si legge che "lo scopo perseguito" dell'imputato "è stato sempre evidentemente quello della ricerca del massimo piacere personale". L'ex imprenditore si vantava delle sue "pratiche di chem-sex"
Attirava le ragazze con il lusso e le feste con un unico scopo: il “massimo piacere personale”. E mentre abusava di loro era vigile. Sono questi in sintesi i punti fondamentali delle motivazioni della giudice per l’udienza preliminare di Milano Chiara Valori che lo scorso settembre ha condannato a 8 anni e 4 mesi Alberto Genovese. All’ex imprenditore viene contestato di aver violentato, dopo averle stordite con un mix di droghe, due giovani vittime: una 23enne a Ibiza nel luglio 2020 e una 18enne quasi tre mesi dopo nell’attico suo attico milanese chiamato Terrazza Sentimento. Per l’ex imprenditore sono arrivate anche altre accuse.
“Intento edonistico” – Nelle motivazioni si legge che “lo scopo perseguito” dell’imputato “è stato sempre evidentemente quello della ricerca del massimo piacere personale“. Per il giudice “appare pregnante anche l’intensità del dolo e la spregiudicatezza con cui l’intento edonistico è stato perseguito”. La giudice Valori ha anche osservato come Genovese, dopo l’arresto nel novembre 2020, abbia “positivamente intrapreso un lungo percorso di disintossicazione” e come si sia anche “adoperato per riparare il danno da reato, formulando offerta risarcitoria reale in favore delle persone offese ed in generale della collettività”. Cosa, questa, che assieme “al corretto comportamento tenuto nel corso del giudizio” in abbreviato (che prevede un terzo di sconto della pena) “e la collaborazione processuale prestata” gli sono valse il riconoscimento delle attenuanti generiche. Riguardo, invece, all’ex fidanzata, condannata in concorso con Genovese per le violenze di Ibiza a 2 anni e 5 mesi di reclusione, la sua posizione “deve senz’altro essere differenziata”. La loro relazione era “fortemente sbilanciata per differenze di età, esperienze, censo, personalità“. Ed era l’ex imprenditore a “imporre alla partner la propria volontà, piani e gusti anche in materia sessuale, ottenendo senza soverchie difficoltà, quel che voleva”. Inoltre, è emerso dagli accertamenti, la giovane sarebbe stata pure lei “vittima in passato delle condotte di Genovese, che le ha di fatto proposto uno stile di vita sregolato, dettato dall’assunzione di sostanze, pratiche sessuali estreme, talvolta riprendendola mentre era in stato di incoscienza a seguito dei citati abusi, senza la sua volontà. A tali condizioni” la giovane donna “si è piegata senza mai reagire” fino a quando lui non è finito in carcere.
“Specchietto per le allodole” – Le feste con personaggi era un modo per attirare le giovani donne. “Le condotte ascritte ad Alberto Genovese appaiono contraddistinte da particolare gravità, considerato soprattutto l’evidente squilibrio – per età, capacità, censo – sussistente tra la sua posizione e quella delle ragazze che frequentavano le sue feste, tutte giovanissime ed attratte dalla presenza di personaggi del mondo dello spettacolo e dal lusso come specchietti per le allodole”. Il giudice sottolinea anche come “l’offerta di sostanze stupefacenti di buona qualità, in quantitativi pressoché illimitati, senza pagamento” durante i party dati da Genovese, “appariva dunque particolarmente” nociva “sia per la salute delle ragazze che, come si è visto, per quel che accadeva dopo, quando erano ormai ridotte in condizioni di non poter opporre alcuna forma di resistenza o anche di semplice diniego”.
Per il giudice “le pratiche sessuali” portate avanti da Genovese venivano “coltivate e costantemente ricercate” dall’imprenditore, che “ha scientemente e pervicacemente organizzato la propria vita relazionale intorno ad una sessualità che così intendeva esercitare”. Si accontentava dell’iniziale assenso delle ragazze, “attratte dal lusso che lo circondava”, da “un mondo di privilegi” e dalla “grande disponibilità” di droghe. E si vantava delle sue “pratiche di chem-sex”. Quel che accadeva dopo, spiega ancora il gup, “non era più un problema per Alberto Genovese”. Lui che aveva realizzato “importanti progetti imprenditoriali anche in epoca estremamente recente”, che organizzava “ricevimenti, vacanze” anche durante la pandemia Covid, i rifornimenti di droga per i festini e i rapporti con lo “show-business”. I video, scrive il gup, “mostrano la disinvoltura” con cui proponeva o “somministrava i diversi tipi di sostanze stupefacenti”. Poi, ci sono le immagini che documentano, ricostruisce il giudice, anche “tutte le fasi della violenza sessuale” nei confronti della modella 18enne, in stato di incoscienza ma che era riuscita a gridare “slegami, basta!”. Lo stesso ormai ex imprenditore, scrive il gup, ha “ammesso di aver provato raccapriccio” rivedendo quei filmati.
Le prove nelle immagini delle telecamere – Le telecamere interne della camera di Terrazza Sentimento mostrano come Alberto Genovese “abbia sempre agito in condizioni vigili, mentre l’unica che versava in uno stato di sostanziale incoscienza” era la modella 18enne. Per questo è stata respinta la tesi difensiva della seminfermità mentale, anche legata all’uso di cocaina. Per il giudice il “comportamento” di Genovese è anche “apparso lucido e orientato sin dalle ore immediatamente successive ai fatti”. Per il gup, la lucidità di Genovese è confermata dal fatto che, dopo gli abusi del 10 ottobre 2020 sulla 18enne, ha cercato “di far sparire le registrazioni video” e ha consegnato “8mila euro a Daniele Leali per mettere a tacere” la vittima. Inoltre, “tra il 4 e il 5 novembre ha anche pagato del denaro” ad un’altra ragazza “probabilmente per analoga ragione”. Per il gup “non può dirsi in alcun modo dimostrato che il particolare funzionamento psichico di Alberto Genovese” sia mai “evoluto in un disturbo della personalità, né vi è prova che ciò lo abbia incolpevolmente indotto alla tossicomania”. Ciò che, invece, risulta “in modo palese” è che le sue condotte, ma anche quelle dell’ex fidanzata condannata a 2 anni e 5 mesi per concorso nella violenza di Ibiza, “siano state pesantemente condizionate dall’uso massiccio e prolungato di stupefacenti”. Il legale di parte civile della 18enne, l’avvocato Luigi Liguori, aveva criticato la provvisionale da 50mila euro disposta dal giudice a fronte di un’istanza per danni, anche fisici, da quasi 2 milioni. Il gup chiarisce che la stessa ragazza ha riferito che aveva già deciso di “abbandonare” la strada di modella, “indipendentemente dai fatti” del processo. E spiega anche che dalle “conversazioni intercettate” risulta che non abbia “mutato stile di vita”.