LA STORIA - Chiara e il suo compagno hanno chiesto al Tribunale di riconoscere il diritto del figlio, che ora ha sei anni, a respirare aria sana e pulita e di accertare la responsabilità dell'enete regionale per la violazione dei limiti di legge, condannandola ad agire per il loro rispetto e al risarcimento dei danni causati.
“A otto mesi mio figlio ha cominciato ad avere problemi ai polmoni. Bronchiti acute, tantissime. Vivere a Torino non ha fatto che peggiorare la situazione. Ogni mattina, avevo l’impressione di avvelenarlo”. Così Chiara e il suo compagno hanno deciso di avviare un’azione legale civile contro la Regione Piemonte, in quanto ente responsabile in materia di qualità dell’aria nella città, chiedendo al Tribunale di Torino di riconoscere il diritto del figlio, che ora ha sei anni, a respirare aria sana e pulita e di accertare la responsabilità della Regione per la violazione dei limiti di legge, condannandola ad agire per il loro rispetto e al risarcimento dei danni causati. Torino, infatti, è una delle città più inquinate d’Italia, così come l’Italia è uno dei paesi più inquinati d’Europa. Ma la storia di Chiara potrebbe rappresentare un precedente importante per tutte le persone che vivono in zone d’Italia con livelli di inquinamento fuori legge. L’azione legale, tra l’altro, è stata avviata nei giorni scorsi, a meno di un mese dalla presentazione della proposta di direttiva, da parte della Commissione Ue, che chiede limiti più severi per gli inquinanti e diritto al risarcimento cittadini e ong in caso di violazione delle norme sulla qualità dell’aria. Ed è atteso ad ore, tra l’altro, il nuovo report sulla qualità dell’aera dell’Agenzia Europea dell’Ambiente che, solitamente, non riserva buone notizie per l’Italia.
La testimonianza – “Casa nostra era in un quartiere estremamente trafficato. Anche l’asilo di mio figlio. È anche per questo che abbiamo cambiato casa. Siamo andati via da Torino. Fuori, in un posto dove l’aria non è così inquinata” spiega Chiara, sostenuta insieme al compagno, nella loro battaglia legale, dal comitato di cittadini Torino Respira e dall’organizzazione di diritto ambientale ClientEarth. “Mio figlio non ha mai frequentato il nido e la materna con continuità. È stato molto tempo isolato – continua – sottoposto a terapie con cortisone e antibiotici, e ai loro effetti collaterali. La vita sociale si è quasi annullata”. Nonostante la sfiducia, però, a spingerla è la consapevolezza “che qualcosa si può, si deve fare. La faccio per mio figlio. Per me. E per tutte le altre persone, che non sempre sono consapevoli di questo enorme problema. Non voglio che altri bambini siano costretti a passare quel che è toccato a mio figlio”.
L’azione legale – “Respirare aria pulita e sana è un diritto di tutti, in tutta Italia. Dobbiamo rivendicarlo insieme”, dice Chiara. La prima udienza deve tenersi ad almeno 90 giorni dall’inizio dell’azione legale. Come spiega Roberto Mezzalama, presidente di Torino Respira: “Torino continua ad essere una delle città con la peggiore qualità dell’aria d’Italia ed è importante che sia anche un laboratorio per tentare di combattere l’inquinamento atmosferico”. Il Comitato Torino Respira sostiene la causa ed ha messo a disposizione i suoi dati e la sua esperienza legale: “Le ragioni di Chiara sono quelle di moltissimi genitori torinesi e di altre grandi città italiane, preoccupati per la salute dei propri figli e delle proprie figlie”.
L’inquinamento fuorilegge – A Torino è già in corso un’indagine penale della magistratura partita da un esposto presentato nel 2017 dal comitato Torino Respira. Il reato ipotizzato è quello di inquinamento ambientale, disciplinato dall’articolo 452 bis del codice penale. Fra gli indagati nell’inchiesta, per cui la Procura ha chiesto l’archiviazione, figurano l’attuale presidente della Regione Alberto Cirio, il suo predecessore Sergio Chiamparino e gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino. La città ha già ampiamente superato nel 2022 la soglia prevista dalla legge di 35 giorni con una media giornaliera del livello di PM10, superiore ai 50 microgrammi per metro cubo. Secondo il rapporto Mal’aria di Legambiente, a inizio ottobre, Torino era la peggiore città d’Italia con già 69 sforamenti nel 2022. Per Is Global, l’Istituto per la salute globale di Barcellona, è la terza città più inquinata d’Europa per i livelli di biossido di azoto (NO2). “Le politiche messe in atto dalle autorità non sono idonee a riportare i livelli di inquinamento sotto i limiti stabiliti dalla legge, che già sono molto più elevati delle soglie indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come dannose per la salute umana” – spiega ClientEarth, secondo cui a confermare l’inefficacia delle scelte compiute dalle istituzioni in Piemonte sono anche le tre procedure d’infrazione Ue aperte nei confronti dell’Italia per livelli eccessivi di inquinamento atmosferico. Due di queste (quelle relative a PM10 e NO2) hanno già portato a condanne da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e, in entrambi i casi, Torino era una delle aree interessate dalle infrazioni.
La proposta di direttiva europea – Azioni legali simili a quella di Chiara sono state intraprese su iniziativa di cittadini e cittadine anche in altri stati Ue, come Germania e Belgio. D’altronde, per l’Agenzia europea dell’ambiente, in procinto di presentare il nuovo report sulla qualità dell’aria, l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute umana in Europa. In Italia, stima che vi siano, ogni anno, 10.640 morti premature legate al biossido di azoto e 49.900 legate al particolato fine. Ad ottobre scorso, la Commissione Ue ha presentato una proposta di revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria che prevede limiti inferiori a quelli attuali (il valore limite annuale dell’inquinante più nocivo, il particolato sottile PM2,5, deve essere abbassato dagli attuali 25 a 10 microgrammi per metro cubo) e anche disposizioni per rafforzare il diritto al risarcimento dei cittadini danneggiati dall’inquinamento dell’aria in caso di violazione delle norme Ue. La proposta dovrà ora essere discussa e approvata da Consiglio e Parlamento Europeo.